Silvana Miceli, pediatra |
A Corleone,
a casa nostra, il 16 agosto del 2016 faceva caldissimo. E io stavo per
lasciarla con le lacrime agli occhi. Volete sapere come c'ero arrivata io,
palermitana, che non c'ero mai stata neanche di passaggio e come ci sono
rimasta per sette anni ed otto mesi?
Dicembre 2008, mio figlio aveva 18 mesi.
- Dottoressa Miceli?
- Si, chi parla?
- Qui è l'ASP di Palermo, c'è una convocazione per un incarico a tempo determinato.
- Ma per dove?
- Veramente non dovrei dirglielo....
- Ah, così poi mi fate la sorpresa? Guardi che non siamo a Pasqua, siamo a Natale.
- Vabbè, comunque....la convocazione è per l'Ospedale di Corleone.
- Ma perchè, c'è un ospedale a Corleone?
- Finchè non lo chiudono.....
Ecco.
Direte voi, se questo fu l'inizio....
Pochi giorni prima di Natale quindi mi presentai alla responsabile della
Pediatria, dottoressa Giovanna Tinnirello, e presi servizio.- Dottoressa Miceli?
- Si, chi parla?
- Qui è l'ASP di Palermo, c'è una convocazione per un incarico a tempo determinato.
- Ma per dove?
- Veramente non dovrei dirglielo....
- Ah, così poi mi fate la sorpresa? Guardi che non siamo a Pasqua, siamo a Natale.
- Vabbè, comunque....la convocazione è per l'Ospedale di Corleone.
- Ma perchè, c'è un ospedale a Corleone?
- Finchè non lo chiudono.....
Ecco.
Direte voi, se questo fu l'inizio....
Una realtà piccola piccola....assistenza neonatale per pochi parti (da tanto tempo ormai mai più di 200 l'anno), consulenze da P.S. e tanti viaggi in ambulanza per Palermo....allora non c'era il reparto di Pediatria a Corleone.
Freddo, freddissimo. Strade spesso impraticabili. Ascoltavo i miei preziosi cd di Rock e Metal durante il viaggio....e mi facevo coraggio. Il lavoro mi piaceva: i colleghi ginecologi il mestiere lo conoscevano, la sala operatoria era un gioiellino, gli anestesisti preparati. Non è una cosa frequente, nei piccoli ospedali di periferia.
Questo mi incoraggiava.
Le persone erano nel complesso semplici ed affettuose, sia il personale che i genitori o neo genitori.
Il buongiorno anche tra perfetti sconosciuti per le scale non mancava mai....andavo scoprendo una piacevole dimensione umana nel fare il medico di un ospedale piccolo piccolo.
Mi mancava tanto poter avere un reparto....esattamente dopo due anni mi sembrò di essere accontentata: fu aperto il “Repartino”! Due stanze di degenza, sala visita, medicheria, bagni e cucina: era perfetto e sempre pieno: finalmente potevamo aiutare bimbi affetti da patologie comuni ad un passo da casa, venivano da Corleone e da tutti i paesi vicini, per un bacino d'utenza di non meno di 30.000 abitanti.
Un bel periodo! Poteva durare?
No! Cambiano i vertici, la Pediatria di Corleone viene affiancata a quella di Partinico.....e qui comincia la caduta verso il baratro delle disfunzioni e della disorganizzazione totale. I medici titolari di incarico scappano il prima possibile per totale incompatibilità con i ritmi di lavoro che ci vengono imposti, io resisto per orgoglio e perchè non si profilano altrove altre proposte allettanti; a complicare il tutto una perizia dei Vigili del Fuoco sulla struttura del vecchio ospedale dà l'ultimatum per la chiusura dello stesso al fine di ristrutturarlo e di adeguarlo. Tempi previsti sei mesi, tempi realmente trascorsi sei anni.
Eh, siamo in Sicilia, mica in Giappone.
Qui comincia il periodo più duro della mia permanenza come medico ospedaliero di Corleone: accampati in un angolino del reparto di Medicina, stretti in pochissimi metri quadri, con un'utenza che continuava ad aumentare, io, un'altra cara collega, la dottoressa Galluzzo, il dottor Russo, responsabile di allora, e le meravigliose Infermiere/i di Pediatria, abbiamo continuato a lavorare cercando di dare tutto ciò che potevamo, seppur in quelle condizioni.
A volte ci si metteva anche il brutto tempo a scartavetrarci la pazienza....come quella volta che a causa della neve restai in ospedale tre giorni.....ma, disagi a parte, io mi sentivo a casa e fu uno dei capodanni più divertenti ed indimenticabili mai trascorsi.
A Corleone ho trovato affetto, stima, rispetto. Ho stretto amicizie che continuano più salde che mai. Ho conosciuto gente fiera di ciò che ha, si tratti pure di un piccolo ospedale: qui però ogni giorno vengono salvate vite umane, ne nascono di nuove, anziani e bimbi vengono curati evitando il disagio di dover andare altrove.
Non ho mai potuto lavorare con la serenità e con la dignità dovuta, a causa di decisioni aziendali fortemente discutibili, ma a Corleone mi sono sentita accolta e protetta.
Corleone per quasi otto anni è stata casa mia, in quella casa ho lasciato un grande pezzo di cuore.
9 luglio 2018
http://mafie.blogautore.repubblica.it/2018/07/09/2035/
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