Massimiliana Fontana, segreteria organizzativa Cidma (Centro Internazionale di Documentazione sulla Mafia e sul Movimento Antimafia) |
A Corleone, a casa nostra, abbiamo deciso di raccontare chi siamo a chi per
la prima volta ce lo ha chiesto per davvero. Casa nostra. Beh, sì...ammettiamo che col nome abbiamo giocato un po' su quel
"cosa nostra" ma alzi la mano chi di voi, sentendo il nome del mio
paese, non pensi immediatamente a quelli là con la coppola, rigorosamente
storta, e ad offerte che, no, proprio non si possono rifiutare. Un paese che se lo googlate ottenete 11.000.000 di risultati, più di Agrigento
e Cefalù (ma messe assieme), più di San Gimignano, più di Riccione, più di
Alberobello coi trulli compresi. Che saranno anche belle, anche famose, ma non
hanno nemmeno un mafioso, nemmeno uno famoso intendo e, soprattutto, nemmeno un
film con Marlon Brando (e forse nemmeno senza).
"A Corleone, a casa nostra" nasce dalla precisa volontà di un gruppo
di corleonesi di parlare a voi, lettori e lettrici di San Gimignano, di
Riccione e di Alberobello, a voi in Italia, della normalità di un paese che
normale non è e che a volte ci sembra appartenere a tutti tranne che a noi.
Sapete tutto dei figli di Riina, perfino se hanno pagato o no le tasse, e i giornalisti, le iene, gli inviati con l'impermeabile ed il bassotto, in Via Scorsone sono ormai di casa. Eppure sapete poco o nulla di chi a Corleone ci vive per davvero, anche quando la telecamera è spenta. Ci troverete gente vera, con problemi e sogni veri. C’è la maestra, c’è quello che "pensa in verde" convinto che la bellezza aiuti perfino ad essere onesti, ci sono sindacalisti-contadini seduti lì dove erano seduti Rizzotto e La Torre prima che l'ammazzassero.
E poi c’è il professore, c’è la studentessa, il medico, l’architetto, l'avvocato che porta in giro il nome di casa nostra per i palcoscenici d'Italia con la sua compagnia teatrale. C’è la nordamericana che a Corleone è venuta a vivere e c’è la fuori-sede che ci torna solo tre volte l'anno e ogni volta che se ne va si ricorda che quella è ancora, per sempre, casa sua. C’è il prete che sa che dietro a ogni processione può essere nascosta una trappola. C’è lei che di lavoro fa “quella che parla di Mafia” e le sembra ancora strano dover spiegare ai turisti che in realtà per lei è normale, che non c’è da aver paura, che questa, in fondo, è “casa nostra”.
Badate bene, niente aneddoti di mafia qui, niente cronaca né testimonianze di prima mano. Noi non viviamo di Mafia. Però la respiriamo. Sappiamo cosa sia. Ce ne accorgiamo quando diciamo da dove veniamo alla gente che incontriamo. Ce ne rendiamo conto quando perfino le operatrici dei call center la smettono di volervi vendere qualcosa se sui loro monitor vedono che viviamo qui. Che Corleone è casa nostra.
Questo blog vi vuole accogliere a casa nostra, vi vuole invitare da Gino per uno Spritz (che sì, si beve anche qui) e parlarvi di noi, di casa nostra, di come può essere bella, di come si possa amarla nonostante tutto, nonostante “a casa nostra” sia nato anche Totò Riina.
Mentre scrivo fuori è ancora tutto verde. È la primavera siciliana che qui, a casa nostra, è meravigliosa e allora si rimane ai bordi delle nostre strade sgangherate a chiedersi da dove cavolo viene fuori tutto quel verde e si rimarrebbe fino a che il sole tramonta e dall’altra parte di questa Valle del Belìce compaiono le luci arancioni dei paesi.
Sembrano isole. Sembrano un arcipelago e ci piace. E ce ne freghiamo se del posto in cui viviamo, forse, non riusciremo mai cambiare nulla.
Ma la primavera siciliana da noi dura quindici giorni. Poi è tutto di nuovo giallo, secco, insopportabile.
Insopportabile come chi ci chiude dentro alle virgolette, "I corleonesi", che hanno perfino una voce sulla Wikipedia. E invece noi siamo una comunità di individui responsabili delle proprie azioni, non una comunità responsabile delle azioni di alcuni individui.
Noi sappiamo parlare e parliamo. Lo diceva anche un tizio dentro ad un altro film che "i corleonesi non sono tutti uguali". Eccoveli.
Benvenuti "a casa nostra".
Sapete tutto dei figli di Riina, perfino se hanno pagato o no le tasse, e i giornalisti, le iene, gli inviati con l'impermeabile ed il bassotto, in Via Scorsone sono ormai di casa. Eppure sapete poco o nulla di chi a Corleone ci vive per davvero, anche quando la telecamera è spenta. Ci troverete gente vera, con problemi e sogni veri. C’è la maestra, c’è quello che "pensa in verde" convinto che la bellezza aiuti perfino ad essere onesti, ci sono sindacalisti-contadini seduti lì dove erano seduti Rizzotto e La Torre prima che l'ammazzassero.
E poi c’è il professore, c’è la studentessa, il medico, l’architetto, l'avvocato che porta in giro il nome di casa nostra per i palcoscenici d'Italia con la sua compagnia teatrale. C’è la nordamericana che a Corleone è venuta a vivere e c’è la fuori-sede che ci torna solo tre volte l'anno e ogni volta che se ne va si ricorda che quella è ancora, per sempre, casa sua. C’è il prete che sa che dietro a ogni processione può essere nascosta una trappola. C’è lei che di lavoro fa “quella che parla di Mafia” e le sembra ancora strano dover spiegare ai turisti che in realtà per lei è normale, che non c’è da aver paura, che questa, in fondo, è “casa nostra”.
Badate bene, niente aneddoti di mafia qui, niente cronaca né testimonianze di prima mano. Noi non viviamo di Mafia. Però la respiriamo. Sappiamo cosa sia. Ce ne accorgiamo quando diciamo da dove veniamo alla gente che incontriamo. Ce ne rendiamo conto quando perfino le operatrici dei call center la smettono di volervi vendere qualcosa se sui loro monitor vedono che viviamo qui. Che Corleone è casa nostra.
Questo blog vi vuole accogliere a casa nostra, vi vuole invitare da Gino per uno Spritz (che sì, si beve anche qui) e parlarvi di noi, di casa nostra, di come può essere bella, di come si possa amarla nonostante tutto, nonostante “a casa nostra” sia nato anche Totò Riina.
Mentre scrivo fuori è ancora tutto verde. È la primavera siciliana che qui, a casa nostra, è meravigliosa e allora si rimane ai bordi delle nostre strade sgangherate a chiedersi da dove cavolo viene fuori tutto quel verde e si rimarrebbe fino a che il sole tramonta e dall’altra parte di questa Valle del Belìce compaiono le luci arancioni dei paesi.
Sembrano isole. Sembrano un arcipelago e ci piace. E ce ne freghiamo se del posto in cui viviamo, forse, non riusciremo mai cambiare nulla.
Ma la primavera siciliana da noi dura quindici giorni. Poi è tutto di nuovo giallo, secco, insopportabile.
Insopportabile come chi ci chiude dentro alle virgolette, "I corleonesi", che hanno perfino una voce sulla Wikipedia. E invece noi siamo una comunità di individui responsabili delle proprie azioni, non una comunità responsabile delle azioni di alcuni individui.
Noi sappiamo parlare e parliamo. Lo diceva anche un tizio dentro ad un altro film che "i corleonesi non sono tutti uguali". Eccoveli.
Benvenuti "a casa nostra".
Da: http://mafie.blogautore.repubblica.it/2018/07/01/prologo/#comments
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