Geraldina (col micr.) e Giulia Cipolla |
Pubblichiamo l'intervento pronunciato da Geraldina Cipolla (l'ha scritto insieme alla sorella Giulia), nipote di Nicola, al funerale laico dello scorso 1 agosto alla Camera del lavoro di Palermo. Il ricordo di un nonno-nonno, ma particolare come lo era Nicola: esuberante, allegro, pieno di curiosità e di voglia di vivere.
GERALDINA e GIULIA CIPOLLA
Vogliamo condividere alcuni dei momenti che
hanno caratterizzato maggiormente il nostro rapporto con il nonno. Questo
ricordo quindi non investe la sfera della politica, racconta il punto di vista
dei nipoti e come potete immaginare avere lui come nonno è stata una festa, un
privilegio raro. Io e mia sorella Giulia, le prime due nipoti femmine, ci
chiamava le prille, prilla uno e prilla due e poi i bar ragioni, i nipoti
maschi Nicola e Ruggero, e dopo diversi anni Emanuele ed Enrico, i nipoti
piccoli, oggi grandi, che gli hanno rinnovato l’allegria per la presenza dei
bambini che lui amava tanto. Ma noi non eravamo gli unici nipoti perché nostro
nonno aveva tanti nipoti, tutti i giovani che ha incontrato sul suo percorso,
per citarne solo alcuni Dario, Stefania, Marco, Sergio, Giusto, per non parlare
di Antonella Leto ed Anna Bucca, sempre affettuosissime. Si interessava della
vita politica di tutta la sua grande famiglia non tralasciando nulla neanche le
elezioni dei rappresentanti di istituto delle scuole, lo si sentiva dire con
orgoglio: “all’Umberto sono saliti due dei nostri!”.
Il nonno amava fare tutte quelle cose
improbabili che solo i nonni possono fare: ci portava a Mondello a mangiare la
pasta con le vongole e a lanciare a mare le bottiglie di vetro che trovavamo
sulla spiaggia (in barba alla sua vena ambientalista); con grande gioia ci
portava al circo, per cui nessuno di noi ha mai nutrito una forte passione, ci
faceva fare la foto con babbo natale, la befana, i carri coi cavalli e in
generale ci faceva fare tutte le cose che si fanno fare ai bambini con grande
divertimento. E di tutti questi momenti conserviamo, oltre ai ricordi, delle
foto bellissime con lui sorridente come un bambino. Ma più di ogni altra cosa
con lui abbiamo viaggiato per l’Europa e imparato il piacere dell’arte, della
cultura e della scoperta. In estate prendeva la macchina e partiva da solo, poi
ci incontravamo in un punto prestabilito di una Capitale europea e continuavamo
insieme il viaggio. Oltre all’immancabile gita sul battello in caso di città
con fiume, mete privilegiate erano sempre i musei: uno dei suoi quadri
preferiti era “La battaglia di San Romano” di Paolo Uccello, un trittico
conservato tra Londra, Parigi e Firenze, ovviamente ci ha portato a vederli
tutti e tre; si era prefisso di vedere tutti i 37 quadri di Vermeer e
naturalmente ci è riuscito e noi grazie a lui li abbiamo visti quasi tutti.
Parigi era una città che amava molto e specialmente per il Louvre, il corridoio
di arte italiana lo conosceva meglio di casa sua, mio zio dovrebbe avere una
foto di lui che solo davanti alla Gioconda occupa tutto lo spazio disponibile
per ammirarla con alle spalle un muro di giapponesi. A Roma immancabile la
tappa a San Luigi dei Francesi per vedere il Caravaggio e i Musei Vaticani che
aveva scoperto di poter prenotare on line saltando la fila. La scorsa estate
non ha voluto rinunciare a rivedere il Duomo di Cefalù nonostante i 40 gradi e
le scale ripide. Dopo i fatti del G8 di Genova, a cui lui ovviamente ha
partecipato facendo tutti i cortei, mio padre e i miei zii non hanno più avuto
sue notizie per giorni, salvo poi ricevere una telefonata di mio nonno che
contentissimo comunicava che aveva fatto un salto da Genova a Parigi per andare
a vedere il Louvre. Indimenticabile anche la telefonata da Cuba, dove mio nonno
era andato da solo e per un banale raffreddore era stato ricoverato in
ospedale. Ha chiamato per comunicare che non lo facevano ripartire, ma che il
servizio sanitario cubano era uno dei migliori al mondo. La telefonata successiva
fu la seguente: “Giuseppe sono a casa, sono a Lisbona”. Di anno in anno la
preoccupazione comune era che non potesse più viaggiare, ma lui trovava sempre
soluzioni per eludere i piccoli limiti dell’età: ad esempio quando veniva a
Roma chiedeva l’assistenza in sedia a rotelle dall’aereo fino al trenino per
poi invece muoversi in città da solo con i mezzi pubblici ed era sempre
divertente vedere le facce del personale addetto quando alla fine del percorso
lui si alzava dalla sedie a rotelle, prendeva il suo bastone e si metteva alla
testa di un corteo. E di manifestazioni con il nonno in effetti ne abbiamo
fatte tante: tra le più memorabili, oltre a Genova, il Social Forum a Londra
del 2004, quando ha fatto il pugno chiuso fra le guardie della regina con lo
sgomento dei turisti. Alle manifestazioni di Roma per l’acqua pubblica nostro
nonno, con l’inseparabile Antonella Leto, partiva alla testa del corteo, si
fermava poi in un punto strategico e rimaneva fino alla fine per vedere chi
c’era e chi mancava dei nostri. Nostro nonno aveva fame di tutto, informazione,
cultura e anche di cibo… a Roma non perdeva occasione per mangiare i carciofi
da Giggetto al ghetto, le puntarelle e l’abbacchio mentre ci parlava del suo
libro, dello sbarco in Sicilia degli americani. E a fine cena arrivava puntuale
il commento del personale del ristorante: “a signorì, ma questo è uno che va
ascoltato, c’ha tanto da di’!”. E noi lo ascoltavamo sempre con molto piacere e
non solo perché era impossibile interromperlo, ma perché parlava di tutto ed
era sempre aggiornatissimo e su temi nuovi sempre urgenti. In anni non sospetti
iniziava a dirci che stava succedendo qualcosa di gravissimo con gli
allevamenti dei bovini nutriti con farine animali; qualche anno dopo scoppiò il
caso mucca pazza. Certamente nostro nonno era laico, ma anche noi avevamo i
nostri riti a cui lui teneva tantissimo: - La notte di natale, la messa a
Monreale per vedere la chiesa illuminata; - La palma intrecciata e il rametto
d’ulivo a tutti i nipoti per pasqua; - I soldi dei dentini poi diventati buste
per natale e compleanni; - la cassata obbligatoria per ogni compleanno e festa
comandata; - mai coca cola a tavola e usare durante i viaggi il Mc Donald
rigorosamente solo per andare in bagno. Ma il rito per eccellenza era iI pranzo
della domenica. Sotto i tavoli di Franchino, Il cotto e il crudo, abbiamo tutti
iniziato a gattonare. Lo vedevamo mangiare e parlare di politica con grande
passione. Lo amavamo tutti moltissimo, ma il posto accanto a lui non era il più
ambito, perché usava mettere nel tuo piatto le cose che non gradiva e nello
stesso tempo prelevare senza chiedere permesso tutto quello che gli piaceva.
Guardando la tavolata con tutti i nipoti e i figli con ampio gesto di mano
diceva: “bellissimi!” e ovviamente il più bello era sempre quello assente. Ci
teneva tutti uniti con la sua voglia di fare e vivere le cose a pieno, con la
sua passione e la sua curiosità e ci ha insegnato che se puoi vedere un museo,
leggere i giornali, intervenire, aggregare gente, informarti, stare dentro le
cose che accadono nel mondo, allora stai già vivendo con pienezza la tua vita.
Ciao nonno, ti vogliamo bene
Giulia e Geraldina Cipolla
nipoti di Nicola Cipolla
nipoti di Nicola Cipolla
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