Soumaila Sacko, sindacalista USB |
Aveva 29 anni, era originario del Mali, era in regola con il permesso di
soggiorno, era un attivista sindacale dell' USB Immigrati, lottava per i
diritti dei braccianti, si opponeva allo sfruttamento e al capolarato. Soumaila
Sacko, assassinato in Calabria da "un uomo di carnagione bianca" (che
ha ferito altri migranti, anche loro in regola con il permesso di soggiorno),
non era nè un "ladro" nè la "vittima di un regolamento di
conti", come erroneamente certi media avevano liquidato l'omicidio di un
onesto e coraggioso sindacalista. L'assassinio di Sacko (e il ferimento di
altri migranti in un vero e proprio tiro al bersaglio) ha assunto una luce
sinistra e inquietante, proprio perchè al suo omicidio è seguito un linciaggio
a mezzo stampa e nei social, una vergognosa "character
assassination". Senza alcun rispetto e umana pietà nei confronti della
vittima.
Maliziosamente una circostanza reale (Soumaila stava aiutando alcuni
braccianti a recuperare lamiere abbandonate, in una fabbrica dismessa, per
rafforzare gli alloggi di fortuna degli sfruttati senza diritti) si è
trasformata in un "furto" e nella falsa pista della vendetta per un
furto mai compiuto. L'articolo 923 del codice civile, infatti, esclude il furto
e qualunque altro reato nel caso di impossessamento di "res nullius"
(L'espressione indica quei beni che non sono di proprietà di nessuno, o perché
non lo sono mai stati, o perché sono stati abbandonati dal proprietario: tali
beni possono, pertanto, diventare oggetto di proprietà mediante occupazione,
senza che sia configurabile alcun reato).
Incredibilmente, il processo mediatico e politico è stato intentato contro
la vittima e non contro il suo carnefice. Perchè? E qual è invece la pista
giusta? Un delitto politico? Un attacco razzista? Un omicidio di Ndrangheta? La
vendetta contro la sua presenza al fianco dei braccianti e contro gli
sfruttatori?
Al fianco di Soumaila Sacko e degli altri migranti feriti dal tiro al
bersaglio, si sono mobilitati i loro amici e compagni, nonchè l'Unione
Sindacale di Base, che ha indetto ieri lo sciopero dei braccianti e frequenti
sit-in in tutta Italia. L'USB si è schierata "compatta con i migranti
della piana di Gioia Tauro, con tutti i migranti in fuga da guerre e miseria, e
non permetterà che in Italia abbia diritto di cittadinanza la dottrina
neofascista e razzista".
Come spiegato dall'Unione Sindacale di Base, "nella zona sono oltre
4000 i braccianti tutti migranti impiegati durante la stagione di raccolta,
distribuiti in vari insediamenti e utilizzati come manodopera nella raccolta
degli agrumi a basso costo dai produttori di arance, clementine e kiwi".
A Palermo, anche Sinistra Comune e le associazioni antirazziste si sono
schierate al fianco dell'USB e delle vittime di Vibo Valentia.
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