A sinistra: L'azienda; a destra: Rosario Dezio |
di PAOLO BORROMETI
La Polizia di Stato – Squadra Mobile e Commissariato di Vittoria – ha
sottoposto a fermo di Polizia Giudiziaria il Consigliere Comunale Rosario
Dezio (nato a Vittoria il 12.05.1977) per lesioni gravi. Dovrà
rispondere anche di sequestro di persona e porto d’armi. Rosario Dezio era subentrato in Consiglio Comunale al dimissionario Fabio Nicosia,
nonostante fosse già denunciato per sfruttamento della manodopera. Dezio era stato
eletto nella lista “Nuove idee”, collegata al Pd (e coordinata proprio
da Fabio Nicosia) ed è componente della segreteria del Pd cittadina.
La Procura della Repubblica di Ragusa ha chiesto la convalida del fermo
operato dalla Polizia di Stato ed il GIP, ravvisando positivamente i gravi
indizi di reato raccolti dagli investigatori della Squadra Mobile e del
Commissariato, ha applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari,
anche se non ha ravvisato il pericolo di fuga. Giorno 15 febbraio si presentava
un cittadino rumeno presso il Commissariato di Vittoria in quanto voleva
denunciare Dezio Rosario per averlo malmenato. In sede di denuncia riferiva che
altri due suoi connazionali si erano rifugiati presso un casolare abbandonato,
da lui utilizzato come dimora. Riferiva che i due connazionali poco prima della
denuncia erano stati nuovamente picchiati e portati via con la forza dopo
essere stati nuovamente feriti gravemente dal loro titolare.
Considerato quanto raccontato, gli uomini della Squadra Mobile e del
Commissariato si recavano presso il casolare per constatare la presenza di
persone ferite e prestare loro soccorso. All’interno non c’era nessuno e quindi
le ricerche sono state estese presso l’azienda agricola di Dezio Rosario.
Dentro una delle “abitazioni” fatiscenti ricavate presso l’azienda veniva
trovato nascosto sotto le coperte e dolorante in ogni parte del corpo, un
giovane rumeno che non proferiva alcuna parola in quanto era evidente fosse
terrorizzato. Il racconto del denunciante per quanto quasi incredibile iniziava
ad avere dei fondamenti di verità che piano piano andavano chiariti in ogni
parte.
Immediatamente veniva richiesto l’invio in ospedale dei tre rumeni per le
cure del caso.
Lo stesso Rosario Dezio, in modo spavaldo ammetteva di averli picchiati
perché li aveva sorpresi a rubare una bombola di gas, senza però aggiungere con
quali modalità lo aveva fatto.
Dalle brevi quanto accurate indagini è stato possibile appurare che due
operai della ditta, facendo molto freddo, decidevano in tempo di notte di
rubare una bombola di gas per riscaldarsi.
Mentre stavano effettuando il furto in uno dei magazzini presenti in
azienda, per altro a pochi passi dalle loro “abitazioni”, Dezio Rosario li
coglieva in flagranza. Uno di questi si nascondeva senza essere visto mentre
l’altro veniva brutalmente picchiato con il calcio di un fucile, pugni e colpi
di bastone.
Al fine di impartire la “giusta” lezione, Dezio Rosario imbracciava il
fucile (regolarmente detenuto) esplodendo alcuni colpi d’arma da fuoco allo
scopo di terrorizzarlo, il tutto mentre l’amico rumeno osservava dal suo
nascondiglio.
La vittima, mentre Dezio ricaricava il fucile, si dava alla fuga insieme al
compagno di lavoro lungo le serre. Dopo aver vagato per diverse ore in tempo di
notte, i due rumeni trovavano rifugio da un loro connazionale in un casolare
abbandonato. La mattina seguente una delle vittime chiedeva ad un amico di
portargli da mangiare perché stava morendo di fame. Il connazionale veniva
probabilmente seguito mentre portava il cibo da Dezio Rorsario e da un suo
collaboratore (anch’esso denunciato). Non appena all’interno del casolare, alle
spalle del connazionale con i viveri, faceva ingresso Dezio Rosario che
picchiava con un bastone tutti e tre i rumeni ferendoli in più parti del corpo.
Il suo accanimento era rivolto ad uno di loro, difatti gli altri due hanno
riportato lesioni guaribili in pochi giorni.
Al fine di continuare il pestaggio e quindi la “lezione”, Dezio Rosario
portava nuovamente in azienda i due operai contro la loro volontà. Colui che
era riuscito a nascondersi veniva malmenato e allontanato, mentre colui che era
stato colto in flagranza veniva chiuso all’interno di un garage, legato mani e
piedi e appeso ad una trave. Una volta reso inerme, Dezio Rosario lo picchiava
selvaggiamente con un bastone in legno, procurandogli lesioni guaribili in
almeno 45 giorni stante le fratture in più parti del corpo.
Il rumeno veniva letteralmente privato della libertà per almeno due ore,
tanto che Dezio dovrà rispondere di sequestro di persona oltre che delle
lesioni gravi. La vittima riacquistava la libertà solo perché un congiunto di
Dezio lo liberava, pur avendo anch’egli preso parte al pestaggio in concorso
morale, rafforzando i propositi criminali dell’odierno fermato.
Nelle more dell’attività d’indagine e dei lunghi (stante la gravità delle
lesioni) accertamenti sanitari, la Polizia di Stato ritirava le armi detenute
legalmente effettuando altresì diversi sopralluoghi presso il garage
dell’azienda dove era avvenuto il sequestro di persona e il pestaggio. Inoltre
sono stati effettuati sopralluoghi da parte della Polizia Scientifica presso il
casolare abbandonato dove si erano rifugiati i tre rumeni.
Non appena il nosocomio ha riferito della gravità delle lesioni riportate,
considerato che Dezio per paura delle conseguenze penali della condotta da lui
tenuta potesse allontanarsi dal territorio, gli uomini della Polizia di Stato
si sono subito messi alla ricerca individuandolo in auto. Dopo averlo
identificato, il pomeriggio del 15 u.s., Dezio Rosario è stato sottoposto a
fermo stante i gravi indizi di reato raccolti a suo carico, in particolar modo
per le genuine testimonianze delle vittime ed il materiale sequestrato a
seguito del sopralluogo della Polizia Scientifica, ovvero le corde utilizzate
per legare una delle vittime.
Per aver contribuito a vario titolo, in concorso con Dezio Rosario, alla
commissione dei reati sopra meglio descritti, sono stati denunciati altresì,
due congiunti del fermato ed un altro dipendente della ditta.
“La Polizia di Stato di Ragusa, grazie al coraggio di una delle vittime di
denunciare i gravissimi fatti subiti, ha potuto assicurare alla giustizia un
soggetto pericoloso. È fondamentale per gli uffici investigativi della Squadra
Mobile, creare un rapporto di fiducia con le vittime, così da poter raccogliere
fonti di prova a carico delle persone denunciate”.
La Spia.it, 20 febbraio 2018
Nessun commento:
Posta un commento