GIOACCHINO AMATO
A otto anni dalla frana di San Fratello è di nuovo
allarme nel Messinese Ma i pericoli incombono su tre quarti dell’Isola, da
Trapani a Siracusa
Una frana ogni sei chilometri nelle strade della Sicilia, ma soprattutto
tre quarti del territorio a rischio medio-alto di dissesto idrogeologico, con
quattro milioni di persone potenzialmente in pericolo. E per la messa in
sicurezza del territorio ci vorrebbero almeno 2,8 miliardi di euro. Sono i
numeri impietosi dei tre più recenti dossier sul rischio idrogeologico: nero su
bianco, ecco qual è la situazione che ha portato il governatore Nello Musumeci
a lanciare l’allarme e a preannunciare provvedimenti urgenti: «Ho già chiesto
una mappa completa delle realtà maggiormente esposte a ogni tipo di rischio,
perché non possiamo continuare a inseguire le emergenze e le falle che si
aprono quotidianamente».
Un’emergenza che può essere plasticamente rappresentata da ciò che è
accaduto nel fine settimana appena trascorso con la frana che ha travolto la
strada provinciale tra Alcara Li Fusi e Sant’Agata di Militello, poche ore
prima dell’arrivo in provincia di Messina di Musumeci, in visita a San Fratello
a otto anni dalla frana che travolse buona parte del paese e costrinse 500
persone a lasciare le proprie case.
Non a caso proprio la provincia di Messina è la più ampia delle “zone
rosse” nella mappa del rischio elaborata dalla Protezione civile regionale.
Altre aree critiche nel Trapanese e nei comuni montani vicino a Palermo, come
pure fra Castelbuono e Caltavuturo. Ma se alle zone a rischio elevato si
aggiungono quelle “arancioni” a rischio medio, si salva ben poco.
A ovest la zona da Trapani a Mazara, fino a Sciacca, e da Gela verso est
parte delle province di Ragusa, Siracusa e Catania. Per il resto, il territorio
della Sicilia ha indici di «propensione al dissesto» molto preoccupanti. E
nello stesso rapporto della Protezione civile c’è un altrettanto allarmante
quadro delle strade a rischio. Su 62.900 chilometri di arterie — dalle
autostrade a statali, provinciali e comunali — i tecnici hanno censito
10.600 dissesti, quasi uno ogni sei chilometri. Il 63 per cento della rete
stradale è interessata da «scorrimenti e scivolamenti» del tracciato, il 37 per
cento da crolli di roccia.
Nelle province di Enna, Messina, Ragusa e Palermo in tutte le strade
statali sono presenti dissesti. A Messina, Palermo ed Enna l’80 per cento delle
provinciali sono interessate da frane e smottamenti.
C’è pure la mappa del rischio di nuove frane. Per le statali sono a rischio
medio il 63 per cento di quelle ennesi, il 48 per cento delle arterie ricadenti
in provincia di Palermo, il 48 per cento delle messinesi e il 19 per cento
delle agrigentine. Cifre ancora più drammatiche per le provinciali dove sono a
rischio rosso, il più alto, 417 chilometri di strade messinesi (il 29 per
cento) e altri 24 chilometri fra Palermo, Enna, Ragusa e Siracusa. E più
della metà delle provinciali dell’isola sono a rischio arancione. Solo in
provincia di Palermo si tratta di 1.335 chilometri su un totale di 2200. Per
mettere in sicurezza la nostra regione occorrerebbero ben 2,8 miliardi di euro.
La stima è contenuta nel dossier “Italia sicura, piano nazionale per la
riduzione del rischio idrogeologico” della presidenza del Consiglio, presentato
nel maggio scorso dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Per la Sicilia
ci vorrebbero 962 interventi, dei quali ben 718 per intervenire sulle frane con
un costo stimato di 1,6 miliardi.
Altre 153 opere (684,4 milioni di costo) servirebbero per prevenire
alluvioni. Di realizzato, invece, c’è ben poco: 50 interventi con un
investimento di 68 milioni di euro rispetto ai 128 richiesti dalla Regione
(costo 178 milioni). Degli interventi finanzianti nel 2001 e nel 2008 su 542
cantieri, in corso ce ne sono ancora 141, quelli conclusi sono stati 262, e per
139 i lavori devono ancora iniziare.
Intanto negli ultimi quindici anni in Sicilia si sono registrati 168
eventi, che hanno causato 58 vittime e circa quattro miliardi di danni.
Secondo lo studio del centro ricerche Cresme e del Consiglio nazionale
degli architetti presentato a Padova nel novembre scorso, dei venti milioni di
italiani che abitano aree a rischio alto e medio alto ben quattro milioni
abitano in Sicilia. Il pericolo di frane coinvolge 12.500 persone, quello di
alluvioni 20.800 abitanti. E nelle aree a rischio in Sicilia il ministero
dell’Ambiente ha censito anche 600 beni culturali.
La Repubblica Palermo, 27 febbraio 2018
Nessun commento:
Posta un commento