CRISTINA NADOTTI
ROMA - Dalla sua foto qualche giorno fa su Twitter, con la nuova tessera
del Pd, a quella pubblicitaria con il barcone di migranti, all’appello politico
lanciato a Gentiloni, Calenda, Delrio, Martina, Bonino «e altri». Il fotografo
e pubblicitario Oliviero Toscani twitta: «Sono pronto a fare una foto di gruppo
per un grande manifesto di resistenza. Questa fotografia sarebbe l’occasione
per discutere del grande futuro che ci aspetta. Ci state?». Gentiloni risponde:
«Grande!», Calenda: «Pronto», Emma Bonino: «Ottima idea». Toscani è
infervorato: «Organizziamoci! – dice – la sinistra deve cominciare a ragionare.
Quanto sta accadendo è peggio del fascismo, perché democraticamente imposto».
Dopo la pubblicità con i migranti la Lega ha chiamato al boicottaggio
contro la Benetton e Salvini le ha dato dello squallido. Si aspettava di
ribattere così?
«Il nostro è uno strano Paese, si indigna quando vengono dette cose giuste.
È un paese di vigliacchi pronto a saltare sul carro del vincitore, succede con
Salvini, ma era successo con Renzi. Non possiamo nasconderci dietro un dito,
quanto sta accadendo è grave e io come uomo di comunicazione voglio essere
testimone del mio tempo. Ho deciso di fare la foto con i migranti perché la loro tragedia riguarda
tutti, perché il trionfo dell’ignoranza in Italia interessa tutti i cittadini,
modifica la qualità della vita di ciascuno di noi. Non tutti sono orientati
soltanto dai consumi e io voglio parlare anche a loro e spero che
qualche ragazzo distratto vedendo quella foto rifletta».
E l’appello per una foto con i vertici Pd?
«Mi rivolgo ai democratici e ai liberali, a tutti coloro che non vogliono
tornare indietro. Sono nato 76 anni fa in un Paese monarchico e fascista, sotto
le bombe. Non si può tornare indietro, c’è bisogno di sostenere l’Europa e le
Regioni e sono convinto che si può soltanto andare avanti con l’integrazione
europea».
In un’intervista radiofonica ha detto che ci vogliono i partigiani e forse
la lotta armata. Parole fuori luogo.
«Ho detto che bisogna mobilitarsi subito, organizzarsi e che le nostri armi sono i mezzi di comunicazione. La mia arma è la
fotografia, non a caso in inglese si dice “to shoot”, che significa anche
sparare, per fotografare. La nostra generazione ha chiesto ai padri o ai nonni
perché non avevano fatto niente contro il fascismo e i campi di concentramento
e si è sentita dire che certe cose non si sapevano. Ora si sa tutto, tra qualche decennio i figli delle persone morte in mare
faranno un processo a questa nostra democrazia. Io dico: compagni, organizziamoci
prima che sia tardi, usiamo le armi della comunicazione per rispondere».
Usa una parola come “compagni”, che ormai nessuno più vuol sentire. È un
richiamo a una certa sinistra?
«Compagno è chi accompagna, nella vita, nel viaggio. Cerco chi mi
accompagni nella lotta per riportare poesia e idee nelle cose, per smettere di
affidarsi ai bocconiani e a chi fa soltanto ricerche di mercato per prendere le
decisioni. Lottiamo contro la volgarizzazione, oppure gente come Salvini, che
fa campagna elettorale e non fa il ministro è destinata a vincere sempre ».
La Repubblica, 20 giugno 2018
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