Salvo Palazzolo |
FRANCESCO
PATANE'
PALERMO. Indagato per
aver dato la notizia che stava per partire un processo sul più grande
depistaggio della storia giudiziaria italiana, quello sulla strage di via
D’Amelio che vede coinvolti tre poliziotti. L’abitazione del cronista
di Repubblica Salvo Palazzolo è stata perquisita ieri per otto ore su
ordine della procura di Catania. Carabinieri della sezione di polizia
giudiziaria e investigatori della polizia postale etnea hanno sequestrato il
telefonino del giornalista, un tablet e tre hard disk. «Rivelazione ed
utilizzazione di segreti di ufficio in concorso», è l’accusa contestata dal
procuratore aggiunto Francesco Puleio.
Palazzolo è finito sotto inchiesta per
l’articolo che l’8 marzo scorso raccontava della chiusura dell’indagine
della procura di Caltanissetta sul depistaggio del caso Borsellino: il
prossimo 20 settembre inizierà l’udienza preliminare per il funzionario Mario
Bo, per l’ispettore Fabrizio Mattei e per Michele Ribaudo, sono accusati di
aver costruito ad arte, assieme all’allora capo della squadra mobile Arnaldo La
Barbera, il falso pentito Vincenzo Scarantino. La procura di Catania contesta a
Salvo Palazzolo di aver scritto della chiusura dell’indagine, su Repubblica.
it, tre ore e mezza prima che i difensori dei poliziotti ricevessero la
notifica ufficiale del provvedimento.
« Ancora un
giornalista indagato per aver dato una notizia — affermano la Federazione
nazionale della stampa italiana e l’Associazione siciliana della stampa — È in
corso in tutta Italia un attacco durissimo contro la libertà di
informazione e contro i cronisti liberi che con il loro lavoro garantiscono ai
cittadini il diritto ad essere informati. La perquisizione e il sequestro del
telefono, oltre che l’accesso ai dati contenuti nel computer, rappresentano una
grave violazione del diritto alla tutela delle fonti e del segreto
professionale ». L’Ordine dei giornalisti di Sicilia ribadisce: « Palazzolo è
colpevole di avere fatto bene il proprio lavoro, di essersi occupato, con
scrupolo e con la serietà che gli è riconosciuta da tutti, della vicenda del
depistaggio di via D’Amelio».
Per il vice
presidente dell’Unione nazionale cronisti, Leone Zingales, « Salvo Palazzolo ha
semplicemente svolto il proprio compito: ha trovato una notizia e l’ha
pubblicata».
La Repubblica, 14 sett 2018
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