martedì, dicembre 12, 2017

MISTERI DI DICEMBRE: PIAZZA FONTANA E GOLPE BORGHESE

di PIETRO SCAGLIONE
La strage di Piazza Fontana segnò l'inizio ufficiale della strategia della tensione, finalizzata a destabilizzare la democrazia italiana per creare le condizioni per una svolta golpista e autoritaria. Il 12 Dicembre 1969, alle ore 16:37, una bomba esplose nella Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano, uccidendo 16 persone e ferendone altre 88. Secondo la magistratura fu una "strage fascista", organizzata "nell'alveo dell'organizzazione di estrema destra Ordine Nuovo"; secondo molti intellettuali, politici, sindacalisti e storici fu anche una "strage di Stato", con il coinvolgimento di apparati deviati istituzionali e repressivi. L'iniziale matrice anarchica fu un depistaggio per coprire la matrice nera: a farne le spese persone innocenti come l'anarchico Pietro Valpreda, arrestato ingiustamente e poi scagionato con tanto di scuse. Il tentativo di incastrare gli anarchici era a tali livelli che un sosia di Valpreda fu inviato sul luogo della strage per trarre in inganno i testimoni.


Un'altra vittima della strategia della tensione fu l'anarchico Pino Pinelli che volò dalla finestra della Questura di Milano, dopo che era stato fermato nell'ambito delle indagini su Piazza Fontana, nonostante fosse innocente: non si scoprirono mai i responsabili (diretti o indiretti) della morte del povero Pinelli.
Un anno dopo la strage di Piazza Fontana, nella notte dell'Immacolata del 1970, la democrazia italiana fu minacciata da un tentativo di colpo di stato che passò alla storia come il "Golpe Borghese", dal nome dell'ideatore, il principe nero Junio Valerio Borghese, animatore della XMas, la flottiglia della Repubblica di Salò intervenuta al fianco della Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel suo piano eversivo, Borghese coinvolse neofascisti, militari, 007, carabinieri, poliziotti, guardie forestali, colletti bianchi e boss mafiosi. Nell'ambito del Golpe era prevista la sospensione delle istituzioni repubblicane, l'arresto del Presidente della Repubblica dell'epoca, il socialdemocratico Giuseppe Saragat, e la cattura dell'allora Capo della Polizia, il prefetto Vicari.
Per fortuna, i golpisti (come in precedenza gli autori del Piano Solo) non raggiunsero i loro obiettivi e la democrazia fu salvata. Gli italiani non seppero nulla fino al 17 marzo del 1971, quando lo storico quotidiano comunista "Paese Sera" uscì in edizione straordinaria a titoli cubitali con la scritta: "Scoperto un complotto di estrema destra". Nei giorni successivi al clamoroso scoop di Paese Sera, la magistratura emise mandati di arresto contro il principe Borghese e contro altri noti estremisti di destra.
Ma perchè il Golpe Borghese fallì? Nei decenni successivi non si conobbero mai i motivi. Secondo alcuni pentiti, sarebbe stata la mafia a tirarsi indietro nelle ore più calde del tentativo di colpo di Stato.
In Sicilia, il Golpe Borghese fu collegato anche alla scomparsa del giornalista del quotidiano L'ORA, Mauro De Mauro. Il caso Mattei, la pista delle esattorie e il Golpe Borghese furono, infatti, le tre piste principali seguite dagli inquirenti per venire a capo del giallo di Palermo. De Mauro scomparve la sera del 16 settembre 1970, meno di due mesi prima dal fallimento del Golpe Borghese. Prima di essere rapito e ucciso, il valoroso giornalista aveva collaborato con il regista Francesco Rosi per la sceneggiatura del celebre film "Il Caso Mattei" ed aveva rivelato che era in possesso di uno scoop per il quale avrebbe vinto il Premio Pulitzer. Inoltre, tra le sue carte era stato trovato un appunto con la scritta "Colpo di stato continuato". A cosa si riferiva De Mauro? All'uccisione del presidente dell'Eni Enrico Mattei o al futuro Golpe Borghese? Oppure ad entrambi i misteri italiani?
Inquietanti furono le denunce del sostituto procuratore Ugo Saito e del commissario Boris Giuliano (poi ucciso nel 1979) riguardanti il depistaggio ordito tra gli apparati di Roma "con l'ordine di annacquare le indagini" imboccate dagli inquirenti di Palermo.
Nelle aule di giustizia furono numerosi i collegamenti tra il caso De Mauro e il Golpe Borghese. Nel volume "L'ORA delle battaglie" (scritto da Stefania Pipitone, pubblicato dalla casa editrice Mohicani Edizioni e dedicato alla storia del quotidiano L'ORA di Palermo) è citato un dossier esplosivo (e rievocato dai giudici della Corte di Assise di Palermo durante il processo) con rivelazioni scottanti del confidente Benedetto La Cara che, già negli anni Settanta, dichiarò che De Mauro e il procuratore Pietro Scaglione (assassinato il 5 maggio del 1971) furono vittime di un complotto ordito da alcuni esponenti “democristiani, monarchici e missini” in combutta con apparati deviati dello Stato, coinvolti nel Golpe Borghese (che secondo La Cara, Calderone e altri pentiti era stato smascherato proprio da De Mauro e Scaglione).

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