Il sindaco di Milano Giuseppe Sala |
GIUSEPPE SALA
Caro direttore, la sfiducia degli italiani verso la politica dipende anche
dalla provvisorietà che domina gli equilibri tra i partiti. In Italia è ormai
normale che un’alleanza non duri più di un anno e che si metta di continuo
tutto in discussione. A me pare che in tutto questo ci sia almeno un’eccezione:
la tenuta del centrosinistra a Milano. Da ormai sette anni noi siamo
protagonisti di una solida alleanza che sta garantendo alla nostra città una
stabilità, un’efficacia e una coerenza politica che forse non hanno eguali nel
resto del Paese. Non ci sono particolari alchimie alla base di questa
continuità. La nostra ricetta si basa su due semplici ingredienti. In primis la
valorizzazione di diversità, contributi e sensibilità di tutti, mantenendo
sempre vivo il rapporto con tutte le componenti della popolazione. Il secondo
ingrediente è la condivisione di alcuni principi che non richiedono la firma di
fronte a un notaio, ma che sono radicati nella nostra coscienza politica e si
rispecchiano nei bisogni reali della città. C’è poi un elemento che permette di
creare l’amalgama: la lealtà, un valore che il cinismo del mondo di oggi a
volte considera un bagaglio inutile e ingombrante e che invece è il segreto del
successo di ogni impresa umana. Lealtà significa che non ho mai visto nessuno
nel nostro campo avanzare richieste originate dalla pura ricerca di potere.
Lealtà significa il rispetto della fatica di chi ricerca formule inedite
che possano tradursi in nuove prospettive, come nel caso di una Milano che la
nostra sinistra vede capace di essere insieme competitiva e solidale. Lealtà
vuol dire non scappare dai temi più ostici per paura di perdere o di essere
impopolari o, meglio, nel non lasciare soli i compagni di viaggio ad affrontare
questi problemi.
La questione più spinosa per la sinistra è quella dell’immigrazione. Ed è
un tema sul quale la destra sta cercando di conquistare un successo per lo più
incarnato nelle paure della gente. Una parte della sinistra raccomanda di
tenersene alla larga. È un atteggiamento perdente. Noi ribadiamo il nostro
diritto, ma soprattutto il nostro dovere, di guardare in faccia sempre la
realtà sulla base dei nostri valori, senza omissioni ma anche senza rigidità
ideologiche. Noi non chiuderemo mai la porta a chi bussa perché povero,
disperato o perseguitato.
Al tempo stesso non possiamo lasciare queste persone in un perpetuo stato
di sospensione, non essendo la clandestinità una condizione accettabile nel
tempo. Certamente, l’ho sottolineato più volte, serve un grande piano di
Governo per gestire questa che, ormai, non è più un’emergenza. Ma è fuori di
dubbio che noi dobbiamo pretendere dai nuovi cittadini, come da tutti, il
rispetto delle nostre leggi. Questa lealtà politica verso le persone, i valori,
i temi e gli schieramenti segna la rotta di un centrosinistra fedele a se
stesso e capace di una reale politica al servizio del Paese.
Che parla di apertura e non di chiusura.
Perché questo separa e separerà sempre la sinistra dalla destra.
Questo non può che significare il nostro no assoluto a qualsiasi forma di
inciucio e di negazione dei nostri valori, pur confermando la disponibilità a
confrontarci con gli altri schieramenti (come succede, del resto, ogni giorno
in consiglio comunale) per verificare se esistano le condizioni per percorrere
qualche tratto di strada insieme. Essere di sinistra oggi significa essere
persone dai valori democratici irrinunciabili, capaci di confronto e dialogo.
Ed è su questa strada che ritroveremo sempre il senso dell’essere protagonisti
di un vero progresso del nostro Paese.
L’autore è sindaco di Milano
La Repubblica, 27 febbraio 2018
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