Raniero La Valle |
Cadendo il 4
novembre il centenario della nostra vittoria nella "inutile strage",
è utile la lettura, sull'ultimo numero della Civiltà Cattolica (n.4039, ottobre
2018) di un articolo del gesuita Giovanni Sale che rievoca la disfatta di
Caporetto, che la precedette nell'ottobre 1917. L'amarezza di questo ricordo
non sta tanto nella sconfitta militare che subimmo (è la guerra!) ma nel fatto
che dallo stesso comandante supremo Luigi Cadorna essa fu ingenerosamente
attribuita alla mancanza di coraggio e all'ammutinamento delle truppe, che si
sarebbero rifiutate di combattere, tanto che erano aumentate le esecuzioni di
soldati colpevoli di diserzioni, nonché alla debolezza del governo e al
"disfattismo" dei neutralisti. A fronte di questi ricordi angosciosi,
al di là di ogni retorica celebrativa, torna in tutta la sua forza la denuncia
profetica di don Lorenzo Milani nella sua lettera ai giudici sulle guerre
combattute anche dall'Italia.
Altrettanto
utile è notare che non finiscono mai i giochi delle armi e le chiamate alle
armi, come accade anche oggi in Italia con le leggi di persecuzione che sono in
cantiere e le culture della discriminazione che il ceto politico sta
dispensando a piene mani.
Ma i giochi
di guerra e le chiamate alle armi non si fermano qua; a Pittsburg in
Pennsylvania in nome della libertà di armarsi di qualsiasi folle antisemita ci
hanno rimesso la vita undici ebrei che in sinagoga celebravano il loro shabbat,
in Brasile con l'elezione di Bolsonaro in nome della vendetta fascista e
imprenditoriale contro le riforme di Lula e di Dilma, rischia di rimetterci la
vita l'intero Paese, e forse non solo.
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