NICHOLAS KRISTOF*
Lo sappiamo tutti che il mondo sta andando a scatafascio. Di fronte al rischio
crescente di una guerra nucleare con la Corea del Nord, alla paralisi del
Congresso, alle guerre in Yemen e in Siria, alle atrocità nel Myanmar e a un
presidente che forse è uscito di testa, sareste giustificati se pensaste che il
2017 sia stato l’anno peggiore di sempre. Ma vi sbagliereste. Al contrario, il 2017 probabilmente è stato l’anno
migliore in assoluto nella lunga storia dell’umanità.
La percentuale della popolazione mondiale che soffre la fame, è in miseria
o non sa leggere o scrivere non è mai stata così bassa. La percentuale di
bambini che muoiono non è mai stata così bassa. Anche la percentuale di persone
sfigurate dalla lebbra, accecate da malattie come il tracoma o affette da altri
mali è scesa.
Tutte le volte che guardiamo inorriditi il circo della politica americana,
dobbiamo cercare di mettere le cose nella giusta prospettiva. Noi giornalisti
ci concentriamo sulle cattive notizie ( raccontiamo degli aerei che cascano,
non di quelli che decollano), ma lo sviluppo più importante di tutta la nostra
vita probabilmente è il contesto di generale progresso a livello mondiale.
Ogni giorno, il numero di persone in tutto il mondo che vivono in povertà
estrema ( quelli che guadagnano meno di 2 dollari al giorno) scende di 217.000
unità, secondo i calcoli di Max Roser, un economista dell’Università di Oxford
che gestisce un sito chiamato Our World in Data ( il nostro mondo in
dati). Ogni giorno, 325.000 persone in più hanno accesso all’energia elettrica.
E 300.000 persone in più hanno accesso a un’acqua potabile pulita.
I lettori, visto che racconto storie di guerra, povertà e violazioni dei
diritti umani, danno spesso per scontato che io sia un tipo malinconico, una
sorta di Ih-Oh (l’asinello di Winnie the Pooh) con la penna in mano. Ma la
verità è che sono una persona ottimista, perché ho assistito a un cambiamento
epocale.
In tempi recenti come gli anni ’ 60, la maggioranza degli esseri umani era
analfabeta dalla nascita e viveva nella miseria più estrema. Ora meno del 15
per cento della popolazione mondiale non sa leggere e scrivere, e meno del 10
per cento vive in povertà estrema. Tra altri quindici anni, l’analfabetismo e
la povertà estrema saranno quasi del tutto scomparsi. Dopo migliaia di
generazioni, questi fenomeni stanno, più o meno, svanendo alla vista.
Solo dal 1990 a oggi, le vaccinazioni, le cure per la diarrea, la
promozione dell’allattamento al seno e altre semplici misure hanno salvato la
vita di oltre 100 milioni di bambini.
Steven Pinker, il professore di psicologia di Harvard, analizza questi
progressi in un libro straordinario che uscirà il prossimo mese con il
titolo Enlightenment Now, in cui riepiloga i passi avanti che abbiamo
fatto in tutta una serie di parametri, dalla salute alle guerre, dall’ambiente
alla felicità, dall’uguaglianza di diritti alla qualità di vita. «Gli
intellettuali odiano il progresso » , scrive, alludendo alla riluttanza a
riconoscere questi avanzamenti, e io so che ci si sente a disagio a
sottolineare le cose positive in un periodo di grandi minacce a livello
globale. Ma questo pessimismo è controproducente e non fa altro che dare ancora
più potere alle forze dell’oscurantismo.
Il presidente Trump ha cavalcato questo scoraggiamento per arrivare alla
Casa Bianca. Quando parla di « tornare a far grande l’America » , professa una
nostalgia per un Eden perduto. Ma è davvero così? Se fossimo, per esempio,
negli anni ’ 50, gli Stati Uniti avrebbero ancora segregazione razziale,
poliomielite e leggi che proibiscono i matrimoni interraziali, il sesso
omossessuale e il controllo delle nascite. Gran parte del mondo allora viveva
sotto una dittatura, due terzi dei genitori avevano un figlio che moriva prima
del quinto anno d’età ed era un’epoca di stalli nucleari, smog densissimo,
guerre frequenti, limitazioni insopportabili per le donne e la peggiore
carestia della storia ( in Cina).
In quale momento storico preferireste vivere?
Francis Scott Fitzgerald diceva che la prova di un’intelligenza di prima
categoria è la capacità di intrattenere due pensieri contradditori nello stesso
momento. Provate con questi: il mondo sta registrando importanti progressi, ma
è anche esposto a minacce letali. Il primo pensiero dovrebbe darci la forza per
agire rispetto al secondo.
Sicuramente questo editoriale potrà suonarvi strano. Quelli come me, che
gli editoriali li scrivono per mestiere, stanno sempre a lamentarsi di questa
cosa o quell’altra, e ora me ne esco fuori io a dire che la vita è
meravigliosa? Il fatto è che per la maggior parte del tempo, e giustamente, ci
focalizziamo su quello che non va. Ma è importante anche, periodicamente, fare
un passo indietro. Il professor Roser osserva che non c’è mai stato un titolo
di giornale che diceva « La Rivoluzione Industriale è in corso » , anche se è
stata la notizia più importante degli ultimi due secoli e mezzo.
L’altro giorno ho ricevuto la visita di Sultana, una giovane afghana che
viene dal cuore dei territori talebani. Era stata costretta a lasciare la
scuola elementare, ma a casa aveva internet e questo le ha consentito di
imparare da sola l’inglese, e poi l’algebra e il calcolo con l’aiuto dei siti
della Khan Academy, del Coursera e dell’EdX. Senza uscire di casa, è passata
alla fisica e alla teoria delle stringhe, si è cimentata con Kant e ha letto
il New York Times, e ha cominciato a corrispondere per email con un
illustre astrofisico americano, Lawrence Krauss.
Ho raccontato la storia di Sultana nel 2016, e con l’aiuto del professor
Krauss e dei miei lettori Sultana ora studia all’Università statale
dell’Arizona per conseguire la laurea specialistica. È l’esempio vivente
dell’aforisma che dice che il talento è universale, ma le opportunità no. Il
senso del progresso globale è dare sempre più possibilità di fiorire a talenti
come il suo.
Quindi sì, certo, il mondo è un guazzabuglio pericoloso: quello che più mi
preoccupa è il rischio di una guerra con la Corea del Nord. Ma sono anche
fermamente convinto della necessità, una o due volte l’anno, di fare un passo
indietro e guardare il quadro d’insieme, per prendere nota dei progressi effettivi,
come ho fatto un anno fa quando ho scritto che il 2016 era stato l’anno
migliore nella storia dell’umanità; e spero tra dodici mesi di poter dare la
stessa buona notizia riguardo al 2018. La cosa più importante che sta
succedendo non è un tweet di Trump, ma le vite di bambini che sono state
salvate e i grandi passi avanti nella salute, nell’istruzione e nel benessere
degli esseri umani.
Tutti gli altri giorni di quest’anno, prometto di strapparmi i capelli,
singhiozzare e gridare indignato per tutte le cose che vanno per il verso
sbagliato. Ma oggi cerchiamo di non dimenticarci delle cose che vanno per
il verso giusto.
(Traduzione di Fabio Galimberti) © 2018 New York Times News Service
Pubblicato su La Repubblica, 8 gennaio 2018
*Nicholas Kristof è editorialista del New York Times dal 2001.
Ha vinto due premi Pulitzer.
L’ultimo suo libro pubblicato in Italia, scritto con Sheryl Wudunn,
è Metà del cielo
(Corbaccio, 2010)
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