La diga Rosamarina |
La
denuncia della Cgil, che sollecita la partenza dei lavori per le sottoreti e
per il by pass Scillato,e le proposte
per affrontare l'emergenza in conferenza stampa
Palermo 9 febbraio
2018 – “Ci
sono risorse per
1 miliardo e
200 milioni nel master plan del Patto per il Sud, per
depuratori e infrastrutture, somme approvate dalla Regione siciliana un anno
fa, con la delibera 20 del 18 gennaio 2017. Cosa si sta facendo? Nulla? E' solo
un effetto annuncio?”. Parte da questo dato la denuncia fatta dal segretario
Cgil Palermo Enzo
Campo nel corso
della conferenza stampa sull'emergenza idrica fatta oggi
nella sede del sindacato, in via Meli,
5. Nel masterplan, a
valere su risorse
Fsc 2014/2010, per
reti idriche, dighe
e acquedotti, sono previsti 42
milioni, e per le infrastrutture idriche
e irrigue c'è una somma stanziata di 52
milioni. “Non abbiamo notizie né per quanto riguarda i lavori di dighe e
acquedotti – ha denunciato Mario Ridulfo, della segreteria Cgil Palermo - né
per le altre opere previste tra gli
interventi strategici legati all'ambiente,
come per il rischio alluvioni, con 115 milioni di euro assegnati, e per
il rischio idrogeologico, con 253 milioni di euro di risorse destinate”.
Un momento della conferenza stampa di stamattina |
“Tra gli interventi ancora
fermi del Piano triennale delle Opere pubbliche per Palermo ci sono anche le
sottoreti di Boccadifalco, per 7 milioni di euro, la sottorete Villagrazia, 10 milioni e 200
mila euro, che dovevano entrambe partire
nel 2017, e la sottorete
Brancaccio-Villagrazia, opera da 30 milioni di euro, la cui realizzazione è prevista per
il 2018. Quartieri
in cui l'acqua
non arriva già
adesso ogni giorno”, aggiungono Campo e Ridulfo.
La Cgil, nel corso della conferenza stampa, ha posto anche anche un problema di governante dell'Amap. “Al sindaco Orlando chiediamo che
l'Amap sia messa nelle condizioni di operare nel pieno delle sue competenze-
aggiunge Enzo Campo – La crisi idrica non può essere affrontata da un'azienda che da 5 anni non ha
un direttore generale e il
cui consiglio d'amministrazione è
scaduto dal 5
luglio del 2017. Soprattutto tenendo
conto del fatto
che l'azienda, da
quando ha rilevato
Aps, ha assunto un ruolo
sovracomunale, a carattere provinciale”.
Nell'attesa dei turni,
di fatto il
razionamento a Palermo
è già partito.
Da fine gennaio a Palermo la
pressione si è abbassata ed è diminuita
l'acqua messa in rete, si è passati da 2.700 litri al secondo a 2.300 litri al
secondo. E gli effetti si sentono: dalle
segnalazioni raccolte dal
sindacato anche in
alcune zone del
entro storico l'acqua diretta
non arriva più ogni giorno dai rubinetti.
Dare seguito subito al piano di requisizione di tutti i pozzi. E' quanto
chiede la
Filctem Cgil Palermo,
secondo la quale
la crisi idrica
in città si
può evitare ricorrendo,
nell’immediato, all’utilizzo delle acque del sottosuolo, requisendo tutti i pozzi
e le sorgenti che, complessivamente, in
tutta la provincia hanno una portata all’incirca
di 4.530,41 litri al secondo. Questi i
dati: i 27 pozzi della sola città di Palermo assicurano, allo stato
attuale, una portata di 864,50 litri al
secondo e una disponibilità per abitante di 109,84 litri al giorno. E 162 i
pozzi nella provincia, per un totale di 1.242,34 litri al secondo,
garantirebbero una disponibilità per
abitante di 85,87 litri al giorno. Le sorgenti in tutta la Provincia, comprese
Scillato (mediamente 700 litri al
secondo) e Presidiana
(mediamente 700 litri
al secondo), hanno
una portata di 2.373,07 litri al secondo.
“Se si considera che la popolazione residente negli 82 comuni della Provincia secondo il
dato Istat del 2014 è pari a 1.276.525 – dichiara il segretario generale Francesco
Lannino - e il fabbisogno idrico giornaliero
per abitante è di circa 210 litri, ne consegue
che il fabbisogno
complessivo è di 268.070.250 litri
giornalieri, equivalenti al fabbisogno
al minuto/secondo di 3.102,6 litri/secondo, ovvero ampiamente soddisfatto dalla portata delle acque delle
sorgenti e dei pozzi che come spiegato al momento attuale è di 4.530,41
liti/secondo”.
“La
scarsità dell’acqua degli
invasi dunque –
aggiunge Lannino - la si
può compensare esclusivamente ricorrendo
all’utilizzo dei pozzi
e delle sorgenti, eludendo i
fantasmagorici dissalatori, che
richiedono anni per
essere costruiti, accrescono le
diseconomie dei costi
del servizio idrico
integrato e peggiorano
la qualità dell’acqua. Utilizzando
le risorse già
previste, non è
più procrastinabile l’efficientamento
degli acquedotti, poiché è del tutto evidente che in una situazione emergenziale
è ancora più intollerabile l’abnorme perdita dell’acqua nelle reti, che in alcune
parti della città, dove non sono state completate le sottoreti, e in molti
Comuni della Provincia, raggiungono addirittura punte del 70 per cento”.
E la Cgil denuncia ancora la vicenda di Scillato, oggetto di un intervento
per un suo utilizzo parziale
fatto nell'aprile del
2017, costato 1
milione e 300
mila euro. “La crisi idrica è
iniziata più di un anno fa. Non avere messo totalmente in funzione Scillato, da
cui si sarebbero
presi 700 litri
al secondo, è
stato un errore:
non si sarebbero svuotati gli
invasi. Dal 2007, senza l'acqua da Scillato, si supplisce con la diga Rosamarina. Solo
nel 2017, per
sollevare l'acqua dalla
diga Rosamarina e portarla in città si sono spesi 2 milioni
di energia elettrica. In pratica la metà del costo del By-Pass,
risolutivo, valutato in 4 milioni
880 mila euro”.
Il By-Pass sull'acquedotto di
Scillato è un
intervento previsto in
contrada Burgitabus e Scacccciapidocchi, ricadente nei comuni di
Cerda e Termini Imerese. In una nota del 31 luglio 2014 inviata all'ufficio
Urbanistica, la Regione comunica al Comune che c'è
un finanziamento disponibile di
3.407.00 (delibera 217
del 27 giugno 2013).
Si chiede di dare
conferma della volontà
di far attuare
l'intervento al Comune
o all'Amap. Che risposta
ha dato il
Comune? Non è
mai arrivata. L'opera
per la realizzazione del by pass
è tuttora prevista nel Piano Triennale delle Opere pubbliche del Comune 2016-2018 con uno stanziamento di 6
milioni di euro.
Molti invasi intanto sono già fuori uso.
La Filctem e la Fillea sollecitano le opere di manutenzioni: “E'
l'occasione per pulire i bacini, coperti al 10 per cento di fango. Svuotandoli
dal fango, la capienza aumenterebbe”. La
Flai Cgil denuncia le perdite e le
condizioni fatiscenti dell'invaso
Poma, sul fiume
Jato, realizzato per i terreni ricadenti nella zona di Partinico, la cui
acqua è prelevata dall'Amap per Palermo. “Le rotture – dice il segretario
Fazzese - causano perdite d'acqua di circa il 40 per cento, ogni anno, poiché
non definitivi, si rinnovano gli
interventi di riparazione per tappare le falle. La disponibilità sarebbe di 17 milioni di metri cubi d'acqua
oggi ridotta a 9 milioni a causa delle perdite strutturali della rete. In
maniera disinvolta si è proceduto a un prelievo da parte di Amap di circa 24
milioni mentre il prelievo irriguo è rimasto di 9 milioni”.
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