La dirigente scolastica del liceo di Corleone prof.ssa Natalia Scalisi accanto, il prof. Giovanni Perrino |
Fra incontri e seminari con gli
studenti del Liceo " Colletto" di Corleone ho trascorso tre
indimenticabili giornate, parlando di poesia e di impegno culturale e civile. Porto con me gli sguardi, le attenzioni e
la simpatia con cui mi hanno accolto. Amicizia e stima vadano alla dirigente
scolastica prof.ssa Natalia Scalisi, alla vicaria prof.ssa Rosa Scuderi e al prof.
Santo Marcianti.
Ricchi di cordialità ed empatia gli incontri con i docenti e con tutto il personale il cui lavoro è prezioso in una scuola che per tutto il territorio è, non da ora, presidio e riferimento culturale di prim'ordine.In occasione dell'inaugurazione dell'anno scolastico ho indirizzato agli studenti una lettera aperta che “Città Nuove” pubblica di seguito. A tutti auguro un felice proseguimento delle attività didattiche.
Ricchi di cordialità ed empatia gli incontri con i docenti e con tutto il personale il cui lavoro è prezioso in una scuola che per tutto il territorio è, non da ora, presidio e riferimento culturale di prim'ordine.In occasione dell'inaugurazione dell'anno scolastico ho indirizzato agli studenti una lettera aperta che “Città Nuove” pubblica di seguito. A tutti auguro un felice proseguimento delle attività didattiche.
Giovanni Perrino
Lettera aperta agli studenti del Liceo Don
G.Colletto di Corleone
Quello
che salutiamo oggi è un nuovo anno scolastico ancora una volta in un quadro che
è un mix di aspettative, incertezze e situazioni croniche non facilmente
risolvibili almeno nel breve periodo. Eppure docenti e alunni sono consapevoli
di scrivere anche in questo anno un diario di bordo non certo semplice, un
diario che descriva secondo precise linee guida di efficace azione pedagogica,
una traversata da intraprendere. Il percorso, per essere produttivo, sarà fatto
insieme, studenti, docenti e genitori compreso il personale tecnico e
ausiliario, un attraversamento che guidi verso il successo formativo le cui
parole chiave non siano solo promozione o diploma finale ma conoscenze e
competenze di alto profilo, efficienza del servizio offerto, qualità delle
esperienze e soddisfacente crescita personale in rapporto agli obiettivi
preposti. E’ necessario che tutti si riconoscano protagonisti di un processo di
crescita cui concorrono una serie di fattori che si fondano sugli elementi
appena ricordati.
Lo so
che alcuni dubiteranno che tali obiettivi sono difficili da realizzarsi dato il
contesto e in un momento storico connotato dalla complessità e dalle scelte che
ci attendono.
So bene
che i giovani hanno la sensazione di attraversare un tempo di disorientamento,
di generale indifferenza e passività di fronte al declino di certezze, valori e
culture che sono state finora la sostanza del nostro esistere.
A volte
si teme di trovarsi di fronte ad un dirupo, col cuore che batte per la paura di
cadere giù da un giorno all’altro, altre volte è il facile ottimismo a
prevalere quasi vi fossero soluzioni semplici per tutto.
Leggendo
i giornali, ma anche nella vita quotidiana di un paese di provincia, si può
vedere come il presente è come attratto dalla follia e dalla lacerazione di
certezze che si davano per acquisite. Non sono qui per diffondere ottimismo, so
che voi giovani non siete dei poeti
tristi e romantici, piccoli Leopardi in preda ad un cosmico pessimismo.
Si suol
dire che avete la vita davanti e non è poco.
Io
penso che il futuro non sia mai stato così vicino al passato e questa è una
opportunità da prendere a volo. Se si vuol costruire un domani credibile si
dovrà farlo non a prescindere ma partendo dal passato e aggrappandosi alla
memoria storica.
La
tradizione è il futuro del presente e non deve dar fastidio parlarne.
Potremmo
discutere a lungo sulle cause, sulle cesure che hanno cambiato il volto del
Paese negli ultimi decenni, e la scuola, aiutandovi a capire la storia
contemporanea, cercherà di farlo, di chiarire quali sono gli ingranaggi
inceppanti e le cause di tanta rovinosa rimozione della memoria e dell’identità
collettiva.
Ritengo
che voi giovani non siate perdenti né delusi ma vivete una fase delicata del
vostro percorso di crescita. Dialogo e confronto, coraggio e senso critico
devono prender posto di delusioni e rancori. La nostra identità socio-culturale
non è data una volte per tutte, non è stata artatamente cancellata da un atroce
vendicatore ma modificata da una serie di concause fra le quali citerei il
cambiamento veloce introdotto da Internet e l’informazione di massa che tutto
ha reso veloce e fruibile ma in modalità del tutto diverse dal passato. E’ con questi
cambiamenti che bisogna misurarsi nel quotidiano e il successo dipende dalla
coscienza critica, dalle conoscenze e dalle competenze che si mettono in gioco
mentre si condivide sui social o si ciatta con sconosciuti perché sono questi
gli strumenti che creano argini, anticorpi, meccanismi di autodifesa.
Vi
ricordo solo la necessità di questa consapevolezza.
Rivisitare
il passato alla luce delle necessità presenti, usarlo per costruire nuovi
fronti di ricerca e di saperi in grado di innovare senza tradire, di superare i
confini pur riconoscendoli come tali.
Coerenza,
pratica dei valori, coraggio nell’innovare assumendosi le proprie
responsabilità e dignità, inviolabilità
di ogni essere umano siano la vostra rotta, i cosiddetti valori non negoziabili.
Per
questo vi invito a non lasciarvi trascinare dalla corrente, ad alzare argini
contro l’arretratezza culturale, fonte di pessimismo e violenza.
L’identità
non sarà affatto perduta se la si sa difendere con forza e questa forza non può
che essere appresa sui banchi di scuola, nei libri, nelle letture serali, in un
ambiente domestico e scolastico fatto di attenzione e di prossimità, di
rispetto reciproco.
Questo
lavoro i vostri docenti lo conoscono bene e lo sanno fare e questo vuol dire
non essere soli, non è poco se ci pensate.
Voi studiate
in un’istituzione antica con tradizioni di qualità e di eccellenza.
Io
stesso ho frequentato a Corleone il Liceo
Baccelli in anni tristi, anzi tristissimi nei quali la mafia celebrava il suo
potere disseminando le strade del paese di sangue e di morti. Riina, Bagarella,
Provenzano erano latitanti nelle case del paese e mio padre mi consigliava di
non guardare in faccia nessuno specie nei vicoli e di sera.
Dal
deserto di quegli anni ci ha salvato SAN LICEO, fu la scuola, questa scuola, il
nostro punto di riferimento, il centro della vita sociale. Docenti entusiasti,
giovani e meno giovani, viaggiavano da Palermo per farci lezione, mai assenti,
sempre vicini, sotto la guida di Presidi illuminati per cultura e umanità.
Voglio
ricordare il mio preside, Giuseppe Spatafora, esponente di una stimata famiglia
corleonese, coltissimo latinista e grecista ma anche un suo alunno, anche lui
uscito dal Baccelli, al quale, non ancora laureato, il preside affidò una
supplenza breve.
Il
Prof. Giuseppe Governali, fu mio giovanissimo insegnante per poco tempo prima
di divenire l’amico fraterno di una vita. Auguro a ciascuno di voi la stessa
fortuna.
Mancato
nell’aprile di due anni fa, Governali è ogni giorno presente in molte
generazioni di giovani, docenti e studenti che lo videro Dirigente scolastico e
poi assessore alla Cultura nel tempo
della rinascita del Paese quando, da luogo di nascita di uomini orrendi, a
Corleone nacque fra i giovani una forte opposizione alla mafia e la scuola
divenne un riferimento per il territorio circostante.
A lui,
a Giuseppe Governali, la scuola deve molto.
A
partire da questo Istituto superiore, oggi Don G. Colletto, che da Dirigente
ebbe la lungimiranza di unificare facendo del polo scolastico di Corleone e
Marineo, uno fra i primi in provincia.
Studioso
e cultore di tradizioni popolari e del dialetto corleonese, Governali era
consapevole che le radici hanno un senso solo se affondano in un territorio, se
si nutrono di sorgenti attive e non galleggiano in acque stagnanti.
La sua
profonda cultura diventava impegno civico e quindi politico nel momento in cui
combatteva la stagnazione e la dormizione culturale della Corleone piagata
dalla povertà e dalla mafia, dolente di migranti e incapace di sollevarsi da
sola.
Furono
i giovani come voi il suo braccio destro, quelli che lui chiamò a raccolta dai
pochi circoli culturali esistenti, dall’Azione cattolica, ma soprattutto dalle
aule di questa scuola. Ad essi chiese LA SCOSSA, un risveglio culturale che
partendo dalle coscienze, fosse rafforzato dallo studio e dalle competenze
culturali, che sapesse di memoria storica, di democrazia e di diritti, ma anche
di doveri e di cittadinanza attiva e quindi di partecipazione. Quello del
Preside Governali e dei suoi amici è stato uno sforzo enorme, ha richiesto
anni, ma voi ne siete oggi il frutto migliore, quello che mi porta ancora a tornare
appena posso qui tra voi.
Non v’è
miglior lascito alla città di Corleone che questo edificio, questi docenti che
Natalia Scalisi guida con competenza perché non si perda ciò che è stato a
fatica guadagnato. Al telefono lei mi parlava del protagonismo studentesco come
centro di quel mondo complesso che è una scuola superiore Ho pensato che tutti,
direttamente o meno, raccogliamo l’eredità di Giuseppe Governali che lei
rappresenta al livello più alto.
Mi
onora e mi fa piacere essere qui con voi, uno di voi, consapevole di parlare a
soggetti attivi che hanno intrapreso un percorso di formazione ricco di
conoscenze e di valori, che nel quotidiano praticano la legalità, l’inclusione,
l’accoglienza, il desiderio legittimo di conoscere il mondo, cittadini come
siete di una Unione Europea che ha assicurato 70 anni di benessere e progresso
a tutti suoi abitanti e, in primis, ha assicurato a tutti una pace duratura.
Vi
invito a guardare il frontespizio del vostro passaporto su cui campeggia la
vostra cittadinanza, quella europea e subito dopo, ripetuta nella pagina
interna, figura la nazionalità, quella italiana.
Due
aggettivi di cui andiamo fieri e che tutto il mondo ci invidia.
Quand’ero
ragazzo, vinsi una concorso con un tema in cui raccontavo di sognare un
campionato di calcio solo sovranazionale. Oggi i maggiori tornei e campionati
sono quelli europei a conferma che anche i sogni di un bimbo si possono
realizzare grazie a due intellettuali confinati dal regime fascista nell’isola
di Ventotene.
Sapete
tutti che il Manifesto, detto di Ventotene dall’isola in cui il fascismo
confinava gli oppositori al regime, aveva per titolo “Per un’Europa libera e
unita” e fu scritto da Altiero Spinelli e da Ernesto Rossi, riconosciuti Padri
fondatori dell’Unione Europea.
Leggetelo
il Manifesto di Ventotene, è la storia di un sogno che vi riguarda da vicino.
Vi
auguro di continuare volentieri gli studi che amate, di conoscere il mondo
attraversando liberamente ogni confine, di parlare le principali lingue e poi
di tornare nella vostra isola e non solo per le ferie estive ma per ritrovare
voi stessi, i vostri valori, gli affetti che sono il bene primario di ogni
esistenza.
A ciascuno di voi con attenzione e
simpatia, Giovanni Perrino
Corleone, Sabato 13 Ottobre 2018
2 commenti:
In un mondo globale, ancora separato e diviso da tanti contrasti e da una complessità di problemi, che ai più sembrano invalicabili o irrisolvibili, ci sono, per fortuna, figure come quelle dell'amico Giovanni Perrino (ma nel mio fiducioso sguardo sulla vita "siamo noi la maggioranza invisibile"),che hanno impegnato la vita intera nella scuola, nella salvaguardia delle istituzioni, nella generosa e gratuita difesa quotidiana di ideali e valori,nell'uso della parola viva e salvifica rivolta a centinaia di alunni, che poi sono cresciuti, diventati uomini e cittadini consapevoli ancor oggi della grandezza di quel processo straordinario e circolare che si chiama:"Insegnamento-apprendimento,in un movimento incessante di andata e ritorno che lega per sempre il maestro all'alunno e viceversa...
La lettera aperta di Giovanni agli alunni che hanno goduto della sua ricca e fervida parola mi ha dato l'opportunità di condividere con lui l'amicizia di una vita e la comunione di valori, che affondano le radici nel passato, che traslocando il presente si fa unica luce nel cammino verso il futuro...con orgoglio l'abbraccio mio affettuoso a te, Giovanni! Ancora un EVVIVA!!!...la tua amica Annalisa Usuardi
In un mondo globale, ancora separato e diviso da tanti contrasti e da una complessità di problemi, che ai più sembrano invalicabili o irrisolvibili, ci sono, per fortuna, figure come quelle dell'amico Giovanni Perrino (ma nel mio fiducioso sguardo sulla vita "siamo noi la maggioranza invisibile"),che hanno impegnato la vita intera nella scuola, nella salvaguardia delle istituzioni, nella generosa e gratuita difesa quotidiana di ideali e valori,nell'uso della parola viva e salvifica rivolta a centinaia di alunni, che poi sono cresciuti, diventati uomini e cittadini consapevoli ancor oggi della grandezza di quel processo straordinario e circolare che si chiama:"Insegnamento-apprendimento,in un movimento incessante di andata e ritorno che lega per sempre il maestro all'alunno e viceversa...
La lettera aperta di Giovanni agli alunni che hanno goduto della sua ricca e fervida parola mi ha dato l'opportunità di condividere con lui l'amicizia di una vita e la comunione di valori, che affondano le radici nel passato, che travalicando il presente si fa unica luce nel cammino verso il futuro...con orgoglio l'abbraccio mio affettuoso a te, Giovanni! Ancora un EVVIVA!!!...la tua amica Annalisa Usuardi
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