Matteo Renzi e Rosario Crocetta |
E’ durissimo l’attacco che l’ex presidente della
Regione siciliana, Rosario Crocetta, sferra al PD di Renzi. A quanto pare il
segretario del PD gli aveva promesso la candidatura a Messina: “Invece lì Renzi
ha preferito schierare il rettore Navarra, nipote del capomafia di
Corleone. Quelli ormai sono i riferimenti del PD” E’
pesantissimo l’attacco che l’ex presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, sferra al PD e, in particolare,
al suo segretario nazionale, Matteo Renzi. Tema: la mancata candidatura dello
stesso Crocetta: impegno che Renzi non ha mantenuto. Le dichiarazioni di
Crocetta vengono riportare dal giornale on line, Libero
quotidiano.it, che le riprende dal Messaggero:
“Non mi sono mai fidato di Renzi. Gli ho scritto anche pochi giorni fa, mentre
faceva le candidature, un sms: sono in lista o no, me lo puoi dire? Sii leale.
Dal segretario però non è arrivata alcuna risposta”.
E pensare, rivela
Crocetta, che “mi ha offerto di tutto, senza che io chiedessi niente, quando ho
ritirato la mia lista dalle regionali siciliane, per favorire il PD”. Crocetta
avrebbe dovuto essere candidato a Messina. Invece è stato escluso, E qui arriva
l’affondo dell’ex presidente della Regione:Michele Navarra |
P.s. Ma dopo il
celebre ” #enricostaisereno” come ha fatto Crocetta a credere a Renzi?
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Michele Navarra: ecco chi è il capomafia citato da Rosario Crocetta
Raccontiamo che è stato Michele Navarra, indiscusso capo mafia di Corleone
negli anni ’50 del secolo passato. Una storia, la sua, che inizia nei primi del
‘900. E che si conclude con il suo assassinio avvenuto il 2 agosto del 1958
Commentando la sua esclusione dalle liste del PD per le elezioni politiche
nazionali del prossimo 4 marzo, l’ex presidente della Regione siciliana,
Rosario Crocetta, ha citato il grande capomafia della Sicilia degli anni ’50
del secolo passato, Michele Navarra.
A proposito della sua mancata candidatura a Messina, Crocetta dice: “Renzi
ha preferito schierare il rettore Navarra, nipote del capomafia di Corleone”. Il
riferimento è a Pietro Navarra, candidato del PD nella Città dello Stretto. Ma
chi è stato e che ha fatto Michele Navarra? E’ stato un grande capomafia di
Corleone, soppiantato alla fine degli anni ’50 da Luciano Liggio.
Michele Navarra era nato a Corleone nel 1905. Era il primogenito di otto
figli. La sua famiglia, nel paese, era piuttosto nota. Il padre insegnava
presso la scuola agraria e svolgeva anche la professione di geometra. Alcuni
dei parenti erano noti nel mondo della cosiddetta ‘Onorata società’: lo zio
materno del futuro capomafia si chiamava Angelo Gagliano, era un mafioso di
Corleone che verrà assassinato nel 1930.
Un’altra figura di spicco era il cugino di Michele Navarra, il mafioso
Angelo Di Carlo, che nella seconda metà degli anni ’20 era stato costretto a
emigrare negli Stati Uniti per sfuggire alla ‘guerra’ che il regime fascista
aveva dichiarato alla mafia, inviando in Sicilia il prefetto Cesare Mori,
passato alla storia come il “Prefetto di ferro”.
(Per la cronaca, Cesare Mori mise a ferro e fuoco interi paesi della
Sicilia per dare la caccia ai mafiosi: non a caso molti di loro emigrarono
negli Stati Uniti: ma quando il “Prefetto di ferro” toccò gli interessi della
‘Borghesia mafiosa’, Mussolini lo richiamò a Roma, perché anche durante il
ventennio fascista borghesia mafiosa e alcuni importanti personaggi del
fascismo in Sicilia erano la stessa cosa).
Le cronache dipingono un giovane Michele Navarra con un carattere ribelle
e, magari, un po’ spavaldo. Vero? Falso? Difficile dirlo. L’unica cosa certa è
che a scuola era bravo. Tanto che, dopo il diploma, si iscrisse all’università.
Aveva la passione per i ponti e le strade. Così si iscrisse a Ingegneria.
Ma la passione gli passò presto: lasciò Ingegneria per iscriversi in Medicina.
Si laureò nel 1929 in Medicina e Chirurgia.
Il suo primo incarico da medico fu come ausiliario durante il servizio
militare, a Trieste. Dopo alcuni anni passati fuori dalla Sicilia decide di
tornare nel suo paese natale per esercitare lì la professione di medico. E’ il
1942.
Fu una scelta presa in solitudine? Fu chiamato da qualcuno? Di questo si sa
poco. Si sa che, nel 1945, il cugino Angelo Di Carlo tornò a Corleone dopo aver
combattuto nella seconda guerra mondiale nei marines. E fu proprio il cugino a
indicare Michele Navarra come capo della locale cosca mafiosa.
Sin dalle prima battute il futuro capomafia rivela una grande attitudine al
comando di un mondo ‘complicato’. Si racconta che fu sua la decisione di fare
eliminare Liborio Ansalone, comandante dei vigili urbani di Corleone che, negli
anni della repressione del prefetto Mori aveva fatto arrestare numerosi
mafiosi.
Oltre che medico, Michele Navarra dimostra di avere una notevole attitudine
imprenditoriale. Ancora oggi tra le società della Regione siciliana c’è l’AST,
l’Azienda Siciliana Trasporti. Ebbene, questa società è stata fondata proprio
da Michele Navarra.
La società venne costituita dal capomafia e dal fratello: i trasporti
venivano assicurati grazie alla raccolta degli automezzi militari abbandonati
dall’AMGOT, il governo militare alleato. Di questa società si occuperà l’allora
giovane capitano dei Carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa, che sarà tra i
primi a segnalare l’ascesa al potere di Cosa Nostra di Navarra.
Per la cronaca, la società di trasporti dei Navarra verrà rilevata nel 1947
dalla Regione siciliana e prenderà per l’appunto il nome di Azienda Siciliana
Trasporti.
Navarra era medico condotto di Corleone, lavorava per l’INAM e anche presso
l’ospedale di Corleone.
Nel 1946 viene assassinato il direttore dell’ospedale di Corleone. E
Navarra va ad occupare il suo posto.
Negli ani del Separatismo Michele Navarra diventerà separatista. Ma durerà
poco, perché aderirà presto alal Democrazia Cristiana, diventando un grande
elettore di tre parlamentari nazionali molto in vista in quegli anni: Calogero
Volpe, Bernardo Mattarella e Salvatore Aldisio.
Il 10 marzo 1948 si perdono le tracce di Placido Rizzotto, segretario della
Camera del Lavoro di Corleone.
“Rizzotto – leggiamo su wikipedia – venne attirato in trappola da Pasquale
Criscione, suo compagno del sindacato, che faceva parte della cosca di Navarra.
Rizzotto aveva umiliato in pubblico Luciano Liggio: durante una rissa scoppiata
nella piazza centrale di Corleone, tra sindacalisti e uomini di Navarra, il
sindacalista aveva infatti osato sollevare Liggio e appenderlo all’inferriata
della villa comunale”.
Si racconta che un ragazzino di appena 13 anni, il pastorello Giuseppe
Letizia, aveva assistito all’uccisione di Rizzotto.
Il giorno dopo il ragazzo delirava. Fu portato all’ospedale dove,
evidentemente, dovevano già saperla lunga. A quanto pare il pastorello raccontò
quello che aveva visto: senza capirlo e volerlo, aveva segnato la sua fine.
Lo ‘curarono’ con un’iniezione: ma morì poche ore dopo, ufficialmente per
tossicosi, secondo altri sarebbe invece stato avvelenato.
La storia racconta di fratture insanabili tra Michele Navarra e un allora
giovane Luciano Liggio, anche lui di Corleone.
“Liggio – leggiamo su Wikipedia – aveva costituito un’altra società di
autotrasporti ed era entrato a far parte della vecchia società armentizia di
Piano della Scala. Aveva in mente di prendere parte alla costruzione della diga
che avrebbe irrigato oltre centomila ettari di terra. Era un grande progetto
che vedeva a capo il Principe di Giardinelli. Quest’ultimo era il
rappresentante del Partito Liberale Italiano alle elezioni del 1958. Nonostante
Liggio e i suoi, ai ferri corti con Michele Navarra, l’avessero aiutato nelle
elezioni, a spuntarla fu la Democrazia Cristiana grazie soprattutto a Michele
Navarra”.
Insomma, in politica Navarra era più bravo di Liggio. Che, però, scalpitava
e, benché giovane, non ne voleva sapere di obbedire a Don Michele Navarra.
Navarra, da parte sua, era contrario alla costruzione della diga. Per lui
non sarebbe stato un affare, perché avrebbe perso il controllo dei pozzi.
I due si scontrarono su altre questioni: per esempio, sul controllo del
territorio. Il ‘caso’ di Angelo Vintaloro fu la goccia che fece traboccare il
vaso.
Vintaloro aveva acquistato alcuni terreni dopo aver chiesto il ‘permesso’ a
Michele Navarra. Allora si faceva così. In teoria, Vintaloro avrebbe dovuto
essere ‘protetto’. Ma così non fu.
Una notte Liggio e i suoi amici gli distrussero la cantina. Navarra accusò
il colpo meditando a vendetta. Intanto era arrivato giugno e nessuno voleva
andare a mietere il grano di Vintaloro. Alla fine se lo rubvarono Liggio e i
suoi.
Con questo comportamento Liggio aveva messo in discussione il potere di
Michele Navarra: era chiaro che voleva prendere il suo posto.
Michele Navarra cercò di anticiparlo, provando a farlo ammazzare. Ma Liggio
e i suoi si mangiarono la foglia e si salvarono. Con quest’atto Michele Navarra
forse non si rese conto si aver firmato la sua condanna a morte.
Forse il capomafia pensava che Liggio mai e poi mai avrebbe attentato alla
sua vita. Ma si sbagliava.
Michele Navarra fu ucciso il 2 agosto del 1958 mentre rientrava a Corleone.
Era a bordo di una Fiat 1100 nera. Con lui c’era un giovane medico, Giovanni
Russo, completamente estraneo alla mafia, che gli aveva dato un passaggio.
“La Fiat 1100 – leggiamo su Wikipedia – venne crivellata di proiettili e
poi fatta scendere giù per una scarpata: vennero ritrovati 124 bossoli a terra,
94 proiettili nel corpo del capomafia. A sparare furono tre pistole
automatiche, un mitragliatore Thompson e un mitra calibro 6.35”.
Pagine molte belle sulla storia della guerra di mafia di Corleone le ha
scritte il giornalista Giuseppe Fava.
Da allora inizierà l’ascesa dei Corleonesi con due alleai storici di
Liggio: Totò Riina e Bernardo Provenzano. Ma questa è un’altra storia.
P.s.
La Corleone di oggi non ha nulla a che vedere con la Corleone di quegli
anni. Oggi Corleone è una cittadina molto bella con un’agricoltura di alta
qualità.
Time
Sicilia
1 commento:
Quindi, una pagina per non svelare il mistero principale: il candidato del PD è o non è il nipote di Michele Navarra? E ancora: anche se lo fosse, esistono affinità con la mafia da parte sua, o di suo padre? In caso non ci fossero elementi che possano accusarlo, è legittimo gettare l'ombra della mafia per un peccato di... discendenza?
Direttore, cerchi almeno Lei di fare una campagna elettorale qualificata e provi a raccontare i fatti con un po' più di precisione. Altrimenti l'antimafia diventa uno strumento di denigrazione, esattamente come la mafia
I.C.
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