L’attuale leader tentata di indicare l’ex Fiom come
suo successore al vertice di Corso d’Italia
PAOLO GRISERI ROBERTO MANIA
La tentazione è forte. E per Susanna Camusso, segretaria generale della
Cgil, si chiama Maurizio Landini. Fino a qualche anno fa sarebbe stata
impensabile. Invece, la prossima settimana Camusso potrebbe proporre alla
segreteria il nome dell’ex leader della Fiom come suo successore. Un appoggio, per tanti versi clamoroso e inaspettato, che pesa e che
rafforzerebbe le chance di Landini di salire al vertice di Corso d’Italia dopo
il congresso che si chiuderà a Bari il 22 gennaio. Il nome di Landini, tra l’altro, sarebbe emerso dalla consultazione che tra
giugno e luglio si è svolta informalmente tra le camere del lavoro, le
strutture di base della confederazione. Un orientamento che avrebbe convinto
Camusso a varcare il Rubicone.
Camusso non ha voluto convocare la segreteria sul nome del suo successore,
in attesa delle conclusione questa settimana delle assemblee nei luoghi
di lavoro. Lo ha fatto per non sovrapporre la discussione sui candidati
con quella sul documento politico che nelle fabbriche e negli uffici viene
votato in queste settimane. La riunione si svolgerà probabilmente lunedì prossimo
con Camusso di ritorno dagli impegni in vari Paesi per sostenere la proprio
candidatura alla guida dell’Ituc, il sindacato mondiale.
Non è un mistero che la partita per la segreteria della Cgil si giocherà su
due nomi. Oltre all’ex segretario della Fiom (classe 1961) dovrebbe essere in
campo Vincenzo Colla (1962), piacentino, oggi in segreteria confederale.
Nella vulgata che circola, lo scontro sarebbe politico tra un Landini
più movimentista non ostile all’area grillina e un Colla più istituzionale e
vicino all’area Pd. In realtà le cose sono più complicate. Landini ha
abbandonato l’idea di scendere in politica dopo il fallimento della
"Coalizione sociale" mentre Colla, storicamente vicino al conterraneo
Bersani, non ha seguito l’ex segretario del Pd in Leu. Insomma i due candidati
non hanno partito e lo scontro, se mai ci sarà, sarà sul modello di sindacato.
La Cgil, con i suoi 5 milioni di iscritti, è l’unica riserva rimasta alla
sinistra italiana. E mai come in questo caso la scelta del leader è emblematica
di un passaggio di fase. Il sindacato di movimento impersonato da Landini
è coerente con la storia dei metalmeccanici. Un sindacato che decide dal
basso, che utilizza il referendum come via maestra per prendere le decisioni.
Il modello di Colla è quello del sindacato che contratta e concerta, che media
e si confronta con la politica.
Camusso non ha nascosto, in questi ultimi mesi, di preferire il primo
modello. Fino a polemizzare indirettamente con Colla prendendo qualche distanza
dal modello emiliano. E soprattutto facendosi fotografare con Landini nelle
strade di Lecce durante le Giornate del Lavoro.
Una scelta decisamente controcorrente.
Se la prossima segreteria indicherà il nome di Landini, Colla dovrà
scegliere se continuare nella candidatura o meno. Colla ha dalla sua il
sindacato dei pensionati , quelle degli edili e di altri settori industriali,
insieme alla sua Emilia Romagna. Per Landini, oltre ai metalmeccanici, ci
sarebbe l’appoggio del Pubblico Impiego e della Lombardia.
A eleggere il segretario sarà l’assemblea generale che si riunirà a Bari il
22 gennaio. Lo statuto della Cgil stabilisce che oltre la metà dei membri
dell’assemblea debba provenire dai luoghi di lavoro. Il che dovrebbe favorire
Landini, mentre Colla viene accreditato di oltre il 50% dei voti del Direttivo,
il massimo organismo rappresentativo dove siede tutto il gruppo dirigente.
Una sfida tra modelli di sindacato che riguarda anche la sinistra.
La Repubblica, 3 ottobre 2018
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