GIUSI SPICA
Ritardi
burocratici bloccano la vendita nell’Isola della nuova molecola in commercio
nel resto d’Italia
In Sicilia
chi si ammala di cancro al seno ha una chance in meno di chi si ammala in
Lombardia, in Toscana, in Lazio o in Campania. Nell’Italia a due velocità,
accade anche questo. Un farmaco salvavita per donne colpite da tumore alla
mammella con metastasi è disponibile da sei mesi in tutte le regioni tranne che
nell’Isola, dov’è rimasto impantanato nelle secche della burocrazia.
Si chiama
Ibrance, è un trattamento alternativo alla chemioterapia ma ad oggi solo pochi
ospedali siciliani lo forniscono. « Forse la prossima settimana l’avremo, forse
l’altra ancora. Così ci hanno tenuto buone fino ad ora», allarga le braccia
Rosella Tramontano, 49 anni, malata di tumore che ha fatto richiesta di potersi
curare col nuovo farmaco. Per lei e per tante donne siciliane con lo stesso
tipo di cancro, le terapietradizionali non funzionano più. Palbociclib, questo
il nome della molecola che inibisce la crescita delle cellule tumorali
contenuta nel nuovo farmaco, è l’ultima speranza.
Mentre in
Usa e Canada il farmaco in questione è in commercio dal 2015, in Italia arriva
solo ad aprile 2017. Da allora l’azienda produttrice Pfizer e l’Agenzia
Italiana del Farmaco hanno 100 giorni di tempo per concordare il prezzo al
quale metterlo in vendita. Nel frattempo solo pochi ospedali possono sostenere
il costo iniziale di 8mila euro a scatola. La Pfizer decide di offrirlo alle
strutture pubbliche al prezzo simbolico di 1 euro, fino a quando non si troverà
l’accordo. Molti ospedali, fra tutti i centri di eccellenza in Lombardia,
Emilia Romagna, Toscana, Piemonte, Campania, si attivano. In Sicilia nessuno
coglie l’opportunità, a eccezione dell’Humanitas di Catania e della clinica “
La Maddalena” a Palermo. A dicembre 2017 c’è l’accordo, l’Aifa approva l’uso a
partire dal 6 gennaio. Le Asl avviano le procedure per l’acquisto e l’inserimento
nel prontuario regionale. In Sicilia non va così. La commissione deputata
dell’assessorato regionale non si riunisce da ottobre 2017. I membri sono
in scadenza e tra elezioni regionali e cambio al governo, i nuovi farmaci, fra
cui 13 oncologici, restano in stand by. Tra ifarmaci che attendono il via
libera c’è anche l’I-brance. Passano altri quattro mesi: il 18 aprile la nuova
commissione si riunisce, il 27 il farmaco è inserito in prontuario. Gli
oncologi cominciano a prescrivere. Ma – sorpresa – bisogna attendere altri 45
giorni perché la centrale unica di committenza dell’assessorato all’Economia
faccia la gara. Iniziano le pressioni delle pazienti, delle associazioni, dei
medici. Il 6 giugno la Regione pubblica l’esito della gara ed emette il codice.
« Ho creduto che fossimo al traguardo. Ma una volta giunti in farmacia per
l’ennesima volta, ci hanno detto che manca ancora il codice derivato che deve
stabilire il singolo ospedale » , racconta Enza Mannino, 63 anni, da
Carini.Dopo tre settimane, solo pochi manager hanno provveduto. Da qualche
giorno il farmaco è prenotabile al Policlinico di Palermo e al Garibaldi di
Catania. A Villa Sofia Cervello il codice non c’è ancora, ma l’azienda da un
anno investe fondi propri per erogare il farmaco a sette pazienti. All’Asp di
Palermo la procedura si è sbloccata solo sabato su sollecitazione
dell’assessorato. « Ma oggi ( ieri n. d. r) ho ricontattato la farmacia per
l’ennesima volta e mi hanno detto di riprovare tra dieci giorni. Un tempo che
chi ha la morte alle calcagna rischia di non avere » , chiosa Enza Mannino. Dal
provveditorato dell’Asp Palermo assicurano che è solo questione di giorni.
Giorni preziosi per chi combatte contro il cancro. « In sei mesi – dice
Rossella Tramontano– abbiamo visto morire tre amiche cui è stata negata la
possibilità della nuova cura».
La Repubblica Palermo, 26 giugno 2018
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