Ivana Di Cristina, maestra |
A Corleone, a casa nostra sono presente anch’io. La maestra!
Svolgo il mio ruolo di maestra in un paese del Corlonese, Bolognetta, ma a casa mia ci ho insegnato per diversi anni. Ogni mattina mi alzo molto presto e, dopo avere controllato il piano delle attività programmate per la giornata, parto verso la scuola, sempre carica di pacchi, cartelloni, colori, carta, penne e matite.
Quest’anno la mia classe è formata da bimbi di prima, bimbi di sei anni, bimbi che per fortuna di MAFIA non sanno niente. Una fortuna! Eppure il lavoro è moltiplicato perché, come ci dicono le Indicazioni Nazionali le Direttive e le Linee guida, un’insegnante deve “riempire” il loro cuore e la loro mente di bello e di buono. Di qualcosa di sano, così da non lasciare spazio per “altro”, facendo “vivere il bello” e non soltanto raccontandolo.
Questo è il
compito e l’obiettivo che ho abbracciato e che mi sono data, confermando a gran
voce il pensiero del Maestro Gesualdo Bufalino che diceva:“La mafia sarà vinta
da un esercito di maestre elementari.” e quello di Malala Yousafzai
“Un bambino, un insegnante , un libro e una penna, possono cambiare il mondo!”.Svolgo il mio ruolo di maestra in un paese del Corlonese, Bolognetta, ma a casa mia ci ho insegnato per diversi anni. Ogni mattina mi alzo molto presto e, dopo avere controllato il piano delle attività programmate per la giornata, parto verso la scuola, sempre carica di pacchi, cartelloni, colori, carta, penne e matite.
Quest’anno la mia classe è formata da bimbi di prima, bimbi di sei anni, bimbi che per fortuna di MAFIA non sanno niente. Una fortuna! Eppure il lavoro è moltiplicato perché, come ci dicono le Indicazioni Nazionali le Direttive e le Linee guida, un’insegnante deve “riempire” il loro cuore e la loro mente di bello e di buono. Di qualcosa di sano, così da non lasciare spazio per “altro”, facendo “vivere il bello” e non soltanto raccontandolo.
Nelle mie classi, e nelle scuole in cui ho lavorato si sbaglia, si commettono degli errori, che sono fisiologici e motivo di riflessione e possibilità per migliorarsi. Eppure in tutte le scuole in cui ho lavorato, compreso Corleone, la mafia si combatte con la costruzione e non con la demolizione. Non abbiamo bisogno di pesticidi contro i parassiti, piuttosto di creare e garantire le condizioni per cui “lei” non possa convivere con noi e attecchire tra noi.
Qui da noi non si parla solo di legalità, ma si educa alla legalità; non si raccontano solo favole con personaggi buoni e cattivi, ma si costruiscono insieme le regole e ci si stimola al rispetto delle stesse; non si leggono solo le notizie sui bulli ma si educa all’uso delle paroline “gentili”; si cambia attività solo se tutti hanno completato la precedente e si parla solo se l’altro ha espresso il suo pensiero; non si parla solo di fame nel mondo, ma si offre metà del proprio panino al compagno che è senza.
E non si parla di punizioni arresti o carcere. Si parla delle leggi e del rispetto.
A Corleone abbiamo “una” Scuola, ed è una Scuola fatta di maestre e maestri, professoresse e professori che ogni giorno combattono la loro guerra contro la mafia coltivando il seme della legalità. Qui i bambini visitano il CIDMA e partecipano alle attività di Legambiente, sono Sentinelle della legalità e ciceroni per il FAI, visitano chiese e musei e ricercano le loro tradizioni, scrivono, leggono e navigano per conoscere il mondo. Noi siamo come te, lettore di Bolzano o Trieste, Milano o Roma: uomini e donne che creano famiglie, educano i loro figli al rispetto e alla legalità godendo di uno splendido territorio che ci è stato dato in eredità e che spesso non conosciamo abbastanza. Noi cittadini di Corleone siamo come voi vittime del “brutto” che a volte c’è tra noi, come tra voi, ma vi garantiamo che non siamo tutti uguali così come non lo siete voi.
A Corleone, dicevo, c’è “una” Scuola dedicata a Giuseppe Vasi, incisore e architetto corleonese e famoso per le sue produzioni tanto da aver lavorato per Papa Clemente. Mi piace pensare che tutti i bimbi che entrano in essa siano come delle pellicole bianche sulle quali maestri prima e professori dopo hanno il dovere di incidere i “fori” che tengono salda la pellicola alla bobina, consegnando poi a ciascuno di loro la libertà dell’agire retto, dell’agire leale, dell’agire rispettoso, dell’agire sincero. Alla fine consegneremo loro un “CIAK” e urleremo “si gira!”. Saranno diventati i registi della loro vita e li guarderemo andarsene sperando che ne facciano un film meraviglioso!
I figli della Scuola di Corleone non escono dalla loro scuola con in mano una foto ricordo delle loro giornate trascorse insieme, ma con un investimento, con un compito e con una possibilità in evoluzione continua. Fare della loro pellicola una strada piena di colori e bellezza.
14 luglio 2018
Nessun commento:
Posta un commento