Maria Angela Madonia |
ALESSANDRA ZINITI
Maria Angela Madonia figlia, sorella e moglie di padrini: nove anni in
carcere, poi al timone temuta “ come un uomo”
Da una donna che brindava al suo matrimonio con il killer dagli occhi di
ghiaccio nel carcere dell’Ucciardone mentre Giovanni Falcone saltava in aria a
Capaci non ci si poteva aspettare altro. Figlia di boss, sorella di boss,
moglie di boss, nove anni in carcere come un boss, tornata libera due anni e
mezzo fa, il primo pensiero di Maria Angela Di Trapani non poteva che essere
quello di tenere alto i due nomi di famiglia, Di Trapani e Madonia, e andarsi a
riprendere le redini del mandamento di Resuttana.
Decisa e influente « come un uomo » , rispettata e temuta anche da chi, nei
ranghi di Cosa nostra, mal sopportava il ruolo direttivo di una donna, la
« gran signora » , come qualcuno la chiamava, è stata anche una capomafia
innovativa, pronta a introdurre, tra mille mugugni, lo stipendio minimo per la
sopravvivenza dei picciotti del clan: 500 euro cui aggiungere la percentuale
relativa alle attività criminali svolte per la “ famiglia”. Una « primazia
criminale», come la chiama il gip, quella di Maria Angela Di Trapani, che
mirava a una riorganizzazione della catena di comando del mandamento di
Resuttana, da sempre uno dei più potenti negli equilibri di Cosa nostra, regno
prima dei Di Trapani, poi dei Madonia, infine dei Lo Piccolo.
Non ancora cinquantenne, un figlio misteriosamente concepito in provetta
con il seme di suo marito detenuto all’ergastolo da prima del matrimonio
avvenuto all’Ucciardone il 23 maggio del 1992, Maria Angela Di Trapani, tornata
in libertà ad aprile del 2015 dopo avere scontato una condanna a nove anni
per associazione mafiosa e una sfilza di altri reati, negli ultimi due anni
avrebbe governato il suo mandamento dalla bella villa di contrada Cipollazzo a
Cinisi, suo paese natale, dove le microspie e le telecamere dei carabinieri
hanno subito immortalato la ripresa dei contatti ad altissimo livello con
esponenti di Cosa nostra e di riunioni convocate per gestire gli affari del
clan, a cominciare da quella più spinosa della reggenza. Affidata prima a
Giovanni Niosi, nonostante la macchia del patteggiamento in un’aula di
giustizia, dunque con la conseguente ammissione di colpevolezza, e poi azzerata
dopo un mese all’evidenza degli scarsi risultati di gestione ottenuti. « La
padrona di casa ha deciso di buttarlo a mare » , commentano esponenti del clan
intercettati dagli inquirenti. Maria Angela ha imparato sin da piccola come si
guida una cosca mafiosa. Il suo pedigree è di tutto rispetto: è figlia di
Francesco Di Trapani, l’anziano reggente di Resuttana, e sorella di
Nicolò, capo del gruppo di fuoco di viale Strasburgo. Nella stagione delle
stragi, il suo matrimonio con Salvino Madonia, uno dei figli del vecchio boss
Ciccio Madonia e killer di Libero Grassi, suggella l’alleanza tra due delle più
potenti famiglie del mandamento che dopo gli arresti e le condanne
all’ergastolo di tutti i vertici verrà affidato a quel Salvatore Lo Piccolo con
il quale Maria Angela, prima di essere a sua volta arrestata, interloquisce in
prima persona, portando ambasciate dentro e fuori il carcere, scambiando “ pizzini”,
concordando gestione di appalti ed estorsioni.
Alla «padrona di casa» andavano tremila euro al mese, ma era lei a
controllare lavori edili e racket del pizzo e ultimamente il monopolio dei
videogiochi e delle scommesse sportive. Donna di mafia, ma soprattutto donna
manager.
La Repubblica Palermo, 6 dic 2017
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