Tutto cio’ che accade
a Palermo, richiama la mafia, e tutto cio’ che e’ mafia riceve un’attenzione talvolta
spropositata. Siccome tutto questo ormai e’ un dato acquisito, va tenuto conto
che possa essere utilizzato per realizzare strategie di comunicazione mirata.
Quel che e’ accaduto qualche giorno fa – decine di striscioni che invocano
l’amnistia per tutti e rassicurano i “ristretti” che non saranno dimenticati –
altrove sarebbe passato inosservato, come una iniziativa di organizzazioni
umanitarie, invece nel capoluogo siciliano si arricchiscono di significati e
suscitano molte domande. Anzitutto sul luogo in cui la campagna per l’amnistia
e’ stata intensa, Borgo Vecchio, che non gode di buona fama per la presenza di
boss celebri, il tempo scelto per l’iniziativa (in carcere c’e’ un pezzo da
novanta, tale Tantillo, che ha deciso di collaborare), all’indomani di due
delitti di mafia, ed il mezzo (i manifesti, che precedono un corteo con
fiaccolata, il 22 settembre).
Andando indietro nel
tempo ricordiamo gli striscioni a favore di Matteo Messina Denaro, e la serie
di provocazioni che hanno avuto come bersaglio Giovanni Falcone, il cui busto
ospitato in una scuola e’ stato distrutto. Ebbene, il danneggiamento della
scultura ha suscitato un’onda mediatica in Italia che ha messo in sordina le
manifestazioni organizzate nel Paese per ricordare il 25esimo anniversario
delle stragi di Falcone, Borsellino e agenti di scorta. L’episodio, che tanti
giudicano una ragazzata di teppistelli, ha avuto un impatto piu’ forti delle
manifestazioni, spettacoli, iniziative assunte dalla televisione italiana.
Come’ possibile, ci si e’ chiesti, che nonostante l’audience straordinaria,
ottenuta dalla TV pubblica, nei programmi dedicati alla vita dei due magistrati
e degli agenti, il gesto dei teppistelli abbia innescato una sorte di flask
back negativo? Non e’ vero che Palermo, la Sicilia, si sia redenta, e che la
mafia e’ isolata, la societa’ civile si e’ svegliata, e la prepotenza, il
crimine, non puo’ contare alla complicita’ culturale di massa, se la figura di
Giovanni Falcone, martoriato dalla mafia, viene dileggiata e il magistrato
uccciso ancora una volta in effige?
Ci sono segnali che
sfuggono alla nostra comprensione ma che hanno rozzi registi? O i teppistelli
che popolano le periferie di Palermo e ruotano attorno all’odiatissima scuola
del quartiere, riescono a fare piu’ danno dei boss e piu’ audience degli
esperti di comunicazione di massa? Abbiamo la percezione, netta, che la
casualita’ non abbia spazio, ma questa percezione puo’ essere suscitata dal
bisogno di dare all’episodio un movente alto e di sospettare, dunque, che i
teppistelli, esecutori degli sfregi, ricevano ordini, suggerimenti, missioni da
compiere.
Torniamo ai manifesti
di Borgo Vecchio. L’attenzione e’ puntata sulla promessa – non vi dimentichiamo
– che segue la richiesta di amnistia. I picciotti che sono “ristretti” devono
sentire il calore delle “famiglie” , essere rassicurati, sapere di potere
contare su chi sta fuori. Questa rassicurazione tiene “buoni” quanti scalpitano
e chi non vede alternativa alla “collaborazione” per non morire in carcere. Certo,
c’e’ anche l’affollamento delle carceri, che l’amnistia potrebbe risolvere,
seppure attraverso una cura “sintomatica” temporanea. Ma i partiti e i
movimenti, alla vigilia di una campagna elettorale, non vogliono sfidare
l’opinione pubblica con un provvedimento impopolare. Non resta che agire in
proprio, a Borgo Vecchio, per lanciare alcuni segnali, nella speranza che la
politica raccolga l’appello ed i “ristretti”
non si lascino andare al punto da mettersi al servizio degli “sbirri”.
SiciliaInformazioni, 16 sett 2017
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