di SALVO PALAZZOLO
Il direttore del museo di Corleone che ha avviato un
progetto archeologico in Congo intercettato dalla Finanza mentre parlava della
gestione di un giacimento d’oro con un manager legato al capomafia di Gela
Rinzivillo
Il professore Angelo Vintaloro, stimato archeologo, ha portato il museo civico di Corleone alla ribalta internazionale. Da anni, ormai, ha consolidato
un rapporto di scambio culturale con il governo del Congo. «La Sicilia migliore
— ribadisce in ogni sede — sta aiutando l’Africa a costruire un museo
internazionale». Ma, adesso, un’intercettazione della Guardia di finanza
racconta tutta un’altra storia. Dietro quella missione archeologica ci sarebbe
un vorticoso giro di affari poco puliti. Una storia sorprendente. Gli
investigatori del Gico di Roma stavano intercettando un imprenditore legato al
boss di Gela Salvatore Rinzivillo, Michele Bellanova, si sono imbattuti
nell’archeologo Vintaloro, che diceva: «Fino a dieci minuti fa mi sono sentito
là con il Congo e tutto procede bene... l’interesse di tutti è fare soldi e
prima possibile». E ancora: «Loro manco lo sanno che io sto facendo la carriera
e abbiamo aperto la miniera». Era il luglio 2015, parlavano della gestione di
una miniera d’oro. E il nome di Vintaloro è finito nel rapporto del Gico depositato
in questi giorni dalla procura di Caltanissetta agli atti dell’inchiesta su
Rinzivillo. Con una considerazione pesante da parte degli investigatori: dietro
quella miniera ci sarebbero gli interessi del boss di Gela che si muoveva con
grande disinvoltura a Roma.
Anche Vintaloro doveva avere avuto pesanti sospetti sul suo socio in
affari, perché gli diceva: «Michele, io non è che so dove tu... non è che so
dove tu prendi i soldi e manco te lo chiedo io. Mi mandate i soldi... ma non è
che io...». I dubbi di Vintaloro aumentarono quando gli giunse un messaggio
minaccioso, evidentemente i “soci” pretendevano di più dall’affare. E il
professore diceva al suo referente: «Allora ascoltami, io non è che ho paura di
lui perché gli spacco il culo io... questa è l’ultima telefonata che faccio per
parlare di queste cose e se qua arriva un altro messaggio o un’altra
storia del genere io non ti chiamo più e poi te la discuti tu con i congolesi».
Quel giorno, il professore provò a fare la voce grossa con i suoi interlocutori:
«Se arriva un’altra minaccia o un’altra cosa del genere non parlo più con
nessuno, che sia chiara questa cosa».
Ma che storia è questa? Uno stimato archeologo che spende il nome del museo
civico di Corleone per intrecciare rapporti culturali con il governo del Congo
e finisce per gestire un giacimento d’oro con strani soci, evidentemente
con il via libera delle autorità locali. Ieri, Repubblica ha cercato
Vintaloro al museo, lui si difende al telefono: «In Congo ho solo interessi
legati all’archeologia — spiega — Abbiamo aiutato a catalogare i reperti, li
stiamo aiutando a creare un museo a Kinshasa, è stato già individuato il
terreno. E stiamo anche lavorando a una mostra itinerante internazionale che
passerà anche da Palermo». Ma poi ammette, a proposito delle miniere
d’oro: «Negli anni scorsi ho fatto da intermediario per qualche amico
d’infanzia, cosa di poca roba: 1.000, 3.000 euro. Ma non è stata comprata
alcuna attrezzatura. Poi, non so se loro hanno continuato senza di me». E torna
a difendersi: «Non ho velleità di fare l’imprenditore, sono solo un archeologo
». Ma chi sono questi amici d’infanzia? Il professore non risponde. Di certo,
però, quando parlava con Bellanova diceva: «Ascolta, ti chiamavo
nell’amicizia e per l’affetto che io ho in te».
L’inchiesta su Rinzivillo promette sviluppi. Dopo l’arresto del boss e
della sua rete, le indagini della procura di Caltanissetta si concentrano
adesso sugli affari del vulcanico padrino. Nei giorni scorsi, si è tenuto un
vertice fra i magistrati che si occupano del caso (il procuratore aggiunto Lia
Sava e i sostituti Elena Caruso e Luigi Leghissa) con gli investigatori del
Gico di Roma e della squadra mobile di Caltanisetta che stanno ricostruendo la
mappa delle complicità attorno a Rinzivillo, il boss che diceva: «Il mondo è
così, corrotto è, corrotto morirà ».
La Repubblica Palermo, 25 ottobre 2017
Nessun commento:
Posta un commento