PATRIZIA GARIFFO
Ciao mi chiamo Sara, ho otto anni e frequento la III F della scuola Pascoli
di Partanna Mondello. Mi muovo in macchina perché purtroppo non siamo riusciti
a trovare il pullman con la pedana che è necessario per il trasporto dei
disabili in carrozzina. Ma la mia mamma non sempre può accompagnarmi per i suoi
impegni di lavoro. E se lei è impegnata io sono costretta a rimanere a casa
rinunciando alle uscite con i miei compagni.
Sara
Gli ultimi giorni di scuola sono quelli delle brevi uscite, insieme ai
compagni, durante le tiepide mattinate di primavera. Come quella che ha fatto
Sara qualche giorno fa, per partecipare a una manifestazione. Una passeggiata
fuori dalla sua scuola, che la piccola, costretta su una sedia a rotelle, ha
potuto fare solo grazie alla mamma, che l’ha accompagnata. Questo è accaduto
perché non è stato possibile trovare un autobus con pedana per il trasporto di
persone disabili, nonostante le richieste della madre e della dirigente
scolastica, che in più occasioni si sono sentite rispondere che né in città e
né in provincia c’è un pullman attrezzato. Questa, quindi, non è stata la prima
volta che la mamma ha dovuto sopperire a un servizio, che dovrebbe essere un
diritto.
In altre occasioni ha dovuto accompagnarla, perdendo un giorno di lavoro,
cosa che non sempre si può fare. Inoltre, a causa di questo grave disservizio,
a volte, Sara ha dovuto rinunciare a uscire con la sua classe e, quando ha
potuto farlo, è stata costretta a viaggiare nell’auto dei suoi genitori e non
con i suoi compagni. Questo problema, purtroppo, non riguarda solo lei, che ha
chiesto di farci portavoce della sua necessità, ma tanti altri allievi
diversamente abili. Molti bambini e ragazzi che, come tutti i loro coetanei,
vogliono stare con gli amici, partecipare insieme alle loro classi agli eventi
che si tengono al di fuori della scuola. E vorrebbero che tutto questo
accadesse, senza dover contare e sperare che i genitori possano liberarsi dal
lavoro per accompagnarli e fare quello che dovrebbero fare altri, almeno a scuola.
Perché a garantire il servizio di trasporto degli alunni a scuola, non
solo dell’obbligo, deve essere il Comune, in teoria, ma in pratica non è
proprio così. Per l’anno scolastico in corso, infatti, tutto sembrava
organizzato e programmato, tanto che già ai primi di agosto del 2017 sul sito
del Comune c’era una nota in cui erano spiegate le modalità per la
presentazione delle istanze per il trasporto scolastico degli alunni disabili.
Iniziata la scuola, però, tutto è cambiato e tanti ragazzi, soprattutto delle
scuole superiori, sono rimasti a casa e, anche ora che molte criticità sono
state superate, gli impedimenti non mancano. La Città Metropolitana di Palermo,
infatti, non garantisce il trasporto per le attività che si svolgono al di
fuori della scuola, proprio come è successo alla piccola Sara. Così, per
evitare che i loro figli vengano esclusi dalle attività extrascolastiche, molti
genitori si ritrovano costretti a fare da autisti. Le difficoltà per gli
studenti disabili, però, non sono legate solo al trasporto, ma anche
all’assistenza all’interno della scuola, servizio garantito sempre dal Comune.
È del 9 aprile scorso, infatti, una circolare che Palazzo delle Aquile ha
inviato a tutti i dirigenti scolastici di scuole elementari e medie, in cui si annunciava
una drastica riduzione delle ore settimanali di assistenza alla comunicazione.
Questo servizio, svolto da assistenti specializzati e laureati, è molto
importante per tanti studenti che, solo grazie a questo sostegno, riescono a
integrarsi con i loro compagni di classe e a vivere nel modo migliore
l’esperienza scolastica. La riduzione da 6 a 3 ore settimanali preoccupa
moltissimo assistenti, operatori e famiglie, ma molto meno il Comune che
sostiene si tratti non «di riduzione delle ore, quanto di un’ottimizzazione,
garantendo ai ragazzi questo sostegno fino alla fine dell’anno compresa la
delicata fase degli esami». In effetti, passare da 6 a 3 ore non significa
ridurre, ma ottimizzare, poco importa poi se a farne le spese saranno molti
bambini e ragazzi con problemi psichici e fisici. E, comunque, secondo il
Comune, il problema non sussiste, perché «le scuole avranno tutto il tempo per
programmare e distribuire al meglio le ore di assistenza». Peccato, però, che i
dirigenti scolastici non abbiano il dono divino della moltiplicazione delle ore
e che la matematica non sia un’opinione.
La Repubblica Palermo, 19 aprile 2018
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