ANTONIO FRASCHILLA
La giunta Musumeci vara la “rete”. Nelle strutture
pubbliche via 89 primari, le case di cura ne perdono uno su due
Un taglio del dieci per cento dei primariati pubblici di Sicilia, tolde di
comando ambite e spesso controllate dalla politica più che dal merito. Nella
sanità privata il taglio delle “unità funzionali”, omologhe dei primariati,
sarà invece del cinquanta per cento. Salvi gli ospedali di Barcellona Pozzo di
Gotto, Petralia Sottana e Giarre, che avranno nuovi reparti, un po’ in
controtendenza rispetto all’accentramento di reparti ospedalieri come si fa nel
resto del Paese. Ma le pressioni politiche lì erano fortissime.
Marsala sarà infine trasformato in Dea di primo livello, cioè in un
ospedale per l’emergenza-urgenza con pronto soccorso. Salvo il nuovo ospedale
San Marco di Catania, che rischiava di diventare una grande incompiuta: alla
fine con un travaso dal Policlinico di Catania avrà 450 posti letto
complessivi.
Dopo una trattativa lunghissima con tutte le parti in causa, dai sindacati
ai rappresentanti della potente lobby della sanità privata, il governo Musumeci
approva la rete ospedaliera: «Un grande risultato che migliora la qualità dei
servizi ai cittadini e non lascia territori sguarniti — dice soddisfatto
l’assessore alla Sanità Ruggero Razza — adesso partirà un secondo step per
accentrare alcuni grandi ospedali, penso al Civico e al Policlinico di Palermo,
e per far tornare alla guida dei reparti chiave anche “cervelli in fuga”
siciliani che sono diventati professionisti di primo livello nel mondo».
I numeri, dunque. La nuova rete deve adeguarsi al decreto Balduzzi, che
fissa un parametro preciso tra posti letto e strutture complesse, cioè i
primariati. In base ai numeri dell’Isola, le strutture complesse dovrebbero
essere 740 rispetto alle 839 attuali: «Alla fine ci attesteremo su una soglia
di 750 unità complesse» , dice Razza. Conti alla mano, significa 89 primariati
in meno. Sul fronte privato, le unità funzionali (omologhe di quelle
complesse nel pubblico) passano da 185 a 93. Ma qui il taglio è quasi indolore,
perché si tratta di ristrutturazioni interne e le cliniche private non
perderanno un euro di budget e nemmeno un posto letto. Il taglio avrà un
effetto pesante nel pubblico perché saltano 89 tolde di comando di non poco
conto. Con questa operazione la media di posti letto per ogni primariato passa
da 15,5 a 17,1: quasi in linea con il decreto Balduzzi che fissa a 17,5 i posti
letto per ogni struttura complessa.
Complessivamente con questa nuova rete si attiveranno 1.700 posti letto (che non erano stati attivati in passato) e cresceranno i posti per acuti di 264
unità. Ma è sul fronte gestionale di alcuni presìdi che si è combattuta, dietro
le quinte, una battaglia politica di non poco conto. «Rispetto al piano dello
scorso governo, rendiamo autonomi i presidi ospedalieri di Giarre e Barcellona
Pozzo di Gotto, mentre a Petralia Sottana, che rischiava la chiusura, diamo due
nuovi reparti di cardiologia e ortopedia», dice Razza. Su Giarre aveva
preso un impegno il governatore Nello Musumeci in campagna elettorale. Ma
la politica sanitaria non doveva spingere verso l’accentramento degli ospedali
aumentando solo la medicina del territorio e accorpando reparti doppione a poca
distanza? «Non si può fare alcun grande accorpamento se prima non si danno
certezze di servizi sul territorio — dice Razza — il secondo step di questa
rete prevede ad esempio l’accorpamento di Policlinico e Civico a Palermo».
La nuova rete salva il nuovo ospedale San Marco di Catania, che rischiava
di diventare una incompiuta da 200 milioni di euro con la beffa di dover
restituire 130 milioni a Bruxelles entro l’anno. L’ospedale, voluto dall’ex
governatore Raffaele Lombardo a due passi dal Garibaldi appena ristrutturato,
avrà 437 posti letto attraverso una migrazione dal Policlinico, che ne avrà la
gestione. Rimane una domanda: Catania aveva bisogno di un nuovo ospedale
generico senza alcuna specializzazione e vocazione a due passi da un altro
ospedale?
La Repubblica Palermo, 15 luglio 2018
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