La piantumazione dell'ulivo dedicato a Giuseppe Puntarello |
Palermo, 4
dicembre 2017 – Un alberello di ulivo alla memoria di Giuseppe Puntarello
piantato a Ventimiglia di Sicilia dai ragazzi delle scuole elementare e media.
Così la Cgil Palermo e l'amministrazione comunale hanno ricordato oggi la
figura del dirigente della Camera del Lavoro del paese ucciso il 4 dicembre del
1945, negli anni in cui la mafia assassinava i dirigenti sindacali per piegare
il movimento contadino in lotta per le terre.
Prima alle 10
la deposizione di una corona di fiori davanti alla sede della Camera del
Lavoro, intestata a Puntarello nel marzo scorso. Poi la piantumazione
dell'albero all'Ic “Don Rizzo” e le testimonianze di tantissimi studenti. Alla
commemorazione hanno partecipato Antonio Rini, sindaco del paese, il dirigente
scolastico Vincenzo Di Salvo, Antonella Azoti e Placido Rizzotto, figlia e nipote
di due sindacalisti uccisi, i nipoti Giuseppe Rizzo e Giuseppe Puntarello, Dino
Paternostro, responsabile dipartimento legalità della Cgil Palermo e Calogero
Guzzetta, della segreteria Cgil Palermo. GUARDA L'ALBUM FOTOGRAFICO
“Il preside ha
annunciato che da quest'anno inizierà nelle classi un lavoro di approfondimento
sulla storia dei sindacalisti uccisi dalla mafia in modo che si trasformi in
un'attività ricorrente e la memoria diventi patrimonio di tutti – dichiara Dino
Paternostro - E soddisfazione è stata espressa dai due nipoti, contenti che
dopo tanti anni di buio il ricordo del loro nonno stia diventando patrimonio
dell'intera comunità e dei ragazzi delle scuole, che potranno tramandarlo alle
generazioni future”. E' toccato al segretario Calogero Guzzetta spiegare ai
bambini delle elementari e ai ragazzini delle medie l'importanza del mestiere
del sindacalista. “Se urlate da soli la vostra voce è debole, insieme si
trasforma in boato e c'è più probabilità che le vostre richieste vengano
ascoltate ha detto Guzzetta - Questo significa stare insieme e alzare la voce.
E questo facevano Puntarello e gli altri: non andavano da soli a fronteggiare
la mafia ma stavano alla testa di un movimento in modo da farsi sentire”.
Guzzetta nel suo excursus si è soffermato anche sulla strage di Portella: “La
mafia in quella occasione uccise un bambino di 8 anni e una ragazzina di 12
anni. Non ebbe pietà nemmeno dei più piccoli”.
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