Mario Ciancio |
Secondo la Dda di Catania Mario Ciancio ha svolto la sua attività
imprenditoriale e giornalistica per fare, insieme ai suoi interessi,
quelli di esponenti di Cosa nostra
(ANSA) – Catania, 25 settembre 2018 – Un duro atto di
accusa contro l’editore Mario Ciancio Sanfilippo è stato pronunciato davanti a
tv e giornalisti dalla Dda catanese il 25 settembre 2018, alla presenza dei
carabinieri che hanno svolto le indagini. I magistrati hanno spiegato i
particolari del sequestro di 150 milioni di euro che, il giorno precedente
aveva colpito uno degli imprenditori più importanti della Sicilia. Hanno anche
pronunciato un mea culpa sull’azione della magistratura alla
fine degli anno ’90, quando la mafia era all’apice, e non si agì a fondo per
debellare il rapporto tra cosche e imprenditoria.
Il procuratore di Catania Carmelo
Zuccaro ha detto che “indubbiamente la giustizia non ha voluto e potuto essere
all’altezza dei suoi doveri istituzionali”. Lo ha detto indicando
“responsabilità della magistratura di Catania”.
Su Ciancio Sanfilippo, ha aggiunto,
è stata “accertata la pericolosità sociale fondata sulla verifica del fatto che
vi é stato un apporto costante e di rilievo nei confronti di Cosa nostra”.
Secondo il procuratore, l’imprenditore ha intrattenuto “rapporti sinallagmatici
(ovvero di mutuo scmabio o reciprocità, ndr) con gli esponenti di vertice della
famiglia catanese di Cosa Nostra sin da quando la stessa era diretta da
Giuseppe Calderone, rapporti poi proseguiti ed anzi ulteriormente intensificati
con l’avvento al potere mafioso di Benedetto Santapaola, alla fine degli anni
Settanta del secolo scorso ed al ruolo di canale di comunicazione svolto dallo
stesso Ciancio per consentire ai vertici della predetta famiglia mafiosa di
venire a contatto con esponenti anche autorevoli delle istituzioni”.
“Il Tribunale – ha detto il
procuratore Zuccaro – letti i documenti e ascoltate le argomentazioni del pm e
della difesa, ha ritenuto che Mario Ciancio Sanfilippo sin dall’avvio della sua
attività, nei primi anni ’70, e fino al 2013 abbia agito, imprenditorialmente,
nell’interesse proprio e nell’interesse di Cosa nostra e che, in ragione di
ciò, il suo patrimonio si sia implementato illecitamente, giovandosi anche di
finanziamenti occulti e che anche il predetto sodalizio mafioso si sia rafforzato
grazie ai fortunati investimenti realizzati per il tramite del Ciancio”.
Ma la stoccata più pesante dei pm a
Ciancio riguarda il suo ruolo di direttore de “La Sicilia” per imporre “alla
testata giornalistica con più lettori in Sicilia Orientale una linea editoriale
improntata alla finalità di mantenere nell’ombra i rapporti tra la famiglia
mafiosa e le imprese direttamente o per interposta persona controllate dalla
medesima”. Secondo la Dda catanese, l’editore-direttore non voleva “porre
all’attenzione dell’opinione pubblica gli esponenti mafiosi non ancora
pubblicamente coinvolti dalle indagini giudiziarie e soprattutto l’ampia rete
di connivenze e collusioni sulle quali questo sodalizio mafioso poteva contare
per mantenere la propria influenza nella provincia catanese”.
Il procuratore Zuccaro ha ricordato
che il boss Giuseppe Ercolano entrava in redazione e, accompagnato
dall’editore, voleva conto e ragione del perchè egli fosse stato definito ”noto
boss mafioso”.
I pm avevano chiesto di sequestrare
anche alcuni immobili intestati a Ciancio, ma i giudici della misure di
prevenzione non hanno accolto la richiesta. Però hanno sequestrando azioni
appartenenti ai figli di Mario Ciancio Sanfilippo. Ma hanno rigettata la
richiesta di misura di prevezione personale nei suoi confornti perchè, hanno
detto, manca il presupposto ”dell’attualità”.
Zuccaro ha concluso dicendo che la
situazione economica del quotidiano “La Sicilia”, ”é veramente
molto pesante”. Così come quella della “Gazzetta del Mezzogiorno” di Bari e delle emittenti televisive di Ciancio. Ovviamente ”è nostra preoccupazione la salvaguardia dell’occupazione delle persone altamente qualificate” che vi lavorano. (ANSA).
29 settembre 2018
molto pesante”. Così come quella della “Gazzetta del Mezzogiorno” di Bari e delle emittenti televisive di Ciancio. Ovviamente ”è nostra preoccupazione la salvaguardia dell’occupazione delle persone altamente qualificate” che vi lavorano. (ANSA).
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