SALVO PALAZZOLO
Una nuova sfida attende la società civile, la scuola, la chiesa Serve
coinvolgere tutti, anche i congiunti dei mafiosi: non possono essere chiusi un
ghetto
«Abbiate il coraggio di salvare i vostri figli. Abbiate il coraggio di
cambiare». Pippo Cipriani, ex sindaco Pd di Corleone, guarda al dopo Riina e
rivolge un appello ai figli di mafia, tutti, nessuno escluso. «Bisogna aprire
una fase nuova per Corleone – dice – e solo tutti insieme potremo costruire una
comunità diversa».
Durante la sua sindacatura propose che venisse tolta la patria potestà ai
capimafia. Una proposta che fece discutere. È ancora valida, in questo momento?
«La mia proposta era più complessa. Partivo dal presupposto che bisogna
cercare di salvaguardare in tutti i modi i figli dei mafiosi. Ma non
pensavo a un esproprio. Piuttosto a un intervento fiducioso delle istituzioni,
per far conoscere ai ragazzi altre realtà».
Ora, si rivolge ai quei ragazzi diventati uomini e donne, che oggi sono
anche genitori.
«Quante tragedie hanno vissuto, quanti lutti. Dico a loro: cosa volete
lasciare ai vostri figli?».
Basterà per farsi ascoltare?
«Una sfida aspetta la società civile, la scuola, la Chiesa: bisogna
coinvolgere i figli di mafia, che non possono essere certo rinchiusi in un
ghetto. Piuttosto, bisogna ragionare sul percorso migliore per salvarli ».
Nei giorni della morte di Riina possiamo tranquillamente dire che
l’antimafia giudiziaria ha vinto. Possiamo dire altrettanto per l’antimafia
sociale?
«Credo che l’antimafia sociale e culturale non abbia ancora vinto la
sua battaglia, nonostante l’impegno di tante realtà. È mancato un impegno
complessivo per coinvolgere i figli di mafia».
Vede le risorse necessarie a Corleone per realizzare un grande percorso di
rinascita?
«Vedo davvero tante forze in campo, fra la gente comune. È necessario però
recuperare forza ed entusiasmo. Ad esempio, per coinvolgere nel percorso quei
familiari di vittime di mafia che non hanno mai chiesto giustizia, magari sono
andate anche via da Corleone. Quante vittime dimenticate, uccise dalla violenza
del gruppo Liggio, Riina, Provenzano».
Faccia un nome per tutti.
«Quello del vice pretore onorario Ugo Triolo, che era il simbolo della
giustizia a Corleone. Il prossimo 26 gennaio celebreremo il quarantesimo
anniversario del delitto nell’ambito di una serie di
iniziative organizzate dal Comune di Corleone e dalla prefettura di
Palermo».
Nel novero delle vittime dimenticate, ci sono anche alcune vittime non
proprio innocenti, erano uomini della fazione avversa a quella dei Liggio. Come
rapportarsi a questi casi?
«I figli non possono pagare le colpe dei padri. Anche con questi figli è
necessario intraprendere un percorso leale, per costruire una nuova Corleone».
Chi sono i soggetti del cambiamento in questo momento a Corleone?
«Innanzitutto, tante gente di buona volontà. Assieme all’associazione
Libera, alla scuola, a un pezzo della Chiesa. Un percorso importante lo stanno
facendo i commissari straordinari arrivati dopo lo scioglimento del Comune per
infiltrazioni mafiose. Corleone sta vivendo un momento difficile, ma pieno di
importanti novità».
La Repubblica Palermo, 21 novembre 2017
Nessun commento:
Posta un commento