Lo storico palermitano Giuseppe Carlo Marino |
Intervista sulla sentenza di Palermo con lo storico Giuseppe Carlo Marino
“La sentenza
conferma che ci fu una trattativa tra la mafia e una parte dello Stato, e
spiega che ci fu un ruolo importante della mafia nella redifinizione degli
equilibri di potere in Italia successivi alla caduta del Muro di Berlino”. È
molto soddisfatto della sentenza il professor Giuseppe Carlo Marino, già
ordinario di Storia contemporanea presso l'Università di Palermo e autore di
studi come la nota “Storia della mafia” edita da Newton Compton.
Cosa vuol dire questa sentenza?
Che la
trattativa Stato-mafia, o almeno tra pezzi importanti dello Stato e la mafia,
non è un’invenzione. La sentenza in proposito è una bomba. Onestamente anche i
più increduli dovrebbero oggi chiedere scusa a quei magistrati che dalla
stagione di Ingroia a quella di Di Matteo sono stati persino dileggiati per le
loro ipotesi accusatorie. Si scusino soprattutto quegli intellettuali che lo
hanno fatto con pretese credenziali di saggezza, anche se vorrei credere alla
loro buona fede. Non lo stesso per i politici che negli anni hanno osteggiato
il lavoro della procura.
Però l’assoluzione di Mancino tiene
i politici abbastanza fuori dalla sentenza, o no?
La sentenza
apre la strada alla lettura della dinamica che segnò il passaggio dalla prima
alla seconda Repubblica. Ci fu sicuramente la tendenza a risolvere con metodi
di emergenza e illegali una crisi drammatica che era esplosa per effetto stesso
della disgregazione del sistema internazionale dopo il crollo del blocco
sovietico. Il sistema italiano ebbe difficoltà ad aprirsi a una nuova strada.
In quel dramma ci fu anche lo sfacelo del sistema di potere sotto i colpi di
Tangentopoli che ne aveva svelato la pervasiva corruzione. Il panico da
destabilizzazione indusse le forze che per la salvaguardia dei loro interessi
più avevano potuto contare sulla DC a cercare dei surrogati efficaci. In tale
contesto, il surrogato fu inventato pressoché di colpo ad Arcore lungo l’asse
Sicilia-Milano con l’operazione che diede vita a Forza Italia. Operazione le
cui origini sono fortemente legate a un personaggio come Dell’Utri di cui la
condanna è confermata.
E per quanto riguarda lo Stato?
La sentenza
dice espressamente che fu una parte dello Stato a comportarsi in modo
criminale, danneggiando quindi quello che è lo Stato nella sua interezza, tanto
da riconoscere un risarcimento allo Stato stesso. La sentenza accerta quanto è
accertabile in sede giudiziaria ai fini delle responsabilità dei singoli
soggetti coinvolti dal processo, ma ora il compito di comprenderne a fondo e
con la maggiore estensione la dinamica storica passa agli storici. Si conferma
comunque l’intuizione che alla fine del secolo scorso il passaggio dalla prima
alla seconda Repubblica fu in concreto un’operazione intenzionalmente
"gattopardesca" di sostituzione del potere della DC con quello del
nuovo partito di Forza Italia.
Non è eccessivo dire che la seconda
Repubblica è stata fatta nascere dalla mafia?
Infatti non
sto dicendo questo. Essa è nata dalla "crisi organica" della prima
Repubblica. Ma tornano in mente certe parole dette dalla Procura all’inizio
dell’inchiesta che denunziavano il fatto che la seconda Repubblica stesse
affondando le sue radici sul sangue di Falcone e Borsellino e delle stragi.
Diciamo che ci fu un ruolo importante anche della mafia e di pezzi dello Stato
nella redifinizione degli equilibri di potere successivi al crollo del Muro di
Berlino.
Osvaldo
Baldacci
(oba)
Giornale di Sicilia,
22/04/2018
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