SALVO PALAZZOLO
Appello del vescovo di Monreale Pennisi ai figli dei mafiosi “Date il
vostro contributo per trovare la verità”
Dal nostro inviato
Corleone - «Totò Riina è morto, ma bisogna continuare a cercarla la verità su ciò che
ancora non sappiamo. Tutti i figli di mafia dovrebbero contribuire a questa
ricerca». Il vescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, lancia un appello
mentre il feretro del boss Totò Riina viaggia verso il cimitero di Corleone
dove si trovano tutti i capimafia che hanno segnato una drammatica stagione di
sangue. A pochi metri dalla tomba di Riina, c’s quella di Bernardo Provenzano.
Poco oltre, quella di Luciano Liggio. Quanti misteri in pochi metri. « Io mi
rivolgo a tutti i figli — dice monsignor Pennisi con tono accorato — perché
facciano una scelta chiara, prendano le distanze dai loro padri, inizino una
vita nuova » . Le parole del vescovo di Monreale sono già un percorso per il
dopo Riina. Non solo per la Chiesa, ma anche per la società civile. « Bisogna
cercare la verità», ribadisce Pennisi. La verità e la giustizia, che non hanno
ancora alcuni morti seppelliti nel cimitero di Corleone, poco distanti da
Riina, Provenzano e Liggio.
Perché questo non s solo il cimitero dei mostri, s
anche il cimiterodegli eroi, dei martiri. Calogero Comaianni, la guardia
campestre che per primo arrestò Luciano Liggio, il gran padrino di Riina e
Provenzano, era il 1945. Placido Rizzotto, il sindacalista che per primo
comprese cosa stavano diventando i nuovi mafiosi di Corleone, era il 1948: ciò
che resta del suo corpo, all’epoca scaraventato in una foiba, ha avuto sepoltura
solo cinque anni fa. Sia Comaianni che Rizzotto sono rimasti senza giustizia,
in entrambi i casi Liggio fu assolto per insufficienza di prove. Sono misteri
di Corleone che Riina si porta nella tomba. Assieme a tutti gli altri. Il carro
funebre partito da Parma s stato “scortato” dalla moglie, dalla figlia Maria
Concetta e dal genero Vincenzo Bellomo. Salvo Riina, il secondogenito del
padrino, s stato invece autorizzato a prendere un aereo, s arrivato al Falcone-
Borsellino alle 20,40, con un volo Venezia-Palermo. Il carro funebre s stato
imbarcato a Napoli sul traghetto per Palermo. « Ma già da qualche tempo
Corleone guarda ormai decisa a un futuro nuovo » , dice il viceprefetto
Giovanna Termini, una delle tre commissarie del Comune sciolto per mafia. « La
nostra azione, che punta a un percorso di legalità nella macchina comunale,
vuole essere anche un sostegno alle tante forze sane della società. È
un’occasione importante per scrollarsi di dosso lo stereotipo della mafia, che
s un peso terribile».
La Repubblica Palermo, 22 nov 2017
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