L'arresto di Luciano Liggio nella casa di cortile Magiameli a Corleone |
di CARMELO CARBONE
14 maggio 2018 - Giovedi 14 maggio 1964. Luciano
Liggio è latitante da 16 anni.
Corleone, giovedì 14 maggio 1964 ore
8,00 del mattino al Commissariato di Pubblica Sicurezza di Corleone, diretto dal Commissario
Capo dott. Angelo Mangano, arriva una soffiata: “Liggio è nascosto Ciaculli”.Quel 14 maggio è una giornata dal tempo incerto, vento, nuvole e sole. Alle 11
del mattino la borgata palermitana di Ciaculli è letteralmente assediata da
centinaia di carabinieri e poliziotti. Obbiettivo: la villa dei La Rosa, luogo dove, stando alla “soffiata”, sarebbe
nascosto Liggio. Sul posto, è presente lo stato maggiore delle forze dell’ordine, il questore di
Palermo Melfi, i vice questori, Gambino e De Francesco, il commissario Mangano,
altri ufficiali dell’Arma e anche alcune squadre dei Vigili del Fuoco.
Durante la perquisizione, nella casa, viene scoperta, ricavata tra due muri,
ben nascosta da un armadio a ridosso della parete, un’angusta stanza, nella
quale è evidente che qualcuno ha vissuto sino a qualche tempo prima.
Nel frattempo i Vigili del Fuoco si
calano nei pozzi per
ispezionarli e per scoprire eventuali nascondigli o cunicoli che possano servire da vie di fuga.
L’operazione si rivela un buco nell’acqua: quella mattina Liggio in casa dei La Rosa non c’è.
Intorno alle 16:30, il commissario Mangano rientra al commissariato di Corleone; è visibilmente amareggiato e deluso. A questo punto tenta un’ultima carta, si attacca al telefono e cerca di mettersi in contatto con i suoi confidenti, sperando che qualcuno possa dargli notizie utili per rintracciare il bandito.
ispezionarli e per scoprire eventuali nascondigli o cunicoli che possano servire da vie di fuga.
L’operazione si rivela un buco nell’acqua: quella mattina Liggio in casa dei La Rosa non c’è.
Intorno alle 16:30, il commissario Mangano rientra al commissariato di Corleone; è visibilmente amareggiato e deluso. A questo punto tenta un’ultima carta, si attacca al telefono e cerca di mettersi in contatto con i suoi confidenti, sperando che qualcuno possa dargli notizie utili per rintracciare il bandito.
Il Poliziotto stava ormai
definitivamente per perdere le speranze, quando
dall’altro capo del telefono un confidente gli dice: “Commissario so dove si trova, è rientrato a Corleone, posso indicarle la casa”. Mangano chiama immediatamente il maresciallo Tindaro Accordino e gli dice: “Tindaro questa volta abbiamo avuto la soffiata giusta, Liggio è a Corleone!
dall’altro capo del telefono un confidente gli dice: “Commissario so dove si trova, è rientrato a Corleone, posso indicarle la casa”. Mangano chiama immediatamente il maresciallo Tindaro Accordino e gli dice: “Tindaro questa volta abbiamo avuto la soffiata giusta, Liggio è a Corleone!
Abbiamo un testimone che sa dove si
nasconde. Sono riuscito a convincerlo a dirci dove si trova. Devi andare a prenderlo a Palermo. Ha detto che è disposto a venire qui per
indicarci il posto. Sbrigati prima che il confidente cambi idea. Lo vai a prendere e lo porti qui a
Corleone. Fallo con una macchina “civile”. Nel frattempo io e Ciocia prepariamo
l’azione con estrema segretezza per evitare fughe di notizie. Daremo le disposizioni poco prima di entrare in
azione. Dobbiamo avvertire i carabinieri, ma per ora teniamoci sul vago, finchè
non saremo certi del luogo dove si nasconde Liggio. Al momento anticipiamogli
che abbiamo avuto una soffiata sul nascondiglio di alcuni latitanti e che stiamo verificando la fonte”.
Il Maresciallo Accordino insieme all’agente Vincenzo Atzori arriva al Commissariato, con loro il confidente, seduto sul sedile posteriore dell’auto. Mangano si accorge che il testimone è visibilmente scosso e preoccupato e cerca di tranquillizzarlo: “Sei una brava persona; stai
facendo la cosa giusta; ti siamo tutti riconoscenti; stai tranquillo. Dopo che ci avrai indicato il luogo ti riaccompagneremo subito a Palermo. Ti prometto che nessuno verrà a sapere della tua identità”. Il confidente risponde: “Commissario preferirei tornare a casa mia a Caltanissetta per restare qualche giorno lontano da qui”. Mangano conclude: “Il Maresciallo Accordino ti accompagnerà dove vuoi” . Nel frattempo Mangano manda l’appuntato Santo Rumia a chiamare i carabinieri.
Il Maresciallo Accordino insieme all’agente Vincenzo Atzori arriva al Commissariato, con loro il confidente, seduto sul sedile posteriore dell’auto. Mangano si accorge che il testimone è visibilmente scosso e preoccupato e cerca di tranquillizzarlo: “Sei una brava persona; stai
facendo la cosa giusta; ti siamo tutti riconoscenti; stai tranquillo. Dopo che ci avrai indicato il luogo ti riaccompagneremo subito a Palermo. Ti prometto che nessuno verrà a sapere della tua identità”. Il confidente risponde: “Commissario preferirei tornare a casa mia a Caltanissetta per restare qualche giorno lontano da qui”. Mangano conclude: “Il Maresciallo Accordino ti accompagnerà dove vuoi” . Nel frattempo Mangano manda l’appuntato Santo Rumia a chiamare i carabinieri.
Il confidente porta il Maresciallo
Accordino in via Giordano Orsini e indica la casa al civico n. 6 di proprietà
delle sorelle Sorrisi.
Quale sede di comando dell’operazione viene deciso di usare la caserma dei carabinieri “Carini” per via dei locali molto più ampi rispetto a quelli del Commissariato di Pubblica Sicurezza.
Quale sede di comando dell’operazione viene deciso di usare la caserma dei carabinieri “Carini” per via dei locali molto più ampi rispetto a quelli del Commissariato di Pubblica Sicurezza.
Da Palermo intanto arrivano altri
agenti di Pubblica Sicurezza e carabinieri. Il Piano d’azione prevede che
Mangano, alla guida dei poliziotti Nicola Ciocia, Biagio Melita, Vito Carlotta,
Antonio Triassi, e che i capitani dei carabinieri Carlino e Ricci, con il
maresciallo della Stazione di Corleone Tobia, facciano irruzione nella casa. Il tenente colonnello Siracusano, insieme ad un
altro ufficiale dell’Arma, decide di presidiare il Ponte Nuovo a circa 150
metri dal nascondiglio di Liggio per dirigere le operazioni in caso di fuga
dall’abitazione e per reprimere eventuali rappresaglie da parte degli uomini
del capo mafia.
Ore 20 e 45: la tensione è alle stelle; Mangano, mitra in mano, con al seguito Biagio Melita, sale gli scalini esterni che conducono alla porta d’ingresso di casa Sorrisi. Bussa e dall’interno sente domandare: “Chi è?” – “Amici…”, risponde Mangano. La signorina Leoluchina Sorrisi apre la porta e non sembra particolarmente sorpresa. Dice a bassa voce: “Dottore “Dottore Mangano, stavo per venire al commissariato a consegnarle le chiavi” – Mangano sempre sottovoce domanda:
“Dov’è?” – la donna con un cenno del capo gli indica la porta in fondo a destra che conduce al piano superiore. Mangano sempre bisbigliando le chiede: “Quanti sono?”. La Sorrisi scuote il capo, facendogli così intendere che Liggio è solo. Nel frattempo, da una stanza, appare la sorella di Leoluchina, Mariagrazia che, non appena vede le forze dell’ordine, si mette la mano davanti alla bocca per non gridare. Intanto dalla stanza indicata dalla signorina Leoluchina si sente una voce domandare: “Luchina cu è?” Mangano, insieme a Melita e Triassi, irrompe nella stanza.
Ore 20 e 45: la tensione è alle stelle; Mangano, mitra in mano, con al seguito Biagio Melita, sale gli scalini esterni che conducono alla porta d’ingresso di casa Sorrisi. Bussa e dall’interno sente domandare: “Chi è?” – “Amici…”, risponde Mangano. La signorina Leoluchina Sorrisi apre la porta e non sembra particolarmente sorpresa. Dice a bassa voce: “Dottore “Dottore Mangano, stavo per venire al commissariato a consegnarle le chiavi” – Mangano sempre sottovoce domanda:
“Dov’è?” – la donna con un cenno del capo gli indica la porta in fondo a destra che conduce al piano superiore. Mangano sempre bisbigliando le chiede: “Quanti sono?”. La Sorrisi scuote il capo, facendogli così intendere che Liggio è solo. Nel frattempo, da una stanza, appare la sorella di Leoluchina, Mariagrazia che, non appena vede le forze dell’ordine, si mette la mano davanti alla bocca per non gridare. Intanto dalla stanza indicata dalla signorina Leoluchina si sente una voce domandare: “Luchina cu è?” Mangano, insieme a Melita e Triassi, irrompe nella stanza.
Liggio è sdraiato sul letto. “Fermo
o sparo!” gli urla Mangano. Liggio risponde: “Commissario sono io quello che
lei cerca”. Nella stanza accorrono altri poliziotti e carabinieri. Il
commissario Mangano dice a Triassi: “Vai a chiamare i colonnelli dei
carabinieri!”. A questo punto Mangano, insieme al tenente colonnello Siracusano, si avvia al Commissariato di Pubblica
Sicurezza di Corleone, distante circa 400 metri da casa Sorrisi. Entrambi
annunciano telefonicamente il successo dell’operazione ai rispettivi superiori,
ossia al questore di Palermo Melfi, e al generale dei Carabinieri.
Fatto ciò, ritornano a casa Sorrisi.
Liggio è stato aiutato con non poche difficoltà a vestirsi e ad indossare un
busto ortopedico in quanto affetto dal Morbo di Pott che gli aveva provocato
una grave forma di tubercolosi ossea localizzata alla spina dorsale.
Nel frattempo fu Fatta giungere sul
posto l’autoambulanza in dotazione all’ospedale “Dei Bianchi” di CorleonE
perché Liggio, asseriva che, senza l’ausilio di un’autoambulanza, non lo
avrebbero potuto spostare. Mentre gli agenti di Pubblica Sicurezza e i carabinieri iniziano a
perquisire la casa, Mangano manda a chiamare il fotografo di Colrleone, Leo
Virgadamo.
Appare sul pianerottolo in cima alle scale di casa Sorrisi la figura di Luciano Liggio, sorretta dal Commissario Mangano e da Biagio Melita. Dietro di loro il maresciallo Tobia. Il mafioso ha lo sguardo allucinato; sembra essersi appena svegliato dopo aver avuto un terribile incubo. Non appena apparsi sul pianerottolo, il fotografo inizia a scattare fotografie a raffica, immortalando l’arresto del feroce boss. Liggio, una volta giunto nei pressi del portellone posteriore dell’autoambulanza, va in escandescenza ed inizia a gridare: “Un’altra cosa! Su tutti i giornali e i romanzi il mio nome è sempre sbagliato. Io non mi chiamo Liggio, Mi chiamo Luciano Leggio”.
Durante la successiva perquisizione in casa Sorrisi viene rinvenuta, all’interno del comodino accanto al letto di Liggio, una pistola “Smith & Wesson” calibro 38 con sei colpi in canna, “pronta all’uso”.
Appare sul pianerottolo in cima alle scale di casa Sorrisi la figura di Luciano Liggio, sorretta dal Commissario Mangano e da Biagio Melita. Dietro di loro il maresciallo Tobia. Il mafioso ha lo sguardo allucinato; sembra essersi appena svegliato dopo aver avuto un terribile incubo. Non appena apparsi sul pianerottolo, il fotografo inizia a scattare fotografie a raffica, immortalando l’arresto del feroce boss. Liggio, una volta giunto nei pressi del portellone posteriore dell’autoambulanza, va in escandescenza ed inizia a gridare: “Un’altra cosa! Su tutti i giornali e i romanzi il mio nome è sempre sbagliato. Io non mi chiamo Liggio, Mi chiamo Luciano Leggio”.
Durante la successiva perquisizione in casa Sorrisi viene rinvenuta, all’interno del comodino accanto al letto di Liggio, una pistola “Smith & Wesson” calibro 38 con sei colpi in canna, “pronta all’uso”.
Alle 22:30, Liggio viene scortato in
caserma e con lui anche le sorelle Sorrisi, arrestate per favoreggiamento.
Ore 00:30: L’ambulanza con a bordo Liggio, scortata da diciassette autovetture delle forze dell’ordine, si avvia verso Palermo: destinazione il carcere “Ucciardone”. A fare da battistrada vi è una “Giulietta” Alfa Romeo con a bordo il commissario Mangano, due colonnelli dei Carabinieri ed il capitano Aurelio Carlino.
Ore 00:30: L’ambulanza con a bordo Liggio, scortata da diciassette autovetture delle forze dell’ordine, si avvia verso Palermo: destinazione il carcere “Ucciardone”. A fare da battistrada vi è una “Giulietta” Alfa Romeo con a bordo il commissario Mangano, due colonnelli dei Carabinieri ed il capitano Aurelio Carlino.
Ore 01.32 – dalla Caserma Carini
parte il messaggio radio n.25:
FM – (Mittente) CC COMP. CORLEONE
TO – (Destinatario per competenza) MIN. INTERNO ROMA / PRES. GOV. REG. GAB. ET SIC. PALERMO / CC COMANDO ROMA / PREF. QUES. PALERMO / 11° CMT PALERMO / CC DIV. NAPOLI / CC BRIG. LEG. PALERMO / CC GRUPPO EST. PALERMO
Testo:
747/20 RPP – ORE 21.45 QUATTORDICI CORRENTE IN CORLEONE (PALERMO), IN ABITAZIONE PRIVATA, SEGUITO COMPLESSO LAVORO INVESTIGATIVO CONDOTTO DAI MILITARI DEI GRUPPI ESTERNO, INTERNO ET NUCLEO P.G. PALERMO ET DA COMMISSARIATO P.S. CORLEONE ET SQUADRA MOBILE QUESTURA VENIVA CATTURATO FAMIGERATO BANDITO LUCIANO LEGGIO ANNI 39 DA CORLEONE, LATITANTE DA CIRCA 16 ANNI, COLPITO VARI MANDATI CATTURA PER EFFERATI NUMEROSI DELITTI CONTRO PERSONE ET PATRIMONIO ET ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE. SEQUESTRATA PISTOLA CUI MEDESIMO ERA IN POSSESSO, ARRESTATI FINORA SEI FAVOREGGIATORI. INDAGINI CONTINUANO.
COLONNELLO FAZIO IN SERVIZIO A CORLEONE.
—————————————–
Ore 2.30 Caserma 鼎arini Coferenza Stampa
Estratto Dal quotidiano “Telestar” di Palermo
“Un anno di massacrante lavoro, di studi, di ricerche, di indagini, di appostamenti, di pedinamenti; ha finalmente dato i suoi frutti”. Così ha esordito il comandante del gruppo
esterno, ten. col. Ignazio Milillo, alla conferenza stampa tenuta alle due e mezza del mattino, nel suo ufficio della caserma “Carini”, gremito fino all’invero simile, di giornalisti, fotografi e cineoperatori. “La cattura del bandito – ha continuato il Comandante – è anzitutto il risultato della stretta collaborazione tra Carabinieri e Polizia che hanno lavorato in perfetta armonia e con immenso impegno, giorno e notte, instancabilmente”.
FM – (Mittente) CC COMP. CORLEONE
TO – (Destinatario per competenza) MIN. INTERNO ROMA / PRES. GOV. REG. GAB. ET SIC. PALERMO / CC COMANDO ROMA / PREF. QUES. PALERMO / 11° CMT PALERMO / CC DIV. NAPOLI / CC BRIG. LEG. PALERMO / CC GRUPPO EST. PALERMO
Testo:
747/20 RPP – ORE 21.45 QUATTORDICI CORRENTE IN CORLEONE (PALERMO), IN ABITAZIONE PRIVATA, SEGUITO COMPLESSO LAVORO INVESTIGATIVO CONDOTTO DAI MILITARI DEI GRUPPI ESTERNO, INTERNO ET NUCLEO P.G. PALERMO ET DA COMMISSARIATO P.S. CORLEONE ET SQUADRA MOBILE QUESTURA VENIVA CATTURATO FAMIGERATO BANDITO LUCIANO LEGGIO ANNI 39 DA CORLEONE, LATITANTE DA CIRCA 16 ANNI, COLPITO VARI MANDATI CATTURA PER EFFERATI NUMEROSI DELITTI CONTRO PERSONE ET PATRIMONIO ET ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE. SEQUESTRATA PISTOLA CUI MEDESIMO ERA IN POSSESSO, ARRESTATI FINORA SEI FAVOREGGIATORI. INDAGINI CONTINUANO.
COLONNELLO FAZIO IN SERVIZIO A CORLEONE.
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Ore 2.30 Caserma 鼎arini Coferenza Stampa
Estratto Dal quotidiano “Telestar” di Palermo
“Un anno di massacrante lavoro, di studi, di ricerche, di indagini, di appostamenti, di pedinamenti; ha finalmente dato i suoi frutti”. Così ha esordito il comandante del gruppo
esterno, ten. col. Ignazio Milillo, alla conferenza stampa tenuta alle due e mezza del mattino, nel suo ufficio della caserma “Carini”, gremito fino all’invero simile, di giornalisti, fotografi e cineoperatori. “La cattura del bandito – ha continuato il Comandante – è anzitutto il risultato della stretta collaborazione tra Carabinieri e Polizia che hanno lavorato in perfetta armonia e con immenso impegno, giorno e notte, instancabilmente”.
Estratto dal quotidiano “Paese Sera”
del 16 maggio 1964 a firma Orazio Barrese “Continuano a Corleone intense le
indagini per identificare i numerosi favoreggiatori che hanno consentito a
Luciano Liggio di restare latitante per oltre sedici anni. Le indagini sono
dirette da un brillante funzionario, il Capo – Commissario dott. Angelo Mangano
il quale in questi ultimi mesi ha trasferito la sua attività da Corleone e
Palermo al fine localizzare tutti i possibili nascondigli di Luciano Liggio.
E’ soprattutto al dott. Mangano che
si deve l’identificazione di favoreggiatori, quali il ginecologo dott. La
Mantia ed il mobiliere Francesco Paolo Marino. Attraverso l’arresto o
l’identificazione dei vari favoreggiatori si è riusciti a creare il vuoto
attorno a Luciano Liggio e ad avere così notizie molto più recenti sui suoi
spostamenti.
Mentre fino a pochi mesi fa le
notizie più recenti sugli spostamenti di Liggio risalivano ad almeno due – tre
anni addietro, in questi ultimi tempi le distanze si sono andate sempre più
accorciando fino a diventare di qualche settimana e poi addirittura di qualche
giorno. E’ così che si è potuto l’altro ieri, tempestivamente localizzare il
nascondiglio di Luciano Liggio che nella mattinata era stato ricercato nella
borgata di Ciaculli.
Oltre ai favoreggiatori di Corleone
– ne sono stati fermati sei – il dott. Mangano sta cercando di identificare un
medico, il quale nel lontano 1959, sottopose il temibile bandito ad un
intervento chirurgico….Alla brillante attività della Polizia , collaborano
anche i Comandi dell’Arma”.
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Dal libro di Rosario Poma ed Enzo Perrone “LA MAFIA nonni e nipoti” – Vallecchi editore
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Dal libro di Rosario Poma ed Enzo Perrone “LA MAFIA nonni e nipoti” – Vallecchi editore
Firenze 1971
L’arresto di Liggio fu un capolavoro di strategia e di abilità del dottor Angelo Mangano, Commissario capo dirigente del Commissariato di Corleone, un siciliano gigantesco (nato a Giarre in provincia di Catania) Angelo Mangano distrusse l’immensa ragnatela che Liggio aveva creato attorno a sé, arrestando tutti i suoi gregari e favoreggiatori, e producendogli il vuoto intorno…la mafia era stata sconquassata, i deputati eletti con i voti della mafia avevano tremato, temendo che venissero alla luce le loro collusioni con i boss arrestaTi o inviati al confino.
Estratto dal settimanale “Le Ore” del 28 maggio 1964, articolo di Arrigo Petacco
”Da parte sua, Luciano Liggio era già un uomo sconfitto quando il Commissario Angelo Mangano e i Capitani Ricci e Carlino, sono penetrati nella camera che le sorelle Sorrisi…avevano messo a sua disposizione…”
L’arresto di Liggio fu un capolavoro di strategia e di abilità del dottor Angelo Mangano, Commissario capo dirigente del Commissariato di Corleone, un siciliano gigantesco (nato a Giarre in provincia di Catania) Angelo Mangano distrusse l’immensa ragnatela che Liggio aveva creato attorno a sé, arrestando tutti i suoi gregari e favoreggiatori, e producendogli il vuoto intorno…la mafia era stata sconquassata, i deputati eletti con i voti della mafia avevano tremato, temendo che venissero alla luce le loro collusioni con i boss arrestaTi o inviati al confino.
Estratto dal settimanale “Le Ore” del 28 maggio 1964, articolo di Arrigo Petacco
”Da parte sua, Luciano Liggio era già un uomo sconfitto quando il Commissario Angelo Mangano e i Capitani Ricci e Carlino, sono penetrati nella camera che le sorelle Sorrisi…avevano messo a sua disposizione…”
www.themisemetis.com
1 commento:
Nonostante in passato abbia inviato alla redazione in modo ben documentato che l'arresto di Liggio non fu merito di Mangano ma di mio padre allora colonnello dei carabinieri che invitò il Mangano alla cattura, mi meraviglio come mai la redazione di questa testata non abbia inserito la mia lettera di chiarimento. Sicuramente o sarà sfuggito alla redazione o non ho saputo trovarla oppure la redazione ha qualche interesse a non pubblicarla. Comunque nel frattempo le querele prodotte dall'autore Carmelo Carbone nei miei confronti per avere io risposto al suo libro "Angelo Mangano un poliziotto scomodo" con il mio "Il caso Liggio. Atti fatti e misfatti"-dove si racconta la verità vera, documentata-sono state archiviate. Libro inviato al dr. Paternostro da tempo per non cadere vittima di fonti non veriitere.
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