Patrizia Gariffo
La soap opera dei numeri dei disabili gravissimi prosegue e i colpi di
scena non mancano. I numeri sono sempre ballerini, come in un gioco di prestigio
dove le persone appaiono e scompaiono. E, nonostante questo, nessuno ha mai
pensato di mettere in discussione la macchina amministrativa che,
evidentemente, qualche problema ce l’ha. Così, a torto o a ragione, ogni Asp fa
come crede più opportuno. La mancanza di una guida e di un coordinamento,
ovviamente, danneggia solo le persone con disabilità gravi e gravissime,
vittime allo sbaraglio di un sistema che va rivisto e migliorato. Come ci ricorda il Comitato #SiamoHandicappatiNoCretini, i conti sul numero
dei disabili gravissimi continuano a non tornare. All’inizio della settimana il
Governatore Musumeci ha dichiarato che il dipartimento regionale della Famiglia
ha emesso i primi mandati di pagamento alle Asp per liquidare gli assegni di
cura per i disabili gravissimi per il periodo che va da gennaio ad aprile 2018.
Il decreto, che è arrivato dopo un duro post del Comitato in cui si annunciava
il ricorso alle vie legali, però, non convince proprio gli attivisti del
movimento. Sorvolando sull’enorme ritardo e sul fatto che si stiano saldando
solo quattro mesi e non sei, a non convincere sono specialmente i numeri. I
disabili gravissimi in Sicilia, magicamente, sono diminuiti. L’ultimo dato
ufficiale parla di 10.616 persone con disabilità gravissime, numero che però
non coincide con i precedenti ( a marzo 2018 erano quasi 12.500 e il mese
successivo erano 13.600, il “colpo in fronte” per le famiglie siciliane, come
ha detto infelicemente il presidente della Regione). Naturalmente il Comitato,
ma non solo, manifesta tutte le sue perplessità e sottolinea la palese
disattenzione, per usare un eufemismo, di chi dovrebbe avere chiari questi
numeri e non da adesso, ma da un anno. Abbiamo sentito il portavoce del
Comitato, Vincenzo Muratore, che ha provato a darci una spiegazione, avanzando
due ipotesi, che sembrano essere molto realistiche purtroppo. La prima è che il
decreto attuale sia sbagliato, poiché ci sono solo i nuovi censiti e non i
vecchi. Caso emblematico è quello della provincia di Palermo, dove ai
nuovi censiti (2703) ora si sarebbero dovuti aggiungere i vecchi ma, non si
comprende il motivo, il numero è rimasto lo stesso. La seconda possibilità è
che abbiamo sbagliato il decreto di marzo e abbiano stanziato più somme del
necessario per pagare gli ultimi tre mesi del 2017. L’incredulità è enorme
ovviamente, perché, come ci dice il portavoce, che i dirigenti non conoscano le
esigenze dei diversamente abili e non sappiano come gestirle, nonostante ci sia
una legge, ormai lo si prende come un amaro dato di fatto, ma che non abbiano
nemmeno contezza dei numeri è davvero assurdo. E tutto diventa ancora più grave
se si pensa che proprio in base ai numeri in finanziaria sono stati stanziati
250 milioni di euro che, stando a questi nuovi dati, erano troppi oltre che in
ritardo di un anno. Fondi che, inoltre, “ non sono stati stanziati solo dalla
Regione, ma sono in gran parte fondi Nazionali ed Europei”, sottolinea Muratore
e continua ricordando come “ la disabilità sia stata usata come scudo per
nascondere un’incapacità politica, quando neanche si conoscevano i numeri”.
Alla domanda su che fine faranno questi fondi in più, sempre che i numeri non
cambino ancora, il portavoce ha risposto che si augura che vengano usati per i 25.000
disabili gravi, che sembrano invisibili. L’impegno del Comitato, naturalmente,
non finisce qua: un pool di avvocati affiancherà gratuitamente i disabili nelle
battaglie che, purtroppo, non finiscono mai, nell’attesa di conoscere il nuovo
decreto di Musumeci, che sostituirà quello di Crocetta. Infine è necessario,
ormai, coinvolgere pure il neonato Ministero sulla disabilità, perché il
problema dei fondi insufficienti non è solo siciliano e ciò non permette
l’applicazione della legge. Come verrà chiesto che in ogni Regione si
applichino le stesse regole, cosicchè i disabili siciliani abbiano la stessa
assistenza di quelli lombardi, e che quelle inadempienti vengano commissariate.
Ciò che il Comitato si augura è di potersi sciogliere al più presto, perché la
legge in toto viene applicata, senza sconti e senza contentini utili solo a
placare gli animi come, purtroppo, a volte è avvenuto in passato.
La Repubblica Palermo, 7 giugno 2018
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