Andrea Camilleri |
Ecco, la stessa cosa potrei dire io oggi. Continuare a giocare sulla paura
dell’altro è pericoloso, Salvini non è un uomo di mare. Ne avrebbe più rispetto
se conoscesse il mare di coloro che sono costretti ad imbarcarsi su gommoni
destinati a naufragio sicuro. Non mi piace come si sta gestendo questa
emergenza. Continuare a giocare sulla paura dell’altro è pericoloso. Non ho rimpianti per il passato. Però questo è davvero un brutto passaggio nella storia italiana che temo
non abbia paragoni con altri periodi. Un paese che torna indietro, come i
gamberi. È come se avesse cominciato a procedere in senso inverso, smarrendo le
importanti conquiste sociali che aveva realizzato in passato.
Se devo essere sincero, io non riconosco più gli italiani.
Non voglio fare paragoni,ma intorno alle posizioni estremiste di Salvini avverto lo stesso consenso che a dodici anni, nel 1937, sentivo intorno a Mussolini.
Ed è un brutto consenso perché fa venire alla luce il lato peggiore degli italiani, quello che abbiamo sempre nascosto.
Quale? Prima di tutto il razzismo.
Noi ci siamo riparati dietro l'immagine stereotipata di 'italiani brava gente', ma non è sempre stato così, specie nell'Africa Orientale. Su questo preferisco sorvolare. Però ricordo ancora le scritte che mi accoglievano a Torino negli anni Sessanta quando andavo a lavorare nella sede Rai: 'Non si affittano case ai meridionali'
Una delle mie più grosse pene è proprio questa: a novantatré anni, a un passo dalla morte, mi trovo a lasciare a nipoti e pronipoti un'Italia che non mi aspettavo di lasciare in eredità.
I miei uomini politici si chiamavano De Gasperi, Togliatti, Nenni, Sforza. Avevano un preciso concetto dello Stato e di quello che si poteva fare del paese.
Abbiamo ricostruito l'Italia, ora la stiamo risfasciando.
Per questa ragione sento di aver fallito come cittadino italiano. E mi pesa molto"
Andrea Camilleri in una intervista per "La Repubblica"
Se devo essere sincero, io non riconosco più gli italiani.
Non voglio fare paragoni,ma intorno alle posizioni estremiste di Salvini avverto lo stesso consenso che a dodici anni, nel 1937, sentivo intorno a Mussolini.
Ed è un brutto consenso perché fa venire alla luce il lato peggiore degli italiani, quello che abbiamo sempre nascosto.
Quale? Prima di tutto il razzismo.
Noi ci siamo riparati dietro l'immagine stereotipata di 'italiani brava gente', ma non è sempre stato così, specie nell'Africa Orientale. Su questo preferisco sorvolare. Però ricordo ancora le scritte che mi accoglievano a Torino negli anni Sessanta quando andavo a lavorare nella sede Rai: 'Non si affittano case ai meridionali'
Una delle mie più grosse pene è proprio questa: a novantatré anni, a un passo dalla morte, mi trovo a lasciare a nipoti e pronipoti un'Italia che non mi aspettavo di lasciare in eredità.
I miei uomini politici si chiamavano De Gasperi, Togliatti, Nenni, Sforza. Avevano un preciso concetto dello Stato e di quello che si poteva fare del paese.
Abbiamo ricostruito l'Italia, ora la stiamo risfasciando.
Per questa ragione sento di aver fallito come cittadino italiano. E mi pesa molto"
Andrea Camilleri in una intervista per "La Repubblica"
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