I risultati del questionario sulla percezione del
fenomeno mafioso da parte degli studenti, condotta per l’undicesimo anno consecutivo dal Centro Studi Pio La Torre tra le cento scuole che partecipano al Progetto Educativo Antimafia
La sfiducia degli studenti nei confronti della classe politica è elevata
(81.91% nei confronti dei politici nazionali, 79.75% nei confronti di quelli
locali) e il 43.33% ritiene che la mafia sia più forte dello Stato, e solo il
25.87% considera possibile sconfiggerla definitivamente. Alla domanda su quanto
pensino che la mafia sia diffusa nella propria regione, il 54.19% dei ragazzi
intervistati ha risposto abbastanza, il 29.30% molto, il 15.14% poco. Questi
alcuni dei dati dell'indagine sulla percezione mafiosa da parte dei ragazzi
condotta per l’undicesimo anno dal Centro Studi Pio La Torre tra le cento
scuole che partecipano al Progetto Educativo Antimafia promosso dal Centro e i
cui risultati sono stati presentati stamani presso la sede nazionale dell'Fnsi,
in una conferenza stampa indetta da Centro Pio La Torre, Federazione nazionale
della Stampa Italiana (Fnsi) e Articolo 21.
A presentare i risultati Vito Lo Monaco, presidente del Centro Studi Pio La
Torre, Stefano Corradino, giornalista di Articolo 21, e alcuni componenti del
Comitato scientifico del Centro Pio La Torre che ha coordinato il questionario.
“L’indagine rileva la crescita, seppur lenta, della valutazione negativa
del fenomeno mafioso da parte degli studenti – sottolinea Vito Lo Monaco, presidente
del Centro Pio La Torre -. Inoltre sembra emergere anche uno stato di sfiducia
nella possibilità di cancellare la mafia dal nostro sistema economico, sociale
e politico, probabilmente per la persistenza del fenomeno nonostante i
brillanti risultati della repressione che però non sembra essere accompagnata
sufficientemente dalla prevenzione sociale, culturale, economica e politica.
Gli studenti, ancora in maggioranza, ma in misura minore degli anni passati,
ritengono la mafia più forte dello Stato. Sulle cause del fenomeno
l’attribuzione è prima di tutto alla corruzione della classe politica locale e
al riciclaggio in minor misura. Ma è chiaro per gli studenti - continua
Lo Monaco - che la mafia va colpita nei suoi interessi economici e nei suoi collegamenti
con la politica. Non a caso ripongono la massima fiducia (83%) negli insegnanti
e nella scuola primario luogo di informazione sul fenomeno mafioso. Esprimono
la loro fiducia dopo gli insegnanti, e in modo decrescente, alle forze
dell’ordine, ai magistrati, ai giornalisti. Invece la loro massima sfiducia
(superiore all’80%) va alla classe politica locale e nazionale.
Alla presentazione è intervenuto anche Paolo Borrometi, presidente di
Articolo 21, giornalista minacciato dalla mafia per le sue inchieste
giornalistiche. "La mia generazione è stata segnata dal colore rosso
dell'asfalto per il sangue versato da molti uomini che hanno dato la vita per
combattere la mafia. Oggi ognuno di noi deve impegnarsi nella lotta contro ogni
mafia. La Sicilia è una terra di cinque milioni di abitanti soggiogati da
settemila mafiosi, e purtroppo molti di quelli che oggi sono considerati eroi,
in vita erano ritenuti dei 'rompiscatole'. Non ci vuole coraggio, né atti di
eroismo, ma semplicemente fare il proprio dovere da cittadino".
L'indagine, giunta all'undicesimo anno ha coinvolto oltre 2500 studenti.
Sulla percezione del rapporto tra fenomeno mafioso e mondo della politica, gli
intervistati hanno dichiarato per il 39.95% di ritenerlo molto forte, il 49,94%
abbastanza forte, debole il 4.68%, inesistente l’1.06% e non so il 4.36%. Un
risultato che conferma la piena consapevolezza da parte dei ragazzi di quanto
sia stretto il rapporto tra mafia e politica. Un do ut des di favori reciproci
che i giovani hanno imparato a riconoscere e con i quali, sono consapevoli,
dovranno scontrarsi in un’ottica di possibilità per il proprio futuro
professionale. Infatti, alla domanda se si ritiene che la presenza della mafia
possa ostacolare nella costruzione del proprio futuro, ben il 30,24% ha
risposto sì, molto, il 29.89% sì, poco, il 18.80% no, per niente e il 21.08%
non so.
I risultati del report
L’indagine è stata condotta tra giovani studenti delle 3°, 4° e 5° classi
di alcuni Istituti di scuole medie superiori distribuiti a macchia di leopardo
su tutto il territorio nazionale. Il campione non può essere considerato
rappresentativo in termini statistici, in quanto per la sua determinazione non
è stata utilizzata la tecnica del campionamento probabilistico ma rappresenta
l’espressione di una scelta autonoma di alcuni studenti e docenti di Istituti
scolastici che, sensibili alle tematiche sulla legalità, hanno volontariamente
aderito alle finalità del progetto.
Alla domanda su quanto pensino che la mafia sia diffusa nella propria
regione, il 47.82% dei ragazzi intervistati ha risposto abbastanza, il 23.59%
molto, il 15.10% poco. Nell’azione di accompagnamento ad una elaborazione
critica del fenomeno mafioso, il ruolo più importante è affidato alla scuola e
alla famiglia. A questo proposito, alla domanda “Con chi discuti maggiormente
di mafia”, il 56.55% dei rispondenti individua nella scuola il luogo
maggiormente deputato ad affrontare tematiche legate all’ingerenza della
criminalità mafiosa, mentre soltanto il 28.20% dei ragazzi intervistati,
sostiene di discutere di questi argomenti in famiglia. Il 22.41% dei
rispondenti dichiara di parlarne fuori dalla scuola con amici o conoscenti e il
18.56% con altri studenti. Il rimanente 7.71% dichiara di non parlarne mai con nessuno.
I dati confermano come sia proprio l’impegno del corpo docente, rispetto anche
a quello delle stesse famiglie, ad avere il ruolo più marcatamente attivo
nell’azione di promozione della cultura della legalità e di forme di
partecipazione attiva. Durante il loro excursus scolastico il campione
intervistato dichiara di avere affrontato tali tematiche soprattutto durante
gli anni delle superiori (il 65%), contro il 60% della scuola media inferiore e
il 37% della scuola elementare.
Sulla percezione del rapporto tra fenomeno mafioso e mondo della politica,
gli intervistati hanno dichiarato per il 39.95% di ritenerlo molto forte, il
49,94% abbastanza forte, debole il 4.68%, inesistente l’1.06% e non so il
4.36%. Un risultato che conferma la piena consapevolezza da parte dei ragazzi
di quanto sia stretto il rapporto tra mafia e politica. Un do ut des di favori
reciproci che i giovani hanno imparato a riconoscere e con i quali, sono
consapevoli, dovranno scontrarsi in un’ottica di possibilità per il proprio futuro
professionale. Infatti, alla domanda se si ritiene che la presenza della mafia
possa ostacolare nella costruzione del proprio futuro, ben il 30,24% ha
risposto sì, molto, il 29.89% sì, poco, il 18.80% no, per niente e il 21.08%
non so.
Mafia più forte dello Stato
Chi legge queste risposte non può non cogliere un senso d’impotenza e
rassegnazione nei rispondenti, che trova la massima espressione nella risposta
alla domanda: “A tuo avviso, tra lo Stato e la mafia chi è più forte?”, dove il
43.33% ha risposto la mafia, mentre sono ugualmente forti il 26.07% e solamente
il 17.58% dichiara di mostrare maggior fiducia nello Stato. Ancora più
sconfortante è il quadro che emerge dalle risposte alla domanda: “Secondo te,
il fenomeno mafioso potrà essere definitivamente sconfitto?”, dove la risposta
no prevale sul sì anche quest’anno in maniera rilevante. In particolare: il
42.51% ha risposto no, il 25.87% sì, mentre il 32.62% non so.
Palermo, 18 aprile 2018
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