NONUCCIO ANSELMO
Ringrazio
Dino Paternostro, direttore di "Città nuove", il giornale on-line del Corleonese,
per aver ripreso il mio pezzo su Sant'Andrea e aver contribuito a diffondere il mio
pensiero, così come ringrazio gli altri che hanno ripreso sui social lo stesso
articolo. E aggiungo che
con Dino Paternostro sono perfettamente d'accordo su un paio di cose. La prima è che
– come me – neanche lui era d'accordo all'intitolazione dell'ex chiesa ed ex sinagoga
(tanti ex che significano pietra d'angolo di storia) all'avvocato Ugo Triolo, assassinato
quarant'anni fa dalla mafia corleonese. La seconda è che neanch'io voglio gettare via
l'acqua col bambino. E per fare questo bisogna eliminare l'eccesso di moto ondoso che
si è allargato sulla vicenda, bisogna cominciare lentamente ad asciugare con una spugna
tutta l'acqua. Una spugna particolare che si chiama verità senza fumi. Per far questo
bisogna dare subito per inteso che chi dissente non è fiancheggiatore della
mafia e chi attacca
non è campione dell'antimafia. In questo mondo dell'antimafia, dove se ne sono viste
tante – e s'intende che il riferimento
non è locale - potrebbe perfino essere vero il
contrario. Andiamo dunque per capitoli.
Capitolo 1
– Torniamo all'intitolazione dell'ex piazza
Vittorio Emanuele Terzo ai giudici Falcone e Borsellino. So bene che, a suo
tempo, il commissario Manno fu spinto da Città Nuove e dall'ideologia che stava
dietro. Avevo taciuto per pudore, perché adesso mi viene da pensare che non c'è
nulla di nuovo sotto il sole: accade anche oggi. Almeno è
quello che
si vede: se uno di quella stessa area - oggi purtroppo per la democrazia
sconquassata
- dice: ci vuole un regolamento per fotografare Corleone, all'indomani arriva
il
regolamento; se uno organizza la commemorazione di Triolo, subito arriva la
delibera di
intitolazione.
Scusate la divagazione. Ora mi dici – ed è la seconda volta che lo fai per
iscritto –
che sei ancora orgoglioso di quell'operazione. E per me va bene che ognuno
resti
fiero delle
proprie azioni. Non capisco però perché hai trovato da obiettare
sull'intitolazione
della piazza
di Santa Maria ai Francese. Dici: "Ho espresso perplessità nel 2015
sull’intitolazione
di quella che tutti abbiamo memorizzato come piazza Santa Maria ai
giornalisti
Mario e Giuseppe Francese. E, in punta di piedi e con tutto il rispetto per il
loro
sacrificio,
l’ho scritto. Senza minacciare rivoluzioni." Qui nessuno minaccia
rivoluzioni, il
fatto è che,
nella logica comune, se uno è orgoglioso di un'operazione come l'intitolazione
di una piazza
a vittime della mafia, non si capisce come mai possa avere
"perplessità"
sull'intitolazione
di un'altra piazza ad altre vittime. Ma appunto, io parlo della logica
comune, non
della tua logica, che prima o poi spero mi spiegherai senza dare per disgiunti
orgoglio e
perplessità sul medesimo tavolo. Un tempo si chiamava coerenza.
Capitolo 2
– Hai il coraggio di affermare che questo è
accaduto perché io non abitavo a Corleone e non ho dovuto subire l'assalto dei
giornalisti. E qui, consentimi, non credo che la tua affermazione sia serena.
Neanche oggi abito a Corleone, ma a Corleone ho sempre "abitato",
anche se non ci sono nato e fisicamente a volte non ci sono stato. La mia
presenza è stata sempre costante, anche quando non è stata fisica e dovrebbero
testimoniarla qualche centinaio di scritti su questo paese, di tentativi di
comprenderlo nei
suoi atteggiamenti di oggi e nelle sue vicende di un passato che l'hanno
fatto grande.
Certo, non c'ero, ma vedevo lo stesso in tv la gente che diceva (e dice) di
non non sapere.
Lo so, la colpa è sempre dei giornalisti, ma nemmeno Stefania Petix riuscì
a salvarsi dopo
aver prodotto una ventina di selfie con la scritta "La mafia fa
schifo", perché si permise di
riportare anche i pareri contrari. Cattiva, ma si fa? Se questa è la
concezione che avete del giornalismo, io non sono giornalista, anche se ti
ringrazio del titolo di "decano".
Giornalismo – quello non di parte – significa dar conto a tutti. Uno solo
dei "denigratori"
riuscì a salvarsi, quel Toscani che, essendo "dei nostri", ebbe
solo un buffetto e fu invitato
a cena. E comunque resta la domanda cui non hai mai dato risposta: se
invece di quella
piazza a Falcone e Borsellino fosse stato intitolato qualcos'altro, il
segnale sarebbe stato
meno importante?
Capitolo 3
- Ti prego, una volta tanto
finiamola con la retorica. Scrivi che il 26 gennaio a Corleone c'era lo Stato.
Bene. Quale stato? Quello che da decenni non riesce a rimettere in piedi una
strada provinciale? Quello che non riesce ad assicurare certezze sulla raccolta
dei rifiuti, sulla distribuzione idrica, sull'illuminazione pubblica, sulla riparazione
delle buche nelle strade (stiamo tornando a cinquant'anni fa)? Pensa quanti articoli
indignati avresti potuto scrivere su Città Nuove se ci fosse stato un normale sindaco,
di quelli eletti, magari non si sinistra. Articoli che purtroppo da quasi due
anni nonleggo più. Leggo invece in tempo reale i comunicati delle commissarie.
Per il resto, per quella "presenza", una comparsata non si nega a
nessuno.
Capitolo Capitolo 4
- La chiosa davvero te la potevi
risparmiare. Scrivi: "Grande merito, quindi, al comitato che ha
organizzato le iniziative per il 40° del suo (di Triolo – ndr) sacrificio. Un
grazie a Pippo Cipriani per tutto quello che ha fatto, negli anni, da sindaco, da
parlamentare e da dirigente di organizzazioni di massa, per aiutare la nostra
città a costruire un futuro migliore." Te la potevi risparmiare perché
nessuno ha messo in dubbio le grandi capacità politiche e soprattutto
partitiche di Cipriani. Quelle amministrative magari sì, se è vero che durante
la sua sindacatura – per altri versi di grande merito – il comune fu li li per
andare in dissesto, e se è vero che un suo successore mandò un pacco di
documenti agli organi di controllo. Una comparsata di cui sopra non si nega
neanche a Pippo Cipriani, che ha organizzato questa commemorazione a Palermo e
Corleone - tirandoci dentro, con un complicato e incomprensibile salto logico,
il giornalista Mario Francese. Ma siamo uomini di mondo e comprendiamo che la
campagna elettorale – quella locale – è già iniziata.
Conclusione
(per me). Si respingono al mittente
le affermazioni di alcuni reggitori del pensiero solenne su FB per cui di un'ex
chiesa non frega niente a nessuno, tutto
quanto si è detto e fatto è un'offesa ad Ugo Triolo, c'erano cose più
importanti di cui occuparsi. E' vero. Ma c'era pure un pezzo dell'identità di
Corleone messa in grave pericolo. Se davvero si vuole "risalire la china e ricostruire il
senso di comunuità", si può cominciare da qui: signore commissarie, per
favore, revocate la delibera e restituite la chiesa a sant'Andrea; modificate
il regolamento per fotografare Corleone, che se applicato in passato oggi ci
avrebbe impedito di avere le belle foto di Canzoneri e di Oliveri, che raccontano
com'eravamo nei primi del secolo scorso; deliberate di apporre una targa sul luogo
dove Triolo fu ucciso. Nel caso, non dimenticate di invitarmi.
Nonuccio Anselmo
Nessun commento:
Posta un commento