SALVO PALAZZOLO
Corleone, per la prima volta una cartella di
riscossione dei tributi destinata ai familiari del capo dei capi che però non
hanno accettato la notifica del messo inviato nei giorni scorsi dai commissari
straordinari
CORLEONE. Il messo inviato dai commissari del Comune ha bussato alla
porta di casa della famiglia Riina, in vicolo Scorsone, e ha mostrato una
cartella di pagamento. Non era mai accaduto. Il Comune di Corleone che chiede
ai Riina il pagamento della tassa dei rifiuti, e pure gli arretrati di tre
anni, 1.000 euro in tutto. Un affronto. E, infatti, nessuno dei Riina ha voluto
neanche prenderla quella cartella. U zu Totò, il patriarca della
famiglia e di tutta Cosa nostra, era lui che imponeva le tasse – sul commercio
e sugli appalti – non le pagava di certo. E come lui, anche altri boss.
A Corleone, le famiglie di mafia non hanno mai pagato i tributi dovuti al
Comune. L’ultimo sindaco, che si vantava di essere antimafia, aveva addirittura
assegnato la riscossione dei tributi a una società gestita dal cognato di un
padrino. Tari e Imu venivano chiesti a tutti, tranne che ai mafiosi e ai loro
parenti. In realtà, anche qualche politico locale non pagava.
Ma da un anno, ormai, il sindaco dell’inedito condono tombale per i boss,
Leoluchina Savona, non siede più in Municipio, il consiglio dei ministri ha
sciolto l’amministrazione comunale per infiltrazioni mafiose. E a Corleone sono
arrivate tre commissarie: Giovanna Termini, Rosanna Mallemi e Maria Cacciola.
Sono loro ad aver firmato gli avvisi di pagamento per i Riina e per tutti
gli altri morosi eccellenti, i Provenzano, i Lo Bue, i Grizzaffi, famiglie di
mafia che non rappresentano solo un drammatico passato, ma anche un presente
carico di insidie, gli eredi di Totò Riina puntano alla riorganizzazione. Nel
segno delle tradizioni.
Ma di certe tradizioni che piacevano tanto ai mafiosi al Municipio di
Corleone non ce ne sono più. Uno dei primi atti della nuova gestione è stato il
licenziamento del dipendente comunale che era diventato il nuovo reggente
della cosca, i summit li organizzava nel suo ufficio, allo stadio. Poi, è
arrivata la costituzione di parte civile ai processi, al Comune di Corleone i
boss erano ancora intoccabili fino a qualche mese fa. Pure le case confiscate
ai mafiosi dalla magistratura e dalle forze dell’ordine sembravano una zona
franca. Anche questa è stata spazzata via, il prefetto di Palermo Antonella De
Miro ha mandato le forze dell’ordine per fare gli sgomberi. Un’altra cosa
normale, che però nessuno aveva mai fatto a Corleone. E, adesso, nella
palazzina tolta ai Lo Bue sono stati trasferiti alcuni uffici comunali.
Nella Corleone finalmente città normale adesso ci sono dei regolamenti per
l’assegnazione dei finanziamenti, per la gestione della mensa scolastica e per
gli incarichi legali. Nella passata gestione, le cosche erano infiltrate
persino nella pasta degli scolaretti, ogni affare è buono se porta soldi
alle casse dei clan. È la rivoluzione silenziosa di Corleone, l’antimafia delle
persone competenti. Un passo dietro l’altro. Priorità, aprirsi al cittadino.
Ora, l’ufficio tributi e l’ufficio relazioni con il pubblico non sono più
arroccati in cima al vecchio palazzo comunale senza scale. Sono stati
trasferiti a piano terra. Un’iniziativa normale in un municipio finalmente
normale, dove adesso si fanno assemblee con i cittadini. In uno degli ultimi
incontri si è posto il problema della villa comunale, che restava aperta
solo al mattino dopo alcuni casi di vandalismo che avevano danneggiato
l’impianto di illuminazione: questa estate, i commissari hanno messo in campo
un gruppo di custodi, e la villa comunale è rimasta aperta fino a mezzanotte.
Un’altra cosa normale. Negli ultimi tempi, a Corleone, c’è stato anche un boom
di turisti: venivano tutti risucchiati nel curioso mafia-tour di un’agenzia che
aveva sede, non si comprende a che titolo, in un locale del Comune. Il locale è
stato già liberato. A Corleone è davvero in corso la rivoluzione
delle cose normali.
La Repubblica Palermo, 12 settembre 2017
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