Pippo Oddo ama la Sicilia degli umili, di coloro che non facevano ma
subivano la storia, dei braccianti e dei contadini poveri. E all’epopea dei
braccianti e dei contadini poveri siciliani sta dedicando quattro corposi
volumi, per raccontarla dalla metà del 1700 fino agli anni ’60 del ‘900. Oggi
pomeriggio all’Istituto Gramsci di Palermo sarà presentato il terzo volume dal
titolo: “Il miraggio della terra in Sicilia. Dalla belle époque al fascismo
(1894-1943)”. A Pippo Oddo, che è stato un importante dirigente sindacale della
Cgil palermitana e siciliana, non sfugge che la questione agraria è stata al
centro degli ultimi due secoli della storia della Sicilia. Ed ha perfettamente
chiaro che gli esiti delle lotte per la terra hanno condizionato fortemente –
nel bene e nel male – la società isolana.
In questo terzo volume tutto ciò appare chiaro, guardando alle
conseguenze dello scioglimento del movimento dei Fasci dei lavoratori, che ha
bloccato o comunque pesantemente rallentato il processo di crescita della
Sicilia. Ma Oddo ci racconta del grande coraggio con cui questi contadini e i
loro dirigenti sono riusciti a superare il trauma delle stragi, dello
scioglimento da parte del governo e degli arresti. Ci racconta della geniale
trovata dei capi del movimento che inventarono le “affittanze collettive”, che
stavano riuscendo ad espellere “pacificamente” la mafia dai feudi. Solo la
reazione violenta della mafia, che decapitò con lo strumento dell’assassinio
politico il movimento contadino, e la “tolleranza” degli apparati statali
riuscirono ad impedire che ciò accadesse.
In questo volume Pippo ci racconta anche di un periodo cruciale della
storia siciliana, il “biennio rosso” (1919-20), durante il quale si svilupparono
imponenti lotte per l’occupazione della terra, che i contadini rivendicavano
dopo aver partecipato alla guerra, e, parallelamente, le lotte operaie nelle
fabbriche palermitane, che sfociarono nella prima occupazione del cantiere
navale. Anche questa una fase costellata dalla reazione violenta della mafia e del
padronato agrario ed industriale, che vide cadere decine di dirigenti
sindacali, tra cui Nicolò Alongi, capo del movimento contadino, a Prizzi e
Giovanni Orcel, capo degli operai metallurgici, a Palermo. Proprio quell’Alongi
e quell’Orcel che stavano teorizzando e praticando l’unità tra il movimento
contadino e il movimento operaio, da contrapporre all’unità tra gli industriali
del nord e gli agrari meridionali.Questo volume si conclude col ventennio fascista, durante il quale, con
la repressione del prefetto Mori, la “bassa” mafia subì dei duri colpi e i
primi maxiprocessi. Ma “l’alta” mafia, la “mafia in guanti gialli” – come si
diceva allora – si “fascistizzò” e divenne organica al regime. Di tutto questo parleranno oggi pomeriggio, alle ore 17,00, nella
sede dell’Istituto Gramsci Siciliano, ai Cantieri Culturali della Zisa di
Palermo, Amelia Crisantino, storica e giornalista, Enzo Campo, segretario generale
della Cgil di Palermo, Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione “Giuseppe Di
Vittorio”, Giuseppe Carlo Martino, storico, e Michele Pagliaro, segretario generale
della CGIL siciliana, coordinati dal prof. Salvatore Nicosia, presidente
dell'Istituto Gramsci Siciliano.
1 commento:
La presentazione di un libro di Pippo Oddo è sempre un avvenimento, un evento come si dice oggi con una certa leggerezza. Chi ha letto qualche sua opera sa che l’Autore mette nei suoi libri il suo essere “contadino”, l’esperienza di una vita trascorsa coi i contadini siciliani, vissuta a vari livelli, da sindacalista, da politico da uomo di cultura e da scrittore. Questa sera presso i locali dell’Istituto Gramsci di Palermo offrivano un “parterre” ed una platea di quanto di più competente la cultura palermitana oggi in materia di cultura e storia del movimento contadino siciliano. Per tutti cito il Prof. Giuseppe Carlo Marino ed una lunga sfilza di nomi che hanno fatto la storia del PCI isolano.
Salvatore Maurici
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