Un momento della commemorazione di Nicolò Azoti: parla la figlia |
La figlia Antonella: “Siamo tutti figli loro, sono stati uccisi
per una causa comune, il movimento dei lavoratori”.
Palermo 21
dicembre 2017 – Un albero di ulivo è stato piantato stamattina dalla Cgil
Palermo e dal dipartimento Legalità Cgil Palermo, davanti al cippo che ricorda
Nicolò Azoti, il segretario della Camera del Lavoro di Baucina ucciso il 21
dicembre di 71 anni fa, nella villetta a lui intestata in via Savonarola.
“Ricordare la nostra storia, ricomporre la memoria di tutti i figli della
resistenza del popolo siciliano è il nutrimento essenziale, la linfa vitale,
per tutte le iniziative che la Cgil porta avanti e che hanno al centro il
lavoro come valore - ha dichiarato il segretario generale della Cgil Palermo
Enzo Campo – Sono tanti i dirigenti sindacali uccisi, molti dei quali poco
noti, che ancora dobbiamo ricordare. Alcuni, come Antonella Azoti, hanno lanciato
un urlo per chiedere il riconoscimento della storia del proprio padre, ucciso
dalla mafia, altri non l'hanno voluto fare non accettando una realtà così
dolorosa, altri sono venuti ai funerali per la prima volta in pubblico dopo
decenni di oblio con i vestiti della festa. Noi proveremo a ricordare tutti”. GUARDA L'ALBUM FOTOGRAFICO
Alla cerimonia
sono intervenuti la figlia Antonella Azoti lo Spi Cgil, l'associazione Libera,
il centro Pio la Torre, l'Anpi, l'istituto Gramsci, il centro di documentazione
Peppino Impastato la cooperativa Placido Rizzotto, il movimento per la casa 11
luglio, i nipoti di Placido Rizzotto e Giuseppe Puntarello, altri due dirigenti
sindacali vittime della mafia. “Antonella Azoti è stata una testimone
importante, perché si è battuta per far sì che la memoria di suo padre venisse
riconosciuta - ha detto il responsabile del dipartimento legalità della Cgil
Palermo Dino Paternostro, ricordando i dirigenti e capi lega di quell'antimafia
sociale formata dal movimento dei lavoratori e dei contadini - Sono stati
tantissimi i caduti, sull'onda di una lunga strage al rallentatore, che ha
avuto come denominatore comune l'attacco al movimento dei lavoratori,
decapitando chi organizzava i lavoratori per la conquista dei diritti”. “Un
rosario infinito di morti che ha costretto nel lutto tantissime famiglie” - ha
aggiunto Antonella Azoti – Molti sono rimasti nel silenzio per difendere il
loro caro. Un silenzio che ha condannato anche me per 46 anni, e che un giorno
davanti all'albero Falcone ho voluto spezzare. Non era solo la mia storia che
volevo venisse ricordata. Mio padre, così come gli altri, sono stati uccisi per
una causa comune, per il movimento dei contadini. Siamo tutti figli
loro”.
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