Enzo Campo, segretario generale Cgil Palermo |
di Matteo Scirè
Chiuderà la manifestazione Maurizio Landini
La Cgil scenderà in
piazza la mattina di sabato 2 dicembre a Palermo e in altre quattro città
italiane (Roma, Torino, Bari e Cagliari) per dire no alle proposte di modifica
del sistema previdenziale avanzare dal governo. Concentramento alle ore 09.00
in piazza Francesco Crispi (piazza Croci). Da lì il corteo si muoverà per
raggiungere piazza Verdi dove chiuderanno la manifestazione il leader della
Fiom Maurizio Landini e, in collegamento da Roma, la
segretaria nazionale Susanna Camusso. Sui temi della protesta – dall’innalzamento automatico dell’età pensionabile
alla necessità di siglare un nuovo patto intergenerazionale – abbiamo
sentito il parere di Enzo Campo, segretario della Cgil di Palermo.
Negli ultimi decenni abbiamo assistito a diverse riforme del sistema
pensionistico e anche questa legislatura non fa eccezione. Eppure, come
sottolineate, i conti continuano a non tornane. Perché?
”I conti non tornano. Sul pacchetto pensioni il governo non ha mantenuto
gli impegni presi a ottobre 2016. Per questo sabato manifestiamo. Perché la
manovra di bilancio non dà risposte sui temi delle pensioni, del lavoro e dei
giovani. Perché il Governo ha totalmente disatteso la piattaforma sulla
previdenza, senza dare risposte ai giovani che hanno carriere precarie e
discontinue, alle donne che ancora oggi svolgono un lavoro di cura determinante
per la nostra società e perché non si fa redistribuzione lasciando l’onere del
debito pubblico sulle spalle di pensionati e lavoratori”.
Perché siete contrari all’innalzamento automatico dell’età pensionabile in
relazione alla crescita dell’aspettativa di vita?
Non è possibile che un lavoratore non sappia mai quando andrà in pensione.
Non si può credere che il lavoratore debba inseguire la pensione che nel frattempo
scappa via per effetto della crescita delle aspettative di vita. La nostra
proposta è quella di una flessibilità in uscita dal lavoro che assegni al
lavoratore la scelta di quando smettere di lavorare. Una flessibilità che debba
significare o il raggiungimento di 41 anni di contributi oppure una uscita per
età che si possa applicare fra i 62 e i 70 anni. Pensiamo che agire sulla leva
dell’innalzamento dell’età pensionistica e non su quelle dello sviluppo e del
lavoro possa solo produrre povertà e peggioramento delle condizioni
generale. Il nostro territorio palermitano è caratterizzato da una grande
quantità di lavoratori saltuari. Un esempio sono gli edili. Lavorano ad un
appalto per un periodo di tempo, poi vivono una pausa. Pause che nella situazione
attuali sono sempre più lunghe. Anche per questo il nostro territorio registra
una media pensionistica fra le più basse. In media il pensionato guadagna poco
più della minima, circa 600 euro. E’ una situazione insostenibile a fronte
della quale occorre fare qualcosa.
I sistemi pensionistici del passato hanno scaricato tutto il costo sui
giovani. Cosa bisogna fare per riequilibrare i rapporti tra vecchie e nuove
generazioni?
“Chi ha carriere discontinue e lavori precari, come migliaia di
giovani oggi, avrà pensioni da fame mentre noi chiediamo l’introduzione di un
meccanismo di garanzia per dare pensioni dignitose ai nostri giovani . La
strada da seguire, quella per cui ci battiamo, punta a garantire ricambio
generazionale, lavoro dignitoso, e un futuro previdenziale ai giovani.
I conti non tornano perché la manovra con la sua impostazione impedisce a
questo Paese di essere più giusto e agganciare una ripresa che miri a
redistribuire in favore di chi ha pagato la crisi in questi anni. Ovvero ai
pensionati, che hanno vissuto un ingiusto blocco degli adeguamenti, e ai
giovani che pagano una precarietà che li impoverisce ora, e soprattutto
domani. Per fare questo bisogna redistribuire le risorse ed ecco che
entra in campo il tema del lavoro nero. Tutta la produzione che viene
realizzata nel sommerso, sottrae risorse tanto al fisco quanto alla
contribuzione. Recuperare queste risorse permetterebbe di applicare la riforma
nel senso in cui noi la proponiamo. O quantomeno ci metterebbe certamente sulla
giusta strada”.
Palermo è una delle 5 città italiane nelle quali ci saranno le
manifestazioni. Un corteo da piazza Croci a piazza Verdi. C’è un messaggio
specifico che parte da Palermo?
“Palermo sarà una delle due città del Sud. L’altra piazza calda sarà quella
di Bari. Da Palermo parte un messaggio chiaro per il lavoro. Qui non si
chiedono privilegi ma diritti, si chiede lavoro perché il tema delle pensioni è
strettamente legato a quello del lavoro. in piazza non sentirete cori che
chiedono pensioni ma cori che chiedono lavoro, Secondo i dati resi noti dal
Comune il tasso di occupazione a Palermo è del 37% mentre il tasso di
dispoccupazione è del 25,1%. E’ chiaro che qualcosa non torna. Esiste quasi un
38% delle persone in età da lavoro che non risultano occupate e che non cercano
un lavoro. Se si sottrae una percentuale fisiologica di Neet rimane comunque
un’alta percentuale di persone che con grande probabilità svolgono lavori
completamente in nero. Questa è una situazione allarmante che vogliamo
denunciare”.
www.ilsicilia.it, 30 nov 2017
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