È diventata un caso politico la tranche dell’inchiesta su Ninì Bacchi che
riguarda Alberto Firenze: uno dei più stretti collaboratori dell’ex
sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, è indagato per aver fatto da
ambasciatore del “re” siciliano delle scommesse online, che puntava a un
emendamento in Parlamento per sanare le sue 700 agenzie illegali.
Rosario Crocetta scrive su Facebook: « Faraone mi disse che non avrebbe
fatto alcun accordo con me poiché il mio governo non aveva confermato
l’incarico all’Ersu ad Alberto Firenze». L’ex governatore racconta di un
incontro: « Ci incontrammo, alla presenza di uno fra i massimi dirigenti
nazionali del partito, presso la sede del Pd di via Bentivegna a Palermo, per
discutere delle liste da presentare alle elezioni regionali. Un agitatissimo
Davide Faraone, che non aveva mai condiviso l’accordo Pd- Megafono stipulato
con Renzi, alla mia domanda: “ Perché continui ad avercela con me, anche dopo
l’accordo con Renzi, dovremmo essere ormai nella stessa area politica?”.
Rispose che non potevamo mai essere nella stessa area politica poiché non avevo
confermato Alberto Firenze all’Ersu di Palermo, procurandogli un danno enorme»
.
Prosegue Crocetta: «Scoppiai a ridere, non comprendendo come la vicenda di un
incarico potesse compromettere un rapporto politico sancito col segretario
nazionale del Pd. Adesso, dopo la vicenda giudiziaria di Bacchi, comincia ad
essere tutto chiaro». Sul caso Firenze interviene anche Erasmo Palazzotto, il
vicepresidente della commissione Esteri della Camera candidato per Liberi e
Uguali a Palermo. « È intollerabile - dice il silenzio dell’ex sottosegretario.
Faraone deve spiegare il coinvolgimento di esponenti della sua coalizione di
governo in una vicenda che ha visto un suo strettissimo collaboratore e alcuni
parlamentari della maggioranza impegnati a portare avanti un emendamento fatto
su misura per Bacchi. Gli aspetti penali della vicenda spettano alla
magistratura, ma esiste l’aspetto etico che un esponente del governo, nonché
candidato alle elezioni politiche del 4 marzo, non può evitare di affrontare in
attesa che si calmino le acque».
La Repubblica Palermo, 3 febbraio 2018
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