Un momento della commemorazione davanti alla sede della Cgil |
GIUSEPPE RIZZO
Ieri 4 dicembre 2017 a
Ventimiglia di Sicilia c’è stata la commemorazione di mio nonno Peppino
Puntarello, avvenuta nel 72° anniversario della sua morte per mano mafiosa. La
Cerimonia è cominciata con la deposizione di una corona di fiori davanti la
Sede della Camera del Lavoro, a Lui intitolata. La stessa è proseguita nel
plesso scolastico di Ventimiglia di Sicilia l’Istituto Comprensivo "Don
Rizzo", dove i ragazzi hanno piantato un alberello d'ulivo in ricordo di
mio nonno. È doveroso un ringraziamento ai ragazzi che hanno partecipato
all'evento attivamente, da veri protagonisti. Ringrazio il Dirigente scolastico
Prof. Vincenzo Di Salvo e i Docenti che hanno preso parte all'evento. Ringrazio
gli amici Antonella Azoti e Placido Rizzotto, per la loro testimonianza di
familiari di vittime di mafia. Un particolare ringraziamento va alla CGIL di
Palermo, nelle persone di Dino Paternostro e Calogero Guzzetta, per la fattiva
collaborazione nell'organizzazione dell'evento. Un sincero ringraziamento
all'Amministrazione Comunale: al Sindaco Antonio Rini, all'Assessora Maddalena Abruscato (sua l'idea
della piantumazione dell'albero) e agli altri componenti della Giunta
Municipale presenti. Ringrazio l'Arma dei Carabinieri e la Polizia Municipale
di Ventimiglia di Sicilia. Un caloroso abbraccio ai miei cugini, vicini e
lontani (ma vicini con il cuore) e agli amici presenti.
L'INTERVENTO INTEGRALE DI G. RIZZO
Oggi ci troviamo
qui riuniti per onorare la memoria di mio nonno Giuseppe
Puntarello,
ucciso dalla Mafia proprio il 4 dicembre di 72 anni fa. Questo momento
commemorativo segue quello del 25 marzo scorso, nel corso del
quale si è
apposta una targa, intitolandola a suo nome, alla sezione della CGIL di Ventimiglia,
a testimonianza del suo impegno sindacale, quale Segretario della locale Camera
del Lavoro, a favore dei più deboli e contro la prepotenza latifondista e mafiosa.
Fu ucciso per il suo impegno di dirigente del partito Comunista e di Segretario
della Camera del Lavoro. Si era trattato, di uno dei tanti omicidi che in quegli
anni la mafia compiva contro il movimento dei lavoratori agricoli.
Purtroppo,
non è il solo a cadere per mano mafiosa in quel periodo storico. Fra il 1944 ed
il 1948 vengono assassinati più di quaranta sindacalisti. L’elenco è lungo ma fra
questi vi sono i delitti di Nicolò Azoti (21dicembre 1946), segretario della
Camera del Lavoro di Baucina (Pa), di Accursio
Miraglia (4 gennaio
1947), sindacalista, segretario della Camera confederale circondariale
di Sciacca, la strage di Portella della Ginestra: 11 morti e 56 feriti (1° maggio
1947), contadini celebranti la festa del lavoro. Epifanio Leonardo Li Puma (2
marzo 1948), Sindacalista ed esponente del Partito Socialista Italiano,
capolega della Federterra di Petralia Soprana e di Placido Rizzotto (10 marzo
1948) ex partigiano, dirigente del Partito Socialista Italiano e Segretario
della Camera del Lavoro di Corleone, e del piccolo Giuseppe Letizia, che fu
ucciso dal mandante del delitto Rizzotto, il medico Michele Navarra, con
un’iniezione letale.
La Sicilia
fu la prima
regione in cui
si sviluppò, nel
secondo dopoguerra, un movimento di lotta contadino. Nel 1944 in
Sicilia entrarono in vigore i Decreti Gullo (comunista, ministro
dell’agricoltura del governo Badoglio), che per la prima volta riconoscevano la
dignità del lavoro ai contadini, riformando i patti agrari per cui la produzione
agricola doveva essere divisa
attribuendo il 40% al proprietario terriero e il 60% al contadino. Infine al
contadino veniva riconosciuto il diritto di ottenere in concessione le terre
incolte o mal coltivate degli agrari. Una vera e propria rivoluzione, in un
territorio in cui, secondo il censimento del 1936, i quattro quinti degli addetti all’agricoltura non possedevano neanche un pezzo di terra o
ne possedevano talmente poca da potersi considerare poveri. Dall'autunno del
1944. I latifondisti, dal canto loro, non volevano rinunciare ai loro secolari privilegi,provocando
la ribellione dei contadini e l’uccisione di parecchi sindacalisti a capo dei movimenti
contadini. Le agitazioni per l'applicazione dei decreti Gullo durarono fino al
1949 e innescarono un processo politico che portò alle riforme agrarie sia in
Sicilia che in tutta Italia.
Giuseppe
Puntarello nasce a Comitini il 14 agosto del 1892, figlio di Carmelo e Alfonsa
Alaimo. Nel 1932 si stabilisce a Ventimiglia di Sicilia dove aveva trovato lavoro
e una casa in via Garibaldi. Dalla moglie, Vincenza Samperi, ebbe cinque figli:
Carmelo, Alfonsa, Giuseppe, Matteo e Vincenzo. Nel 1939 dovette emigrare ad Asmara
(Eritrea), tornò due anni dopo. Nell'immediato
dopoguerra si distinse per il
coraggioso impegno in difesa del
movimento
contadino di Ventimiglia. Puntarello lavorava come autista della ditta INT e da
diversi anni ormai conduceva l'autobus che collegava il paese con Palermo, alternandosi
nella guida con un compagno di lavoro. All'alba del 4 dicembre 1945 il suo
collega, trovandosi “si disse” nell'impossibilità di andare a prelevare l'autobus
dall'autorimessa determinò la tragica e fatale
sostituzione;
di conseguenza Giuseppe Puntarello recandosi all'autorimessa al posto del
collega fu colpito alla testa, a colpi di lupara, da dietro (notizia appresa da
mia mamma, ovvero l’unica figlia femmina di mio nonno). Molti in quei giorni
dissero che l'obiettivo dei killer non era Puntarello, ma il suo compagno di lavoro.
La verità venne a galla qualche anno dopo.
Quando venne assassinato il figlio
più piccolo (mio zio Vincenzo) aveva dieci anni, la moglie Vincenza, 48 anni, rimase
senza pensione perché allora non c'era la legge sulla reversibilità. Dopo una
ventina di giorni la mamma di Giuseppe Puntarello (Alfonsa Alaimo), recatasi a
Ventimiglia di Sicilia per il tragico evento, morì di crepacuore. Il marito
(Carmelo Puntarello) a quel punto rimasto solo, si trasferì a Napoli dove viveva
il figlio Giacomo Puntarello, (che accompagnò mia mamma all'altare in occasione
del suo matrimonio con mio padre Filippo Rizzo avvenuto a Ventimiglia di Sicilia
in data 27/10/1955). Il figlio Matteo, sordomuto, venne portato in collegio; il
figlio Giuseppe, dopo
qualche anno venne
assunto al posto
del padre, ma successivamente si licenziò ed emigrò
prima in Brasile e poi negli USA.
Vorrei
concludere questo mio breve intervento esortando tutti voi ad essere sempre dalla
parte della legalità e contro ogni forma di sopraffazione. La cultura della legalità,
dell’accoglienza, della solidarietà si apprende prima di tutto a scuola. La famiglia,
chiaramente gioca un ruolo importante, ma è a scuola che si formano le coscienze,
che si preparano i ragazzi a diventare adulti. Concludo questo mio breve intervento
comunicando che il Comune di Palermo, con Determinazione Sindacale n.34 del 14
Aprile 2017, ha intitolato varie strade delle zone di Bonagia, Falsomiele e
Borgo Ulivia a sindacalisti e politici uccisi in quel periodo storico. Fra
queste strade, una è
intitolata alla memoria di Giuseppe Puntarello.
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