Uno scorcio della discarica di Bellolampo, uno dei due grandi impianti pubblici in Sicilia |
ANTONIO FRASCHILLA
Messina, Enna, Gela: ok nel 2009, bandi nel 2013. Ora
progetti spariti dal piano Musumeci
Sui rifiuti negli ultimi dieci anni c’è stata una Regione a due velocità,
lenta per alcune autorizzazioni e appalti, veloce per altre. Dipende da chi le
richiede, salvo magari scoprire che dietro certe scelte c’era l’ombra delle
tangenti, come ha fatto emergere la mega- indagine sul funzionario regionale
Cannova. Ma al di là delle indagini e dei processi ancora in corso senza
sentenze definitive, c’è un fatto incontestabile: mentre i governi che si
susseguono a Palazzo d’Orleans continuano ad autorizzare ampliamenti di
discariche soprattutto private, ultimo il provvedimento per la Sicula trasporti
di Lentini con un aumento di 1,8 milioni di metri cubi, dal 2009 sono
autorizzate tre discariche pubbliche a Messina, Gela ed Enna che, a quasi dieci
anni di distanza, ancora non sono ultimate: tra ignavia, conflitti burocratici
all’interno della Regione e problemi tecnici. E c’è di più: di queste tre
discariche pubbliche non c’è traccia nemmeno nel piano stralcio appena
esaminato in giunta, dove si parla di altri ampliamenti.
La storia delle tre discariche pubbliche di Messina, Gela ed Enna inizia
quando è in carica il governo Lombardo. I tre impianti vengono autorizzati nel
2009, ma subito dopo tutto si ferma. Nel frattempo la stessa giunta Lombardo
autorizza mega- ampliamenti, per fatturati stimati in oltre milioni 800 di
euro, alle discariche dei Catanzaro, della Sicula trasporti dei Leonardi, della
Oikos dei Proto, di Mazzarrà Sant’Andrea e di Bellolampo, gestita dalla società
del Comune di Palermo. Nel 2013, con il governo Crocetta, l’assessore Nicolò
Marino e il dirigente generale Marco Lupo, vengono pubblicati i bandi per gli
appalti delle tre discariche: il tutto per un valore di 70 milioni di euro di
fondi pubblici, necessari a realizzare anche gli impianti di trattamento e
compostaggio per la differenziata.
Insomma, dall’autorizzazione ai bandi per gli appalti trascorrono quattro
anni. Fino a oggi ne sono trascorsi altri cinque, ma ancora queste
discariche sono in perenne costruzione oppure con lavori mai iniziati.
La discarica di Messina, che doveva servire la provincia che oggi manda i
rifiuti a Lentini, è ferma perché dopo l’autorizzazione è stato approvato il
piano paesaggistico e la Soprintendenza ha dato parere negativo, bloccando l’iter
avviato dal dipartimento Acque e rifiuti. A oggi lo scontro, tutto interno alla
burocrazia, non è stato risolto. E i lavori, già appaltati, non partono.
Il cantiere della discarica di Gela, invece, per oltre un anno è stato
fermo: si è scoperto che il terreno sul quale si vuole realizzare l’impianto
non è mai stato bonificato da possibili residuati bellici. I lavori sono
ripartiti solo da due mesi. Il cantiere di Enna è aperto, ma anche qui si va a
rilento: « Stiamo accelerando il più possibile sull’apertura di queste
discariche pubbliche » , dice il dirigente generale del dipartimento, Salvo
Cocina.
Colpisce però che di questi tre siti, nel piano stralcio per i prossimi due
anni portato in giunta dall’assessore Alberto Pierobon, non c’è traccia.
Insomma, è come se già adesso la Regione non ne faccia conto per i prossimi
ventiquattro mesi. « Comunque nel piano stralcio è previsto l’ampliamento di
altre discariche pubbliche», aggiunge Cocina. Il piano prevede l’ampliamento,
ad esempio, di Bellolampo: ma anche qui mancano progetti e autorizzazioni. La
Regione accusa il Comune di non avere presentato il piano per l’ampliamento
della sesta vasca e il progetto della settima. Palazzo delle Aquile ribatte che
non gli è stata autorizzata una variante preliminare. Al momento tutto è fermo,
mente la Rap ha detto che, di questo passo, la discarica sarà piena a giugno.
Già adesso i Comuni della provincia sono costretti a conferire a Lentini.
Nel piano è previsto poi l’ampliamento di due discariche nel Trapanese e di
quella di Castellana Sicula: al momento nessuna è in fase di appalto.
Insomma, ialla Regione, quando si tratta di fare discariche pubbliche, i
tempi sono lunghi, anzi lunghissimi.
La Repubblica Palermo, 20 aprile 2018
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