Salvatore Campo |
Se è vero
che l’ironia è una facoltà a numero chiuso, ci sono occasioni in cui è
impossibile non scorgere un disegno cosmico, quindi universale, dietro ai
suggerimenti della cronaca.
Prendete il
caso di Salvatore Campo, presidente dell’associazione antiracket di Aci
Castello, arrestato perché imponeva il pizzo ai suoi associati,
emblematico caso di notizia che a seconda dei punti di vista può preoccupare o
far scassare dalle risate. Da un lato il dramma degli estorti che passano da un
esattore del racket a uno dell’antiracket, come dire da mi manda “cosa nostra”
a mi manda “cosa mia”; dall’altro il finale grottesco di una sceneggiata
antimafia che da troppi anni confonde carriere con business, galantuomini
con lestofanti.
Un’antimafia che disorienta persino i duri del M5S che oggi
esultano sui social per l’arresto di Campo dimenticando che (come
rivela L’urlo.news) ieri lo invitavano alla presentazione di un
disegno di legge sull’insegnamento dell’antimafia nelle scuole e candidavano
suo figlio alle amministrative. Il vento del tempo spettina le idee.
La Repubblica Palermo, 31 ottobre 2018
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