Anna Bucca, presidente del Cepes |
Il discorso commemorativo pronunciato stamattina da Anna Bucca a Palermo, nei locali della Camera del lavoro, per ricordare Nicola Cipolla
Non
è semplice essere qui oggi a ricordare Nicola Cipolla, che ci ha lasciato solo
due giorni fa. Non
è semplice perchè non è mai semplice dare l'addio a una persona cara,
carissima, indipendentemente dalla sua età, e quella di Nicola, quel patrimonio
dei suoi 95 anni vissuti intensamente e con passione politica, è di tutto rispetto. Non
lo è perchè forse tutti avevamo cominciato ad abituarci all'idea che fosse
quasi una creatura immortale, dopo che lo avevamo visto reagire con vigore a
due rotture di femore, già ultranovantenne, e a qualche altro antipatico
acciacco.
Non
lo è perchè Nicola era sempre in movimento, al lavoro e alla lotta – lo
possiamo dire a voce alta-, sempre instancabile nel progettare seminari e
convegni, articoli e libri (ancora fino al mese scorso partecipava al direttivo
del Cepes e lavorava a due pubblicazioni), instancabile nel rilanciare
confronti e discussioni a sinistra, nel ribadire con la sua consueta
cocciutaggine la necessità di riflettere collettivamente e fare di più su tante
cose, dalle energie rinnovabili alla conversione ecologica, ai cambiamenti
climatici, dalla smilitarizzazione del territorio alla riutilizzazione a fini
civili dell'aeroporto militare di Sigonella, dalla centralità del Mediterraneo
alla dismissione del Muos di Niscemi.
Ma
non è facile forse anche perchè questo luogo da cui oggi lo salutiamo, il
sindacato, casa sua, che lo aveva visto protagonista nei suoi anni di militanza
giovanile e più matura e che aveva ospitato 5 anni fa la celebrazione pubblica
dei suoi 90 anni, avrebbe dovuto accogliere lo scorso mese un incontro di
Nicola con il direttivo della Camera del Lavoro, un'occasione per celebrare
simbolicamente la donazione alla CGL di Palermo di parte consistente del suo
archivio e dell'archivio del Cepes, un patrimonio di memoria e di riflessioni sull'economia, sulla
politica, sulla società.
Non
avevamo più potuto organizzare l'incontro a luglio, anche per le non ottime
condizioni di salute di Nicola, e avevamo rimandato il tutto a settembre.
Troppo tardi.
Non
si può fare un ritratto esaustivo di Nicola
in pochi minuti, non gli renderebbe giustizia.
Nicola è stato, ha fatto e ha rappresentato molte cose:
sindacalista, protagonista negli anni 50 delle lotte per la terra insieme a Pio
La Torre, e con lui ideatore negli anni 80 del Cepes, associazione rosso-verde
diretta con passione per 35 anni.
Parlamentare regionale, senatore e eurodeputato, uomo di sinistra.
Militante in mezzo alla gente, sempre in prima fila nelle battaglie
per la smilitarizzazione, per l'acqua pubblica, l'ambiente e i beni comuni, la
difesa dei diritti dei più deboli e la tutela dei valori della costituzione.
Attento e curioso osservatore dei fenomeni sociali economici e
politici, e - pur nelle spigolosità del
suo carattere - sincero interlocutore
dei compagni e delle compagne più giovani, punto di riferimento per la
formazione politica di chi ha attraversato e permeato, a Genova, a Firenze e in
giro per il mondo, il movimento di milioni di persone che chiedevano globalizzazione dei diritti e
un mondo diverso, possibile e necessario.
L'ho detto e scritto altre volte, voglio ripeterlo anche in questa
occasione.
Se penso a lui e cerco di sintetizzarlo in poche immagini, me ne
vengono in mente due.
La prima: Nicola a Genova durante le manifestazioni contro il G8, il 20 luglio 2001, su un passaggio sopraelevato, a guardare sfilare sotto il corteo dei disobbedienti che partiva dal Carlini, con gli scontri già in atto: testardo come sempre, non aveva nessuna intenzione di spostarsi da lì. E credo che se non avesse avuto 79 anni e un'andatura già incerta, sarebbe anche sceso a sostenere i manifestanti.
La prima: Nicola a Genova durante le manifestazioni contro il G8, il 20 luglio 2001, su un passaggio sopraelevato, a guardare sfilare sotto il corteo dei disobbedienti che partiva dal Carlini, con gli scontri già in atto: testardo come sempre, non aveva nessuna intenzione di spostarsi da lì. E credo che se non avesse avuto 79 anni e un'andatura già incerta, sarebbe anche sceso a sostenere i manifestanti.
La seconda: Nicola incontrato nell'ottobre 2004 all'aeroporto di
Londra. Entrambi diretti agli incontri del Forum Sociale Europeo, io insieme a
compagni e compagne di movimento, lui al braccio delle sue nipoti, fiero di
essere al contempo nonno e guida politica.
Questo è per me, per molti, Nicola.
Piedi ben piantati in quella stessa terra che aveva difeso negli
anni '50 e sguardo rivolto al futuro. La
terra e la libertà.
Capacità di guardare lontano politicamente, nella dimensione
pubblica, e profondo affetto e attaccamento verso la sua famiglia, nella
dimensione privata.
E' ai suoi familiari, ai figli Giuseppe, Gaetano e Ettore, alle
nipoti e ai nipoti da lui adorati, che voglio porgere il mio più affettuoso e
sincero abbraccio. Tutti noi oggi perdiamo un riferimento importante, ma nella
quotidianità del vivere a loro verrà meno una
parte ancora più grande. Anche se faremo di tutto per onorarne la
memoria attraverso le forme che lui avrebbe amato e su cui ci aveva già fatto
prendere diversi impegni: la riflessione e la pratica, i convegni da
organizzare e l'azione politica, la memoria storica da preservare e
attualizzare.
Ma
Nicola credo sia stato anche, forse sopratutto, un uomo di profonda e radicata
cultura. Instancabile lettore, appassionato di pittura, non so onestamente se
amasse la poesia. Però vorrei salutarlo proprio con dei versi, nella speranza che
li possa comunque apprezzare.
Sono
parole note di Nazim Hikmet, poeta e drammaturgo turco, comunista come Nicola.
“La vita non è
uno scherzo.
Prendila sul serio come fa lo scoiattolo,
ad esempio, senza aspettarti nulla dal di fuori o nell’al di là.
Non avrai altro da fare che vivere.
La vita non è
uno scherzo.
Prendila sul serio ma sul serio a tal punto
che messo contro il muro,
ad esempio, le mani legate o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli altri uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo che nulla è più bello,
più povero della vita.
La vita non è
uno scherzo.
Prendila sul serio ma sul serio a tal punto
che a settantanni, ad esempio, pianterai degli ulivi,
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte, pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.”
Palermo, 1 agosto 2017
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