mercoledì, febbraio 07, 2018

CI SCRIVONO. Ancora sull'ex chiesa di S. Andrea: "Bisogna tener conto dell'importanza storica dei luoghi"

di CALOGERO RIDULFO
Vorrei, se possibile, offrire il mio contributo al dibattito in corso in questi giorni sulla questione dell’intitolazione dell’ex chiesa di sant’Andrea  al giudice Ugo Triolo, barbaramente ucciso dalla mafia corleonese il 26 gennaio 1978. Nell’affermare con forza che ogni forma di sopraffazione mafiosa è da condannare in maniera risoluta, con azioni quotidiane limpide e senza tentennamenti né ambiguità, penso che tutte le vittime di mafia vadano ricordate sempre, per il sacrificio offerto in nome della giustizia, della legalità e della libertà, anche con riconoscimenti pubblici quali intestazioni, intitolazioni, targhe, costituzioni di fondazioni ed altro. Credo pure che quello Stato che era presente alla manifestazione antimafia abbia l’obbligo, oltre che onorare i suoi uomini migliori, di rendere loro giustizia, in primo luogo spazzando via quel substrato favorevole alla crescita della malapianta mafiosa, che nel nostro territorio può  declinarsi in tanti modi, non ultimo, - e in questo ha ragione Nonuccio Anselmo – nell’impegno per portare a soluzione le problematiche del dissesto delle strade urbane ed extraurbane, nel trovare una soluzione virtuosa alla gestione dei rifiuti e al decoro urbano. Queste sono le risposte che ogni buon cittadino si attende da quello Stato, come dice Dino Paternostro, che era presente alla manifestazione del 26 gennaio
(o forse era una passerella di autorità politiche e religiose?); queste le sfide importanti che hanno avuto e ancora hanno davanti le tre Commissarie che reggono le sorti di questo Comune a seguito dello scioglimento degli organi elettivi per infiltrazioni mafiose, e sono convinto che abbiano fino adesso dato il meglio nella risoluzione dei vari problemi, riuscendo bene alcune volte, meno bene altre volte. Ma questo ci sta. Del resto non è facile mettere in ordine una città disordinata e disarticolata come Corleone. Ma proprio per ottimizzare la loro azione farebbero meglio ad entrare nell’ordito emozionale della popolazione, ascoltando e tenendo conto di tutte le istanze e le esigenze delle entità attive sul territorio, consultando quanti possono esprimere con competenza opinioni su questioni locali. Se questo avessero fatto, probabilmente non avrebbero d’un solo colpo cancellato i circa otto secoli di storia della chiesa di sant’Andrea che, attenzione, non è soltanto una storia di fede, ma soprattutto un fatto identitario, che non può essere cancellato da un malinteso senso dell’ antimafia. Sappiano le Commissarie, e quanti sulla rete esplodono con un generico “e chi se ne frega”, che tutte le sensibilità hanno diritto di cittadinanza; e ci sono sensibilità che risultano legate alle ragioni identitarie, siano esse legate al largo santa Maria piuttosto che alla ex chiesa di sant’Andrea, nella cui area, diversi secoli addietro, batteva il cuore della città: ci stava la Platea Puplica con il Teatro, ovvero il Foro della Corte giuratoria, gli uffici amministrativi dell’Universitas, le botteghe artigianali per la produzione dei manufatti in pelle dei maestri giudei e latini, i fondaci per l’accoglienza dei forestieri, le domus delle classi sociali più agiate, e c’erano diversi luoghi di culto. Dal punto di vista architettonico la chiesa di sant’Andrea si fregia di un prezioso portale chiaramontano, che in passato è stato fatto passare per arabo, dando così origine alla leggenda della moschea (gli arabi si insediarono, in numero molto limitato, ai piedi della rocca soprana e della rocca sottana, ma soprattutto, nei momenti più difficili della loro permanenza, sulla montagna Vecchia), poi trasformatasi in sinagoga, con tanto di bagno ebraico; niente di tutto questo fino a prova contraria, ma ciò non toglie valore storico al luogo. Sarebbe stato meglio, e sono convinto che pure il compianto giudice Ugo Triolo approverebbe, affiggere, a perenne ricordo, una targa nel luogo in cui fu barbaramente ucciso. Non è mai troppo tardi per rendere giustizia alla storia, vorrei invitare, da cittadino, la Commissione, a trovare una soluzione più giusta. Auspico, qualora ciò non fosse possibile, che la futura giunta di Corleone possa riconsiderare tutta la questione. Un principio dovrebbero adottare le autorità tutte le volte che decidono di intitolare un luogo ad una personalità meritevole: tenere conto dell’importanza storica dei luoghi, allo stesso modo di come ne tengono conto tutte le volte in cui entrano nel merito delle concessioni edilizie, prestando molta attenzione alla conservazione del centro storico. Cultura e luoghi storici andrebbero preservati e non cancellati, eventuali intitolazioni dovrebbero rispettare il principio della contestualizzazione; riconoscimenti riservati a personalità significative e moralmente esemplari di un passato più recente andrebbero inseriti in una cornice comparabile con il tessuto urbano moderno.
Corleone 05/02/2018
Calogero Ridulfo
                                                                                                                              

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