Emanuele Lauria
Nel profluvio social di Matteo Salvini, nella sua produzione letteraria
fatta di migliaia di tweet e post su Facebook, un intervento è mancato ieri.
Una parola, un semplice ricordo pubblico di qualche riga per il generale Carlo
Alberto Dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti Carraro. Nel giorno del
ventiseiesimo anniversario della loro uccisione per mano mafiosa, il
ministro dell’Interno poteva - se non essere presente - versare almeno una
goccia di memoria nel mare dei social network. Un dovere civile che diversi
suoi predecessori al Viminale avevano esercitato, direttamente in via Carini.
Ora, è vero che nel luogo dell’agguato ieri c’era il sottosegretario Stefano
Candiani, suo braccio destro, ma è vero pure che il leader della Lega non
lesina solitamente sforzi per dare solidarietà alle vittime di atti di
criminalità di migranti, siano essi clandestini o meno. Una dichiarazione
pubblica, in qualsiasi forma, sarebbe almeno servita ad allontanare il sospetto
che il governo non considera d’un tratto la mafia un’emergenza di serie B.
La Repubblica Palermo, 4 settembre 2018
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