L'Internazionale socialista - Arturo Toscanini
Il 25 Maggio 1944 Arturo Toscanini diresse un concerto di
beneficenza per la Croce Rossa al Madison Square Garden di New York.
CARO Augias, il 25
maggio del 1944 — esattamente settantatré anni fa — Arturo Toscanini diresse un
concerto di beneficenza per la Croce Rossa al Madison Square Garden di New York
che aveva l'intento di celebrare la liberazione dell'Italia dal fascismo
sanguinosamente in corso in quei mesi.
Gli
Alleati arriveranno a Roma il 4 giugno, la liberazione del Paese si completerà
il 25 aprile dell'anno successivo. In questo concerto il grande direttore
inserì L'Internazionale, in un'esecuzione subito messa al bando dalla censura
degli Stati Uniti, già avviati alla guerra fredda. Invito tutti ad andarlo ad
ascoltare su Youtube, dove basta scrivere semplicemente "Toscanini
l'Internazionale". Il breve filmato è, per me, commovente: non solo per il
suo significato politico, ma anche — sotto il profilo dell'arte della direzione
d'orchestra — per la straordinaria essenzialità del "gesto" di
Toscanini, così lontana dai balletti ginnici cui si abbandoneranno poi molti
direttori affetti da mania di protagonismo e di esibizionismo, non escluso —
ahimè — lo stesso Leonard Bernstein, che subentrò al grande esule italiano nel
cuore e nelle frequentazioni musicali degli americani.
Luigi
Lunari — luigi.lunari@libero.it
SONO
andato su Youtube come consigliato da Luigi Lunari e ho scoperto l'esecuzione
strepitosa di uno degli inni musicalmente più felici mai composti. Dico dal
punto di vista musicale prima che politico. Come la Marsigliese,
l'Internazionale sa unire alla baldanza che qualunque inno deve avere, una
struttura melodica ben congegnata e versetti che, nella versione italiana, suonano
decorosi, cosa che negli inni raramente succede, a partire proprio dalla
Marsigliese che in certi versetti pericolosamente barcolla. Si dirà che è colpa
del momento e dello scopo per cui venne composta, cosa verissima, però ad
ascoltarla oggi — se si prescinde dalla melodia — l'effetto può essere
imbarazzante, per esempio quando viene eseguita in occasione di un incontro
franco-tedesco. Fortuna vuole che le parole non si capiscano bene perché si
parla di "feroci soldati" che vengono a stuprare donne e a uccidere
bambini e si tratta proprio degli (allora) esecrati soldati d'oltre Reno. Belle
invece, sempre nella versione italiana, le parole dell'Internazionale:
«Compagni avanti, il gran Partito noi siamo dei lavoratori. /Rosso un fiore in
petto c'è fiorito una fede ci è nata in cuor. / Noi non siamo più
nell'officina, entro terra, dai campi, al mar / la plebe sempre all'opra china
senza ideale in cui sperar. / Su, lottiamo! l'ideale nostro alfine sarà
l'Internazionale futura umanità!». Toscanini — ormai alla vigilia degli 80 anni
— esegue da par suo: gesto sobrio, secco, impositivo, ritmo gagliardo. Ci ho
anche visto un di più d'energia per esempio quando dà l'attacco alle
percussioni, ma forse il mio è un pregiudizio sapendo quanto il vecchio maestro
detestasse il fascismo dopo l'aggressione subita (Bologna, maggio 1931). Il
concerto era in onore del compositore Giuseppe Martucci, il regime gli chiese
d'aprirlo con Marcia reale e Giovinezza, lui rifiutò, venne malmenato da una
squadraccia. Lasciò l'Italia e non vi rimise più piede fino a quando la guerra
non fu terminata.
Lettere:
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IL TESTO DELL'INTERNAZIONALE
Compagni, avanti! Il gran Partito
noi siamo dei lavorator.
Rosso un fiore in noi è fiorito
e una fede ci è nata in cuor.
Noi non siamo più nell'officina,
entro terra, nei campi, al mar,
la plebe sempre all'opra china
senza ideale in cui sperar.
Su lottiam!
L'Ideale nostro alfine sarà,
l'Internazionale, futura umanità!
Su lottiam!
L'Ideale nostro alfine sarà,
l'Internazionale, futura umanità
Un gran stendardo al sol fiammante
innanzi a noi glorioso va,
noi vogliamo per esso giù infrante
le catene alla libertà!
Che giustizia venga, noi vogliamo
non più servi, non più signor!
Fratelli tutti esser vogliamo
nella famiglia del lavor.
Su lottiam...
Lottiam, lottiam, la terra sia
di tutti eguale proprietà,
più nessuno nei campi dia
l'opra ad altri che in ozio sta.
E la macchina sia alleata
non nemica ai lavorator;
così la vita rinnovata
all'uom darà pace ed amor!
Su lottiam...
Avanti, avanti, la vittoria
è nostra e nostro è l'avvenir;
più civile e giusta, la storia
un'altra era sta per aprir.
Largo a noi, all'alta battaglia
noi corriamo per l'Ideal:
via, largo, noi siam la canaglia
che lotta pel suo Germinal!
noi siamo dei lavorator.
Rosso un fiore in noi è fiorito
e una fede ci è nata in cuor.
Noi non siamo più nell'officina,
entro terra, nei campi, al mar,
la plebe sempre all'opra china
senza ideale in cui sperar.
Su lottiam!
L'Ideale nostro alfine sarà,
l'Internazionale, futura umanità!
Su lottiam!
L'Ideale nostro alfine sarà,
l'Internazionale, futura umanità
Un gran stendardo al sol fiammante
innanzi a noi glorioso va,
noi vogliamo per esso giù infrante
le catene alla libertà!
Che giustizia venga, noi vogliamo
non più servi, non più signor!
Fratelli tutti esser vogliamo
nella famiglia del lavor.
Su lottiam...
Lottiam, lottiam, la terra sia
di tutti eguale proprietà,
più nessuno nei campi dia
l'opra ad altri che in ozio sta.
E la macchina sia alleata
non nemica ai lavorator;
così la vita rinnovata
all'uom darà pace ed amor!
Su lottiam...
Avanti, avanti, la vittoria
è nostra e nostro è l'avvenir;
più civile e giusta, la storia
un'altra era sta per aprir.
Largo a noi, all'alta battaglia
noi corriamo per l'Ideal:
via, largo, noi siam la canaglia
che lotta pel suo Germinal!
Arturo
Toscanini
Arturo
Toscanini era nato a Parma il 25 Marzo 1867 ed è morto a New York il 16 Gennaio
1957. In questi giorni, dunque, se n’è ricordato tanto il centocinquantenario
della nascita quanto il sessantenario della morte. Toscanini è stato uno dei
più grandi ed acclamati direttori d’orchestra a cavallo tra il XIX ed il XX
secolo.
Formatosi al
conservatorio di Parma, sua città natale, studiò fin da ragazzino violoncello e
composizione, diplomandosi nel 1885 con lode. È noto che a soli 19 anni,
diresse la prima dell’Aida al Teatro di Rio de Janeiro interamente a memoria.
Da questo episodio iniziò la sua fama mondiale.
Sulla sua
carriera di musicista è già stato scritto tanto. Noi vorremmo ricordarlo per la
dimostrazione di coraggio che dette nel periodo fascista. Quasi nessun
intellettuale italiano, tra quelli rimasti in patria, resistette alla pressione
del regime. Volenti o nolenti, quasi tutti accettarono di lustrare le scarpe a
Mussolini, cercando sotto le ali del regime fascista un comodo rifugio. Basti
ricordare, in campo musicale, Pietro Mascagni, che aderì al partito fascista
nel 1932 o, nel campo della letteratura e della poesia, non solo i casi più
noti di Marinetti e D’Annunzio, ma anche quelli di Ungaretti e Pirandello, che
si iscrisse al partito all’indomani dell’assassinio di Matteotti.
Toscanini,
si sottrasse al tentativo di chi voleva farne una “gloria” dell’Italia
fascista. Direttore della Scala di Milano, si rifiutò di dirigere la prima di
Turandot se in sala ci fosse stato Mussolini.
Inevitabilmente,
la sua fermezza lo portò allo scontro più diretto con i fascisti. Il 14 maggio
1931, al Teatro Comunale di Bologna si doveva tenere un concerto diretto da
Toscanini. Essendo presenti il ministro Costanzo Ciano e il gerarca locale
Leandro Arpinati, fu chiesto al Maestro di far eseguire dall’orchestra la
Marcia reale e “Giovinezza” prima di iniziare il concerto. Toscanini si rifiutò
e fece per lasciare il teatro. Ad attenderlo fuori c’era un gruppo di fascisti
che lo insultò e lo aggredì fisicamente. Uno di loro lo schiaffeggiò. È da
sottolineare che, secondo Indro Montanelli, lo “schiaffeggiatore” era Leo
Longanesi, al quale si continua ancora oggi ad attribuire la qualifica di
“intellettuale ribelle”. Quando il Maestro fuggì verso il proprio albergo, fu seguito
da una squadraccia capitanata dal “federale” Mario Ghinelli che gli intimò di
lasciare la città se voleva rimanere incolume. E Toscanini lasciò non solo la
città, ma l’Italia, decidendo di non dirigere nessuna orchestra nel proprio
paese finché al potere ci fossero stati il fascismo e la monarchia. Il 19
maggio, l’Assemblea regionale dei professionisti e artisti dell’Emilia Romagna
diffuse un comunicato nel quale si deplorava “il contegnoassurdo e
antipatriottico” di Toscanini.
Nel 1933
rifiutò seccamente la direzione del prestigioso festival Wagneriano di
Bayreuthche gli era stata offerta con una lettera personale da Hitler. Nel
dicembre 1936, con un gesto di grande importanza simbolica, senza alcun
compenso e pagandosi il viaggio a proprie spese, andò a dirigere a Tel Aviv il
concerto inaugurale di un’orchestra interamente ebraica. Nel 1938, con
l’Austria divenuta ormai una provincia del Reich hitleriano, abbandonò anche il
festival di Salisburgo. Nel 1939 lasciò l’Europa e si rifugiò negli Stati Uniti.
Per
apprezzare meglio la tempra dell’uomo, bisogna ricordare che in quegli anni
nessuno dava per scontato che i regimi fascisti sarebbero crollati. Sembrava,
anzi, specie dopo la sanguinosa vittoria di Francisco Franco contro la classe
operaia rivoluzionaria spagnola, che l’Europa fosse destinata a subire per
decenni il tallone di ferro delle dittature naziste, fasciste o nazionaliste.
Segnalarsi per un atteggiamento risolutamente antifascista e schierarsi a
fianco degli ebrei contro i loro persecutori e aguzzini poteva avere, secondo
l’esito delle vicende storiche, una conseguenza tragica per chi lo faceva.
Arturo Toscanini, al contrario della maggioranza degli intellettuali italiani, lo fece. Einstein gli scrisse in una lettera: “Il fatto che esista un simile uomo nel mio tempo, compensa molte delle delusioni che si è continuamente costretti a subire”.
Arturo Toscanini, al contrario della maggioranza degli intellettuali italiani, lo fece. Einstein gli scrisse in una lettera: “Il fatto che esista un simile uomo nel mio tempo, compensa molte delle delusioni che si è continuamente costretti a subire”.
Oggi lo
ricordiamo non solo per il grande direttore d’orchestra che fu, ma anche per
l’esempio di coerenza e di coraggio che seppe dare e per il disprezzo nei
confronti del servilismo di fronte ai potenti.
R.C.
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