SALVO PALAZZOLO
I giovani sono più violenti e si sono staccati dai
vecchi Ognuno ha il suo sistema per rubare i portafogli. Da Padre Pio
all’Avvocaticchio hanno tutti un soprannome E se vengono scoperti scatta la
minaccia: “Guai se denunci”
Qualche giorno fa, un anziano ha urlato mentre le porte del 101 si stavano
aprendo: «Brutto borseggiatore, lascia stare quella ragazza, è mia nipote». E
il giovane borseggiatore, uno di quelli alle prime armi, è fuggito, lanciando
per terra un portafogli pieno di soldi. L’anziano ha fatto un balzo, ha
afferrato il bottino ed è fuggito pure lui. Mentre la povera vittima, una
turista americana, era come impietrita, non capiva cosa stesse accadendo.
In via Roma, a due passi dalla stazione centrale, vecchi e giovani con le
mani leste si contendono borse e tasche di turisti, di ragazzi, di donne. Senza
esclusione di colpi. «È un esercito di 40 persone», sussurra uno dei Falchi della
squadra mobile che corre in lungo e in largo per la città su una potente moto
enduro. «Ogni giorno è una guerra — sbotta — chiedetelo a chi è stato
appena accerchiato sull’autobus da quattro, cinque ragazzotti. Due ti
strattonano, uno ti sfila il portafoglio e un altro ti minaccia pure. “Guai a
te se denunci”». I giovani borseggiatori sono più aggressivi degli anziani.
Di buon mattino, i travet del 101 (Stazione — Stadio) si ritrovano dietro
alla vecchia edicola di piazza Giulio Cesare, o sotto gli alberi dove adesso ci
sono i taxi, oppure davanti alle bancarelle quasi all’incrocio con via Oreto. E
si formano le squadre di “lavoro”, ce ne sono ormai di affermate nel
settore, hanno nel curriculum decine di arresti. Quelli che arrivano da
Brancaccio, quelli di Ballarò e quelli di via Oreto. Hanno soprannomi che
sembrano usciti da un romanzo criminale:
Padre Pio porta sempre una collana al collo, col crocifisso o la
Madonna; l’Avvocaticchio indossa giacche eleganti; Testa di
capretto ha una faccia che non si dimentica facilmente, sfoggia un
orecchino a sinistra, sempre uno diverso; anche Pittbull ha lineamenti
molto marcati; Ciccio Salsiccia sembra un tranquillo maestro di scuola, fa
Salsiccia di cognome e pure dinciuria. Parlapulito potrebbe fare il
presentatore di talk show, per l’eloquio brillante che più di una volta ha
ingannato le sue vittime sull’autobus. Gente di mestiere.
«Una volta, uno dei vecchi borseggiatori mi disse: “Ispetto’, con questo
lavoro ci ho campato tre figli, e li ho pure sposati”». L’ispettore della
polizia ferroviaria Vincenzo Del Vasto li ha arrestati tutti i quaranta
borseggiatori di Palermo. «Una volta, per inseguirne uno mi sono rotto una
costola — racconta — ma poi lui mi ha mandato una lettera di scuse dal
carcere». Negli ultimi vent’anni, c’è stato davvero un gran via vai
nell’ufficio della squadra investigativa della Polfer, alla stazione centrale.
I vecchi del borseggio — Salvatore Romagnolo ed Enrico Bellacera, 57 e 52 anni
— continuano a vantarsi del- le loro gesta criminali. Un altro dei vecchi,
invece, ex Pip, ripete ad ogni arresto: «Io lo faccio solo per passione». La
passione per le pinzette da chirurgo, i vecchi lavorano ancora così per
“sfilare” i portafogli dalle borse. Qualcuno ha tramandato il mestiere. Luigi
Rasa, che ha 66 anni, ha trasmesso il suo know how al figlio Federico, che di
anni ne ha 45 anni, sotto la supervisione scientifica del fratello Salvatore.
Qualcuno ha preferito spostarsi dalla stazione centrale a piazza
Indipendenza, il percorso arabo-normanno e il bus verso Monreale hanno
aperto un nuovo mercato per il borseggio.
Qualcuno ha proprio cambiato carriera, dal borseggio è finito dritto allo
spaccio di droga, sotto l’egida del clan Lo Piccolo. Ma è stata un’eccezione.
Tutti gli altri hanno preferito restare nel settore, e anzi quando vengono
scoperti si fermano subito e confessano pure. Conviene così, per evitare un’accusa
di resistenza. Se tutto va bene, il giorno dopo sono già liberi, in attesa
del processo. Proprio come diceva Salvatore Romeo, il borseggiatore su
Facebook: non era solo una beffa, la sua, ma un’amara realtà. La sanzione del
carcere arriverà solo dopo anni, e anche in questo caso la scorciatoia è dietro
l’angolo: si chiama «cumulo delle pene», che consente un ulteriore sconto. E se
la condanna totale è inferiore ai tre anni si può sperare di non andare in
carcere. «Una corsa senza fine », allarga le braccia uno dei “Falchi”.
Ma l’intensificazione dei controlli disposti dal questore Renato Cortese
ha portato comunque a un aumento degli arresti. Alla stazione centrale è stato
raggiunto anche un bel record: «Qui nessun borseggio — dice Lidia Passarello,
dirigente della polizia ferroviaria — e adesso l’attenzione è massima per il
capolinea del 101; a volte, anche una piccola distrazione, per sistemare una
valigia, può rivelarsi fatale».
La Repubblica Palermo, 10 settembre 2017
La Repubblica Palermo, 10 settembre 2017
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