Costanza Melita, studentessa |
di COSTANZA MELITA
A Corleone, a casa nostra, ognuno di noi ha una grande responsabilità. Io ho sedici anni e, da quando ero piccola, porto con me un marchio. Ebbene sì,
ce l’ho sempre quando vado fuori dalla Sicilia o dall’Italia, ma, soprattutto,
quando partecipo alle vacanze-studio organizzate dall’INPS con ragazzi
provenienti da ogni parte del mondo.
Questi viaggi durano due settimane e sono le esperienze più belle che un
ragazzo possa fare nella vita, ma per me i primi giorni sono sempre una
routine: puntualmente, infatti, all’inizio mi identificano tutti come “quella
di Corleone”, “quella che vive nella città della mafia” e i più timidi
rimangono semplicemente ad osservarmi per qualche secondo, i più “simpatici” si
limitano alla battutina sarcastica, i più curiosi si avvicinano a pormi delle
domande. Vedete, se mi chiedono “anche tu sei mafiosa?” mi viene quasi da
ridere; ma di fronte a domande del tipo “ti è mai capitato di vedere un
omicidio in prima persona?” o ancora peggio “ Ma è vero che a Corleone, per voi
ragazzi, è pericoloso uscire di casa dopo le sei di pomeriggio?” la situazione
è diversa.
Perché quella che per loro è semplice curiosità, in me si trasforma
da un lato in rabbia (mista ad una buona dose di delusione), dall’altro nel silenzioso
dolore di risposte mai date. Bene, questa è la mia grande occasione per dire
non solo a questi ragazzi, ma a chiunque volesse ascoltarmi che No, a Corleone,
a casa nostra, non è pericoloso uscire durante il pomeriggio con gli amici.
Anche da noi si fa la passeggiata dopo aver finito i compiti, si va al pub il
sabato sera, la domenica si dorme fino a tardi e il lunedì non si vuole andare
a scuola. A Corleone, a casa nostra, si vive normalmente come in qualsiasi
altra città della Sicilia, dell’Italia o del mondo. L’unica differenza consiste
nel fatto che noi giovani dobbiamo trovare presto sia la maturità di accettare
il nostro passato, sia la curiosità di volerlo conoscere, per poterlo
raccontare agli altri, se è vero che “comprendere è impossibile, conoscere è
necessario”.Ci sono storie che non si trovano su Internet, ma che solo i nostri nonni possono raccontarci, in quanto testimoni diretti. Sembra assurdo pensare che tantissime vicende sconvolgenti siano avvenute soltanto qualche anno fa, nelle piazze e per le strade che ogni giorno si trovano sotto il nostro naso e che ancora urlano giustizia; fa venire i brividi scoprire che, sotto l’asfalto percorso ogni giorno dai nostri passi frettolosi, sono seppelliti racconti terribili, taciuti per troppo tempo, storie che, con il passare degli anni, rischiano di andare perdute. Forse, riflettendoci su, sarebbe più facile per noi dimenticare ogni cosa e ricominciare da capo, ma siamo consapevoli di quanto sia rischioso costruire su fondamenta pericolanti.
È possibile, allora, trovare un modo per dirimere questa matassa? Di certo sciogliere tutti i nodi è troppo difficile, ma intanto è opportuno scegliere il proprio “ capo del filo”, decidere da che parte stare! Solo questo potrà renderci veramente orgogliosi di noi stessi.
Non posso spiegare l’emozione provata quando, al termine di ogni vacanza, gli altri ragazzi, un po’ scettici all’inizio, non mi vedevano più come “la corleonese” che ero, ma come la persona che ho dimostrato di essere; perché se, nella grande partita della vita, essere corleonese ti costringe a rimanere continuamente in gioco, da una parte può risultare stancante, ma dall’altra ti dà una possibilità in più di vincere, col numero che tu hai deciso di portare sulla maglietta, non che altri hanno scelto per te.
Ecco, vi dicevo, il nostro “marchio”. Perciò, ehi, se stavate pensando che ho usato tale termine conferendogli un’accezione negativa, vi stavate sbagliando di grosso! Esistono milioni di marchi che sono diventati, col tempo, garanzia di qualità, ed è questo tipo di marchio che vogliamo avere noi!
State certi che i ragazzi di Corleone ne hanno le tasche piene di essere presi in considerazione per via di un passato che non hanno scelto e desiderano infinitamente diventare portatori di un marchio buono, come quello della Nutella! ( E’ bene aspirare in alto…)
Come? Vivendo la propria quotidianità con onestà e con quella normalità che, per alcuni, può diventare sinonimo di “monotonia”, ma che a Corleone, a casa mia, è la forma di riscatto più grande.
7 luglio 2018
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