SALVO PALAZZOLO
Dal commercialista all’architetto ecco come
occultavano i fondi delle agenzie
«Quando hai la possibilità vediamoci, che devo presentarti
quell’imprenditore». Un promotore finanziario d’eccezione prendeva gli
appuntamenti per Ninì Bacchi, il “re” delle scommesse oggi in carcere per
mafia. Lo dicono le intercettazioni della squadra mobile, che risalgono a due
anni fa. E oggi quel promotore è il sindaco di Giardinello, si tratta di
Antonio De Luca, eletto nel giugno scorso dopo lo scioglimento del Comune per
mafia. Nell’ordinanza che ha portato in carcere Bacchi, il giudice Antonella
Consiglio scrive che De Luca è indagato per tentata corruzione con l’aggravante
di aver favorito l’associazione mafiosa: «Avrebbe dovuto agevolare, attraverso
sue conoscenze — annota il gip — l’approvazione dell’emendamento normativo
relativo alla riapertura dei termini della sanatoria del settore dei giochi e
delle scommesse». Il procedimento in cui risulta coinvolto, il “16346/16”, è lo
stesso in cui è indagato Alberto Firenze, uno dei più stretti collaboratori
dell’ex sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone.
E c’è un altro indagato
in questa tranche di indagine: l’ex assessore del Pd di Partinico Maria
Domenica Tortorici, dipendente dell’Asp, anche lei sospettata di essersi
prodigata per Bacchi. Obiettivo dell’imprenditore era ottenere lasanatoria
delle sue 700 agenzie illegali. Per questo, il “re” delle scommesse online in
affari con la mafia aveva messo in campo la sua rete di relazioni.
De Luca, ufficialmente centralinista a Villa Sofia, in realtà fidato
promotore, diceva a un possibile finanziatore di Bacchi: «Loro hanno un impero,
noi dobbiamo parlare, appena tu tocchi la realtà, poi tu vedi giusto?».
Il bancario complice
All’epoca Bacchi cercava soldi puliti per uno dei suoi investimenti.
Un altro fidato colletto bianco gli dava i consigli giusti. Il bancario
Giampiero Rappa, in servizio alla filiale di Alcamo di Intesa San Paolo,
provava a cancellare le tracce dei movimenti bancari di Bacchi, dalla Sicilia a
Malta e ritorno.
Come ricompensa, Bacchi lo aveva nominato “agente di B2875”, la creatura
del signore delle scommesse. E quando Bacchi aveva qualche credito da
riscuotere, ci pensava lui. Rappa entrava direttamente nei conti dei
debitori e prelevava il dovuto, trasferendolo al suo vero datore di lavoro.
Intanto, anche il commercialista Salvatore Cusumano, di Montelepre, si
occupava di schermare le società maltesi del re delle scommesse. Il resto lo
fece l’architetto Devis Zangara, che si spese molto per quell’emendamento che
stava tanto a cuore al capo. È Zangara a telefonare al professore Alberto
Firenze, il 29 settembre 2016, per fissare un incontro. Il giorno dopo, Bacchi
e Zangara erano all’università per incontrare Firenze.
Investimenti all’estero
Ma il signore delle scommesse non si accontentava. I confini nazionali gli
stavano stretti. Il “re” siciliano delle scommesse online puntava ad aprire una
rete di agenzie in uno stato africano. E contava sull’aiuto di un mafioso doc
di Partinico, con buone frequentazioni fra gli insospettabili del Sud Africa.
Le indagini dei pubblici ministeri Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi e
Amelia Luise dicono che Bacchi trattava con il boss Giuseppe Gelardi, che fino
al 2006 era stato latitante fra il Sud Africa e la Costa d’Avorio grazie al
sostegno di un manager mafioso d’eccezione, Vito Roberto Palazzolo, il
tesoriere di Riina e Provenzano oggi detenuto in un carcere italiano dopo una
condanna per mafia. Il boss Gelardi andò addirittura nell’ufficio di Bacchi. E
qualche tempo dopo, uno dei collaboratori dell’imprenditore, ne tesseva le lodi
parlando di un «ministro» amico di Gelardi che avrebbe consentito l’apertura di
«duecento agenzie». Riferiva le parole del boss: «Tu devi venire lì, tu o chi
per te, io vi organizzo la serata con il ministro all’hotel come si chiama...
tappeto rosso». Scrivono i magistrati: «Bacchi aveva già effettuato la
profilassi antimalarica ed erano stati già acquistati i biglietti per recarsi
nel paese africano». Mentre cercava contatti con altri insospettabili, per
investire anche in Brasile, in un’altra rete di agenzie. Ieri, invece, davanti
al gip che voleva interrogarlo ha fatto scena muta, si è avvalso della facoltà
di non rispondere.
La Repubblica Palermo, 3 febbraio 2018
Nessun commento:
Posta un commento