Corrado Augias
Caro Augias, mia figlia mi ha inviato la registrazione di quella parte
dell’intervento del presidente del Consiglio alla Fiera del Levante che si
riferisce all’ 8 settembre 1943. L’avvocato Conte definisce l’ 8 settembre « la
fine di un periodo buio della nostra storia » e l’inizio di « un periodo di
ricostruzione prima morale e poi materiale del nostro Paese; una data
particolarmente simbolica della nostra patria, l’inizio di un periodo che è
stato chiamato, con la giusta enfasi, miracolo economico».
Non ho parole. Il premier è laureato in Giurisprudenza e cattedratico di
Diritto privato; non può ignorare le vicende drammatiche della seconda guerra
mondiale e non può confondere, in un discorso ufficiale, tra l’altro letto e
non improvvisato, l’ 8 settembre con il 25 aprile.
— Guariente Guarienti — guariente. guarienti@ libero.it
Eravamo abituati al fatto che gaffe così grossolane le faceva un certo tipo
di presidenti degli Stati Uniti, George W. Bush o The Donald, per esempio. I
politici italiani di primo piano hanno sempre posseduto un’informazione storica
molto buona, anche escludendo chi di storia era specialista come Palmiro
Togliatti, Giovanni Spadolini, Ugo La Malfa e altri. L’inciampo dell’avvocato
Conte è di particolare gravità non per la data sbagliata. Se avesse detto che
la rivoluzione francese era scoppiata nel 1821 o se avesse definito quella di
Waterloo una luminosa vittoria di Napoleone (come un paio d’anni fa fece uno
sventurato) pazienza, ognuno di noi ha cento lacune. È proprio la
specificità dell’ 8 settembre che fa cadere le braccia anche perché è una data
sulla quale s’è scritto, si sono fatti film (Tutti a casa), si è
dibattuto a lungo se sia stata o no la " morte della patria" come la
chiamò Galli della Loggia richiamando un saggio di Salvatore Satta.
Con le sue frasette l’avvocato Conte non ha solo sbagliato una data, ha
dimostrato di ignorare il significato simbolico di quella drammatica giornata
nonché l’intera discussione che gli eventi di quei giorni hanno suscitato. Ha
niente meno saltato per intero un periodo della nostra storia recente alla
quale dobbiamo alcune delle caratteristiche che ancora oggi segnano la nostra
convivenza. È francamente imbarazzante che un uomo con tali lacune possa fare
il capo del governo. Tanto più che si trattava di un testo letto che dunque qualcuno
ha scritto e qualcun altro probabilmente supervisionato prima di infilarlo
nella cartellina del presidente. Ne deduco, mi si corregga se sbaglio, che
quella bestialità storica è passata indenne sotto gli occhi di almeno tre
persone senza che nessuno sobbalzasse, nessuno tirasse le orecchie a nessun
altro come si sarebbe fatto ai miei tempi in una scuola media se un ragazzino
avesse commesso uno sbaglio così madornale. Ho sincera simpatia personale per
l’avvocato Conte, il suo sorriso è accattivante, la soma che gli hanno caricato
sulle spalle ispira comprensione, nessuno — credo — vorrebbe stare al suo
posto. Per questo mi permetto di esortarlo ad alcune letture riparatrici, i
buoni testi non mancano.
La Repubblica, 13 sett 2018
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