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Questo argomento scientifico è molto delicato
perché dopo nove anni di ricerche svolte nella Repubblica Democratica del
Congo, soprattutto attraverso i reperti conservati (molto bel conservati)
presso l’Istituto dei Musei Nazionali (equiparata ad una nostra Soprintendenza
Culturale), sono stati evidenziati molti dati inediti e prorompenti che
obbligano il mondo scientifico a rivedere il panorama scientifico riferito
all’origine ed evoluzione dell’uomo.
Perché vengono fuori solo adesso questi dati
? Fino al 2001 in Congo-Kinshasa vi era in atto una sollevazione popolare di
assestamento politico dopo che quattro anni prima era stato deposto e cacciato
il Dittatore Mobutu, per cui frequentare
quel Paese era assolutamente improponibile, ancor di piu’ per motivi
strettamente archeologici che non interessavano a nessuno in loco. Il mio amico
Prof. Jospeh Ibongo, oggi Direttore dell’Istituto dei Musei Nazionali, mi
racconta che i colonizzatori (belgi in testa) saccheggiarono di continuo il
patrimonio artistico congolese lasciando solo 45.000 reperti oggi custoditi nei
magazzini dello stesso Istituto e solo in piccolissima parte esposta nell’unica
sala del Museo. Ho impiegato due anni per riuscire ad accedere a detti reperti
in quanto i congolesi diffidano sempre dell’uomo bianco che loro chiamano
“occidentali” e prima di farti addentrare nel loro mondo bisogna avere
accordata una fiducia che tenea sempre a fare tutto insieme a loro.
Durante le prime due Missioni, nel 2008 e
2010, ci fecero visionare solo i reperti nei magazzini che poco o nulla avevano
a che fare con l’archeologia. Si tratta infatti di maschere, piroghe, armi,
vasellame, statue ed oggetti in legno inquadrabili dal 1500 in poi. Alla nostra
richiesta se esistessero reperti preistorici ci è stato risposto un secco NO ! Ad
un certo punto mi viene una folgorazione, avevo intuito una sfumatura e cioè
che fino a quando vai nei Paesi africani e soggiorni negli hotel loro
percepiscono il fatto come un volere mantenere le distanze tra bianchi e neri
ed allora nel 2010 ho affittato una casa in quartiere popolare, vivendo con
loro. E’ stata la carta vincente. Da quel momento in poi si sono aperti ad ogni
rapporto di fiducia e per prima cosa mi fecero entrare in un magazzino dove
erano ammassati i reperti litici riferibili all’evoluzione umana. Poi mi
conducono all’Università dove c’era la restante parte in una stanza con delle
vetrinette vetuste dove era anche collocata una mappa dove un tizio (monaco ?)
negli anni ’30 ritrovò quei reperti tutti collocabili alle piu’ antiche fasi
dell’evoluzione umana.
La scoperta è sensazionale ! Tutti hanno
sempre taciuto tutto ciò probabilmente perché la colonizzazione prima e il
regime poi non ne autorizzarono la divulgazione o magari per qualche altra
ragione che adesso ci sfugge. Ma erano lì ! Mi ritrovavo davanti a qualcosa che
mai avrei pensato di vedere: la possibilità di riscrivere la nascita e le
dinamiche della piu’ antica storia dell’uomo In un attimo ho visto che la
“Culla della vita” si ampliava oltre i normali confini della Gola di Olduvai
nella Rift Valley lambendo tutto il Fiume Congo fino allo sbocco nell’Oceano
Atlantico. E’ ampiamente conosciuto ed accettato che in Africa riconosciamo la
nostra origine come umanità. A tal proposito, le scoperte archeologiche, come
quelle di Olduvai e come pure il DNA archeogenetico, ricerca le esposizioni
che, senza alcun dubbio, confermano che
i nostri antenati hanno fatto le loro esperienze primarie in Africa
Centrale e da lì si sono mossi verso la
colonizzazione dell’intero pianeta.
Comunque questa importante storia
dell’umanità e il ruolo dell’Africa nel telaio degli studi storici ed
archeologici è lontana dalla relativa potenzialità reale. Ancora è attestato
scorrettamente che questo è un continente “senza storia”. Questa idea ancora
presente fra alcuni eruditi e nei grandi
settori degli studiosi è basato sull’assenza di conoscenza circa la storia antica dell’Africa. E’
assolutamente errato che l’Africa non ha la relativa dinamica storica sparsa in
una biodiversità ampiamente diffusa. Quando gli eruditi avevano disegnato la
loro attenzione verso alcune delle regioni africane investendo il loro tempo,
le risorse, le intelligente nuove ed i piani di azione profondamente storici
sono entrati nell’immagine che ci mostra le tracce di civilizzazione antica,
sviluppata nella memoria e sepolta sotto la polvere dei millenni e dei secoli.
Ciò era il caso del Sahara, del Sudan, dell’Africa orientale e dell’Africa
Sud-Centrale.
Pensiamo che sia tempo di avvicinarsi alla
storia dell’Africa che osserva ad altre regioni di questa parte larga di continente
quale l’Africa centrale. Qui desideriamo applicare l’ultima metodologia di
ricerca archeologica, nel lavoro di campo e nell’elaborazione delle annotazioni
e degli oggetti. Vi è la possibilità concreta di rilevare una transazione in
lungo e in largo di questa zona che sicuramente otterrà risultati importanti.
Oltre alla direttrice del Fiume Congo molti reperti provengono anche
dall’Angola, dal Burundi, dal Rwanda e dal Katanga (Provincia del sud-est
congolese).Tutto ciò stravolge l’attuale conoscenza in materia rimettendo in
gioco tutto, financo la parte riguardante l’emigrazione dell’uomo in Europa ed
Asia.
I reperti conservati a Kinshasa possono essere benissimo equiparati
a quelli ritrovati nella Rift Valley. Gli amici archeologi ed antropologici
congolesi che mi hanno guidato mi raccontano che molti di quei reperti litici
sono stati ritrovato nel sottosuolo dell’attuale Kinshasa ed in particolare nei
pressi di un ponte vicino lo stadio e nell’area denominata di Kalina da dove
emergono numerosi chopper e bifacciali in perfette condizioni di conservazione.
Anche gli studiosi congolesi mi fanno notare che l’evoluzione e la dinamica
dell’antropizzazione delle aree del Paese
è stata sempre soggetta ai cambiamenti climatici che ha spinto sempre i
numerosi gruppi umani ad emigrare anche in aree inesplorate. Appare chiaro che
il Fiume Congo e i Ad ogni periodo pluviale o glaciale i sedimenti lacustri si
innalzavano ad un livello superiore sugli argini per poi abbassarsi durante la
fase intermedia, cosicché questa lunga evoluzione ciclica è rimasta negli
strati geologici quale testimonianza diretta. Questi ritrovamenti complicano
ancor di piu’ il dibattimento tra gli studiosi che avvalorano il Monocentrismo
(origine unica dell’uomo) e quelli che invece credono nel Policentrismo
(pre-ominidi sparsi in territori diversi che si sono evoluti separatamente per
giungere poi ai prototipi dei quattro gruppi della specie umana).Inoltre
l’approfondimento del dello studio dei reperti e dei siti del Congo darà
un’ulteriore spinta in merito al mistero dell’evoluzione umana riferita ai
Neandertaliani.
Si è fermata l’evoluzione o ha costituito
l’antenato dell’Homo sapiens ? Soltanto quest’ultimo si separa nettamente dal
gruppo delle scimmie. Paradossalmente i Neandertaliani hanno subito forti
cambiamenti climatici e quindi di ambiente, soggiacendo ad esso perché troppo
ancorati al territorio mentre il Homo Erectus era meno specializzato e quindi
meno condizionato dall’ambiente, per cui è riuscito a sopravvivere
nell’evolversi dell’ambiente in cui viveva.
Quindi che cosa è l’adattamento per
invenzione se non l’intelligenza ? Il primo fattore decisivo di questa
evoluzione ha dovuto essere la stazione eretta permanente. Nell’area di Matadi,
tra Kinshasa e l’Oceano Atlantico, vi sono numerosi insediamenti in grotta e
alcune aree, di vasta estensione, dove vi sono centinaia di incisioni rupestri.
Altre ricche aree sono state localizzate
nelle Regioni di Lubumbashi, Kolwezi, Kasai e Shaba. Qualche studioso mi
parla anche di alcuni reperti analizzati al Carbonio 14 collocabili tra 40.000
e 50.000 anni fa. Chiaramente ci troviamo in presenza di una gran messe di dati
ancora tutti da studiare ma quello che appare certo è che l’inizio e
l’evoluzione umana passa anche da questa parte dell’Africa Centrale e non con
casi sporadici bensì con una presenza forte e costante in quasi tutta l’area
congolese.
PRIMO STUDIO DEI REPERTI LITICI
Secondo i seguaci di Darwin le quattro
“categorie” del processo evolutivo sono le seguenti:
1) Austrolopitecine
(una qualunque delle varie forme di Australopithecus)
2) Homo habilis
3) Homo Erectus
4) Homo Sapiens
Al di là del dibattimento, sempre acceso tra
gli studiosi, sulla successione delle quattro “categorie” e sulla posizione
eretta o meno di ognuno di loro bisognerebbe iniziare lo studio qui anche
perché rappresenterebbe un elemento comparabile a quanto ad oggi sono le
risultante provenienti dall’Olduvai.
PROBABILE COLLOCAZIONE
Olduvaiano
Sono i più antichi che si conoscano e sono
costituiti da schegge e ciottoli taglienti (chopper) prodotti da Homo habilis e
probabilmente anche da Australopithecus garhi. Questo tipo di scheggiatura nasce in Africa
circa 1,5 milioni di anni fa e rimase invariato per circa 700.000 anni. Il
fatto che la tecnologia olduvaiana non abbia conosciuto innovazioni per un
periodo di tempo così lungo confermerebbe la mancanza di linguaggio tra le popolazioni dell’epoca.
Acheuleano
Facies del Paleolitico inferiore che inizia
in Africa orientale intorno a 1,5 milioni di anni fa. Gli strumenti sono
bifacciali associati a uno strumentario su scheggia con tipi abbastanza
diversificati, tale facies è nota nel continente asiatico e in Europa, dove
perdurò da circa 700.000 anni fino a circa 150.000 anni fa.
Paleolitico
Il Paleolitico viene ulteriormente diviso in
tre periodi:
Paleolitico inferiore che va da 2.000.000 di
anni fa a 100.000 anni fa;
Paleolitico medio che va da 100.000 anni fa a
35.000 anni fa;
Paleolitico superiore che va da 35.000 anni
fa a 10.000 anni fa.
Nel Paleolitico inferiore comparve l'Homo
habilis e successivamente l'Homo erectus.
Nel Paleolitico medio viveva l'Homo sapiens
mentre nel Paleolitico superiore l'Homo sapiens sapiens.
OGGETTI
VISIONATI ALL’ISTITUTO DEI MUSEI NAZIONALI
E ALL’UNIVERSITA’ DI KINSHASA
Chopper
(utensile)
La prima specie del genere Homo in grado di
fabbricare questi strumenti fu Homo habilis, circa due milioni di anni fa.
Amigdala
(pietra a forma di mandorla))
Viene definita amigdala una concrezione
minerale, Il termine descrive alcune
tipologie di bifacciale, generalmente selci scolpite a forma di mandorla e
usate per le azioni giornalieri; il primo ad utilizzare questo genere di
strumenti fu presumibilmente l'Homo erectus .
Bifacciale
Strumento caratteristico dell’Acheuleano e in
minor misura di complessi del Paleolitico medio ricavato da ciottoli o da grandi
schegge.
Sono inquadrabili nel Prè-Acheulèen
(Pre-Acheuleano) e all’ Acheulèen e la tecnica di taglio sono chiamate
“Victoria West I” e “Victoria West II”.
La Cultura di Lupumbien Inferiore
(45.000-26.000 anni fa) viene considerata come una civilizzazione forestiera
seguita dal Lupembien Superiore (26.000-15.000 anni fa).
Nelle interviste che ho fatto in Congo gli
studiosi parlano dell’Acheuleano ne parlano di continuo indicandola come una
“civiltà” molto presente nelle terrazze di origine alluvionale e si presentano
eccezionalmente ricchi.
Dell’ Acheulèen si riportano le suddivisioni
(I, II, II, IV, V) e si sottolineano sempre le aree di maggiore presenza e cioè
quella del Bas-Congo ad ovest di Kinshasa, tra Angola, il Fiume Congo e
l’Oceano Atlantico, e quella del Kasai nella parte centrale del Paese.
Altra importante Cultura è quella di Sangoen
(100.000-40.000 anni fa) e prende il nome dal sito di Sango Bay che è la riva
ovest del Lago Vittoria in Tanzania. Si espande lungo le vie già consolidate
lungo il Fiume Congo fino alla Piana di Kinshasa.
Le Culture di Lupembien (I, II, II, IV, V) e
di Lupembo-Tshitolien, che costituisce la fase finale inquadrabile a 13.000
anni fa, investono tutto il Congo e corrisponde al Paleolitico Superiore
europeo.
Capitolo a parte merita la “Civilisations
Préhistoriques à caractèrè non forestière” che si divide in:
• Le
Proto-Stillbayen
• Le
Stillbayen
• Le
Magosien
La Cultura denominata Tshitolien corrisponde
al Mesolitico europeo e presenta una industria litica piu’ ridotta rispetto a
quella precedente.
L’unica suddivisione rilevata è stata:
• Tradizione
Imbouga (Provincia dell’Equatore- centro/nord Congo)
• Tradizione
Ngovo (Bas-Congo) – ovest di Kinshasa
Di rilievo il vasellame che presenta
importanti incisioni.
La
fase del Neolitico e dell’Età del Ferro costituiscono per gli studiosi
locali un’enorme confusione. C’è chi fa
partire l’Età del Ferro nel VI sec. a.C. e chi invece al III sec. d.C.
Di rilievo anche il Megalitismo che
attraverso il Carbonio 14 viene collocato tra il settimo ed il terzo millennio
avanti Cristo.
ARTE RUPESTRE
Ad oggi è molto presente nel Bas-Congo nella
Provincia di Matadi. Le incisioni su roccia vengono inquadrate dalla preistoria
fino al XVI secolo dopo Cristo, periodo della colonizzazione
cattolico-cristiana.
A volte le figure si sovrappongono ed una
volta identificate le figure ci sembrerà di sfogliare un libro del tempo. Tali
figure sono zoomorfe, antropomorfe, geometriche e simboliche. Qualcuno ha
azzardato che alcune figure sono simili a quelle ritrovate nel deserto del
Sahara. Magari portate dalla migrazione dei Bantu.
Pare comunque che in Congo la barriera
naturale della foresta tropicale abbia prolungato la fase neolitica rispetto ad
altre aree dell’Africa centrale che già svilupparono l’Età del Ferro. Se ciò
venisse confermato saremmo in possesso di un dato importantissimo e cioè che in
Africa l’evoluzione umana ha avuto delle fasi indipendenti in base al
territorio, sicuramente differente tra una macro-area ed un’altra.
Angelo Vintaloro
Direttore
del Museo Civico di Corleone
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